PARIGI – Ma che bello, come riprende in fretta la vita in Francia dopo il primo gennaio senza l’ulteriore impaccio dell’Epifania! Eccoli, ad un anno esatto dalla mattanza alla redazione di Charlie Hebdo e freschi di annuncio della pedonalizzazione dei Champs-Elisées per la prossima primavera, i parigini che hanno ripreso a correre da una parte all’altra a larghe falcate, le parigine eleganti e serie sui tacchi, quasi tutti con gli auricolari infilati nelle orecchie e/o che guardano gli schermini degli smartphone. Gente che ha ricominciato a lavorare, che porta a scuola o riprende i bambini. Vita quotidiana insomma, in una città in cui la luce arriva lenta dalle 7,30 e se ne va dalle sei in poi colorando la realtà di un grigio azzurrognolo. E i tavoli dei bistrot sono “fisiologicamente” pieni per metà, e non sempre stipati di turisti.
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Accidenti, bella “cura Ducasse” per lo storico Allard di rue Saint-André des Arts, di cui abbiamo parlato qui. Stessi interni (carta da parati, quadri, arredamento old-style), stessa cucina in bella mostra appena si entra, anche se ora vi abbiamo visto stipate diverse persone, e non il cuoco che fotografammo. E i prezzi sono ben diversi: entrees dai 16 ai 28 euro, piatti da 32 a 58…
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Passando davanti ad una vetrina in cui campeggiano volti di vignaioli e mani contadine ad accompagnare la parola “Champagne”, vien da pensare che l’immagine che qui si sta dando della mitica “bollicina” si sia piuttosto allontanata da quella che le resta incollata in Italia, ancora forse troppo legata ad un’idea un po’ provinciale di lusso, con il conseguente “c’è chi può e chi non può; io può” con le bocce ovviamente subito postate con soddisfazione su Facebook …
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Ma in un periodo, appunto, finalmente depurato dall’assalto dei turisti, ed in un giorno in mezzo alle settimana, quali sono le zone più vitali di Parigi? Girando fra i arrondissement della rive droite, si osserva che la “Su-Pi”, la parte sud di Pigalle sotto l’omonima piazza, che molti sostengono essere assai trendy, è invece piuttosto deserta, Belleville è animata il giusto, anche se passando da rue Memilmontant a rue Oberkampf si ingrana chiaramente una marcia in più. I Grands Boulevards si ritrovano al buio dopo la chiusura dei negozi, mentre tanto movimento c’è sempre intorno al Centre Pompidou, ed in zona Les Halles (il cantiere ha fatto progressi, si rivede finalmente la povera chiesa di St. Eustache, presto arriverà anche il mega-giardino urbano…), specialmente nella assai gastronomica rue Montorgueil.
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L’orgoglio italiano non riguarda solo il cibo: per dire, un libro di fotografie di Oliviero Toscani se ne sta, dritto, in primo piano nella sala della storica libreria La Hune a Saint-Germain-Des-Prés. Al museo Jacquemart-André, che era la impressionante dimora di questa coppia di grandi collezionisti d’arte soprattutto rinascimentale italiana, per ancora qualche giorno c’è una mostra dedicata ai ritratti fiorentini nell’epoca dei Medici.
Ma certo è sulle lavagne e sui menu dei bistrot che l’italian style dilaga: è difficile non imbattersi in “raviolis”, lasagne, linguine, tagliatelle, mozzarella, burrata, parmesano, carpaccio, tiramisu, “gratin d’aubergines à la parmigiana” (!), “pasta alle vongole”. Poi uno arriva alla Maison Maille, “gioielleria” all’ombra della Madeleine famosa per le sue mostarde e per le salse vinaigrette, e cosa ti vede campeggiare in vetrina? Delle belle bottigliette di “Velours de Balsamique aromatizee Truffe“. Qui, l’orgoglio diventa sconcerto.
Nella prima foto, Plade de la Republique con l’omaggio ai caduti degli attacchi terroristici
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