Questa combinazione di condizioni pedologiche tutte favorevoli alla vite, vista anche l’esposizione a sud, consente alle principali varietà qui coltivate (merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon ) di esprimersi al meglio sia come ciclo biologico che come capacità di accumulo di zuccheri ed aromi. L’età media dei vigneti è attorno ai 45 anni e le percentuali di merlot e cabernet sono a favore del primo.
La visita inizia dalla sala di accoglienza dove fanno bella mostra di sé alcune opere d’arte provenienti da diverse parti del mondo. Quello che si intuisce fin da subito è che anche il vino qui è considerato come un’opera d’arte. Questa sensazione la proveremo anche nelle visite successive: è lo studio dell’ambiente e il racconto delle storie a comunicarti il valore unico e irripetibile del prodotto.
Avendo visitato qualche altro grande Château della zona, sappiamo che non dobbiamo aspettarci mirabolanti attrezzature tecnologiche in cantina: le vasche tronco-coniche in rovere destinate alla fermentazione primaria fanno bella mostra di sé ma già a dicembre per la maggior parte saranno vuote, dato che tutto il vino passerà in barrique per svolgervi la malolattica e successivamente affinarsi attraverso travasi e colmature. Tuttavia, misura nei processi tecnologici non significa certo semplicità di esecuzione e di controllo. Tutto il processo deve essere rigorosamente monitorato proprio perché avviene in modo spontaneo, e a volte ciò potrebbe portare a deviazioni o ad inattese evoluzioni.
La degustazione effettuata nella bella sala con vista sui vigneti ha compreso due vini: Aromes de Pavie 2012, second vin aziendale, e lo Château Pavie 2008. Il primo è un vino di struttura equilibrata le cui uve provengono dalle vigne con età inferiore ai dieci anni e dagli assemblaggi del primo vino. Dopo la malolattica in barrique e la fermentazione a temperatura controllata per tre settimane, affina per 18-24 mesi in barrique. Al colore è rosso rubino profondo e intenso, i profumi sono nitidi di frutta rossa, con lievi risvolti di menta e spezie; in bocca è fresco, vellutato, elegante, e si sviluppa con progressione e linearità fino ad un finale vivo.
Lo Château Pavie 2008 non cambia registro rispetto al vino precedente, semmai lo completa, segno di una forte connotazione da parte del terroir. Il colore, se possibile più profondo, non lascia quasi avvertire sfumature che non siano meno che porpora; al naso appare ampio e intenso, a delineare una tavolozza di profumi che spaziano dal frutto di bosco alla confettura di ribes, al lieve goudron, oltre a note fresche e balsamiche. In bocca si impone per la struttura e l’avvolgenza, caratterizzata da una piena presenza tannica, comunque mai aggressiva, e da un finale persistente da cui emergono limpidamente tracce di speziatura e tabacco.
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La giornata è caldissima, con temperature che sfiorano i 40 gradi, così all’arrivo allo Château è ben gradito un aperitivo. Sarà lo Champagne Ruinart, un’altra griffe della Louis Vitton MH, a fungere da nobile e rinfrescante “apripista”. Man mano che arrivano gli ospiti, ci accorgiamo della dimensione mondiale che ha assunto il “prodotto vino” a Bordeaux. Siamo infatti in compagnia di connazionali ma anche di americani, cinesi, giapponesi, sudamericani, per una quasi completa rappresentanza dei cinque continenti. Mentre monsieur
Il menù è accompagnato dai vini del gruppo e, naturalmente, da Cheval Blanc, qui in veste doppia magnum. Il menù pone in risalto due vini dello Château: Petit Cheval Blanc 2014 e Cheval Blanc 2004. Il vino bianco, prodotto dopo l’acquisizione di proprietà confinanti con lo Château, è a base sauvignon blanc ed è il primo vino bianco prodotto a Cheval Blanc dalla sua fondazione. Il vino nasce in vigne reinnestate su portinnesti già vecchi e la prima produzione commerciale risale al 2012. Scelta policlonale per la base ampelografica, gestione della vigna accurata e puntuale, fermentazione a bassa temperatura e successivo affinamento in barrique nuove, portano ad un sorso fresco ed elegante, molto varietale ma anche ampio nella carrellata dei profumi che ci offre; in abbinamento con l’insalata di aragosta supera egregiamente la prova, rimanendo in equilibrio fino al finale.
Lo Cheval Blanc 2004 accompagna un tenero carré di vitello. Il vino mostra tutta la sua capacità di invecchiamento, senz’altro favorito dalla doppia magnum, ma che comunque accenna solo minimamente ad una evoluzione. Il naso integro e complesso mi ricorda certe degustazioni a lezione dal professor
Il gran finale ha avuto a protagonista Château d’Yquem 2014 , un vino ancora molto giovane ma già godibile per le chiare note agrumate, di miele e di ginestra, e per la bocca superba in pieno equilibrio tra freschezza e dolcezza.
Al termine del pranzo siamo stati invitati a visitare la cantina completamente rinnovata sia nell’aspetto architettonico che nella scelta dei contenitori per la fermentazione. La struttura è opera anche di un architetto italiano, mentre le vasche di fermentazione sono di cemento dalla forma
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La bella ospitalità di Cheval Blanc termina qua, a causa del nostro successivo impegno in un domaine anch’esso simbolo e vanto di Saint-Emilion: Château Angelus.
La proprietà e virtualmente divisa in due zone, anche se la vinificazione avviene parcella per parcella: una più alta dove ritroviamo suoli argilloso calcarei, caldi e con una buona riserva d’acqua in estate, più adatti al merlot (presente in azienda per il 50 per cento della superficie) e una zona più bassa, sabbiosa con presenza di argilla e calcare, dedicata al cabernet franc (47 per cento) e al residuale cabernet sauvignon (3 per cento).
Come accade normalmente a Bordeaux, appena terminata la fermentazione alcolica il vino passa in barrique dove rimane a seconda dell’annata dai 18 ai 24 mesi. Naturalmente qui svolge la malolattica e qui si succedono i vari travasi. Dopo l’imbottigliamento attende ancora sei mesi prima della commercializzazione.
Tutto ad Angelus sembra semplice ed insieme rigoroso; passando per le varie zone dello Château, mentre piccoli gruppi di visitatori rimangono incantai dal suono del Carillon (nome anche del secondo vino di Angelus) o dai vari dipinti e immagini che adornano la sala di accoglienza, ti appare chiaro come la semplicità sia solo il risultato di un grande lavoro e di una grande dedizione. La pulizia degli ambienti di cantina fa da cornice anche al gusto estetico che li accompagna, e che fa percepire il valore del prodotto che vi si produce e la sua reale unicità.
La degustazione di Château Angelus 2011 ci dà l’occasione di porre una domanda all’enologa sulla unicità di questo vino. Chiediamo quale sia, a suo avviso, la caratteristica che distingue Angelus dagli altri vini di Saint-Emilion: la risposta è l’armonia, la ricerca di un equilibro costante, che duri nel tempo, dei componenti fondamentali del vino: frutto, acidità (freschezza), corpo.
Concludiamo così la nostra esperienza sul campo tra i “Premier Grand Cru Classé “A” di Saint- Emilion con qualche considerazione finale: sia pur in contesti aziendali completamente diversi, questi Château mantengono integro lo stile francese volto all’eleganza e alla piena valorizzazione dei vini, mettendo in campo tutta la capacità di comunicazione e di suggestione che gli deriva dalla storia, dalla radicata tradizione e dalla cultura enologica (e tout court) che si è soliti respirare in questo pezzo di Francia.
La prima parte, dedicata ai vini di Alsazia, Champagne, Castilla La Mancha
altre immagini (dell’autore)