Dopo Bolgheri, sulla scia di Bolgheri, in tanti si sono aggiunti, con merito e arricchendo il panorama. Subito a sud e prima della Maremma grossetana si è proposto con buona energia (e notevoli investimenti “forestieri”) il territorio della Val di Cornia nelle declinazioni di Suvereto, di Piombino e anche di Campiglia Marittima. E poi Cecina, San Vincenzo, e ancora confinanti pisani come i distretti di Montescudaio, che pure vanta una sua storicità, e di Riparbella, più recente e glam.
Quando esiste una realtà interessante è sempre auspicabile trovare una “vetrina” che ne consenta la conoscenza e l’approfondimento. In questo caso, una vetrina adeguata ed efficace si è dimostrata essere MareDiVino, grazie ad una edizione 2017 che ne ha sancito il definitivo successo. Organizzata dalla Fisar livornese con la collaborazione tecnica dell’agenzia Winetrade, si è rivelata una di quelle occasioni preziose per conoscere territori in filigrana, fra le pieghe che sfuggono alle luci dei riflettori, e scoprire vignaioli che è difficile incontrare nei percorsi consueti delle grandi kermesse o delle pubbliche relazioni. Così, accanto ai nomi celebri, blasonati e che hanno fatto scuola (iniziando, naturalmente, da Tenuta San Guido), è stato interessante intercettare anche realtà che lavorano nell’ombra, trovano un loro mercato ma sfuggono ai radar della critica.
E partiamo allora da Renìs, sulle colline di Suvereto. Il Singularia Suberetum 2015 è un trebbiano maturo al naso e di espressione franca; il Vic è un syrah che nell’annata 2015, pur saporito, alla lunga rilascia una sensazione di dolcezza in eccesso, mentre nella versione 2016 appare più fine, scattante, caratterizzato da un frutto croccante. Ancora a base syrah il Renìs 2014, di nuovo improntato sul frutto maturo e dagli accenti quasi salati al palato; la versione 2016, anche in questo caso, mostra un maggior dinamismo.
C’erano molti produttori ospiti quest’anno, anche a causa del gemellaggio con il Mercato dei vini della Fivi. Uno di questi era Ca’ di Frara, dall’Oltrepo pavese. Che, oltre ai Metodo Classico Nature Noir e Rosé accomunati da una bella progressività nella beva e da finali espressivi, si segnala per dei Riesling interessanti: il Riesling Superiore 2015, brillante ai profumi fondati sulle classiche note di idrocarburo e agrume, fresco e di medio impatto al gusto, e soprattutto il Riesling Oliva (anche qui solo acciaio), che ne amplifica i caratteri.
Poggio Al Grillo, nata nel 2008, si segnala per il Corvallo 2016 (aleatico e petit manseng), dal naso peculiare con una forte impronta di pompelmo rosa e dalla grande spinta acida. Invece Il Podere Trinci 2014, da vigne del 2003, è leggero, vivo ed asprigno, con belle vibrazioni e spinta finale. Più profondo e complesso il 2012, pieno, saporito, liquirizioso e balsamico, con un bel tannino fine a chiudere.
Podere San Michele, da San Vincenzo, propone l’Aloterno 2012 (syrah), dal naso intenso ed interessante e dal palato saporito pieno di un frutto fragrante e croccante. L’Allodio 2009 (sangiovese) ribadisce, anche se in versione alleggerita e più “chiara”, un’importante espressione fruttata. Fatto curiosamente ma deliberatamente assaggiare dopo i rossi, l’Allodio Bianco 2016, viognier in purezza con lunga permanenza sulle bucce, mostra grande intensità olfattiva e discreta freschezza di beva.
La Fattoria Statiano è anche agriturismo e si trova nel comune pisano di Pomarance, il cui nome può dire poco ma che, non lontano dalla costa, è a pochi chilometri da Volterra e San Gimignano. Assaggiamo qui Statiano 2016, un sangiovese che, seppur di impatto limitato, gioca le sue buone carte su ampiezza e freschezza, esprimendosi con un lungo finale saporito; analogo carattere per l’annata 2013, resa piacevole da un bel frutto rosso, note di sottobosco e una spiccata vitalità.
Siamo in presenza di “figli d’arte” o giù di lì da Fabio Motta, che in quel di Bolgheri segue le orme di Michele Satta. E se il Bolgheri Rosso Pievi 2014 sconta (forse a causa dell’annata) un deficit di struttura e qualche dolcezza di troppo, la versione 2015 è senz’altro più elegante, fresca e fragrante.
Ancora da Bolgheri, è praticamente all’esordio il Podere Conca, con un bianco, Elloboro 2016, di spiccata aromaticità e dal finale espressivo; e con il Bolgheri Rosso Agapanto 2015 che unisce ai consueti cabernet sauvignon e franc un saldo di ciliegiolo ed esprime un’elegante dolcezza di frutto condita da una lieve speziatura.
Il Diluncolo sta invece a Cecina: un ettaro di vigna a cinque chilometri dal mare. Il Vermentino Facondia 2016 mostra un imponente corredo di fiori gialli e buona succosità, mentre il merlot Polizelo 2016 sfoggia un repertorio di frutta nera matura stemperato al palato da una buona succosità e da lunghe risonanze in un finale assai sapido.
Concludiamo con i biodinamici “doc” de I Mandorli i quali, forti dell’esperienza alla Fattoria di Bacchereto “Terre a Mano” di Carmignano, si sono insediati nel bel contesto collinare vista mare di Suvereto. Il sangiovese in purezza Vigna alla Sughera 2012 esprime una confettura di fragola di impressionante somiglianza con “l’originale”, è fresco, scorrevole, di sferzante acidità e con un tenore di alcol (12.5%) inusualmente morigerato. E poi c’è l’elegante Toscana Rosso Cabernet 2015 (cabernet sauvignon 85% più franc), che ha nerbo e beva. Quasi dissetante, è dotato di una bella ampiezza nel finale.