E non c’è nulla di intentato neanche nella circostanza che ha visto assegnare a questo vino il fregio di una denominazione d’origine pressoché sconosciuta ma orgogliosamente territoriale, quella del Falerio doc (dei colli ascolani). Così hanno voluto -nel 2005- le anime-femmina dell’azienda, Francesca e Federica Pantaloni, mentre all’azienda, con curiosa assonanza ma assoluta casualità, è stato dato il nome di Pantaleone, in onore del rio omonimo che segna la valle di Colonnata Alta, sulle verdi colline alle spalle di Ascoli Piceno, zona di boschi, calanchi ed inattesa quiete.
La cosa sorprendente è ritrovare in compendio armonioso, e in uno stesso bicchiere, caratteristiche apparentemente dicotomiche: volume e snellezza, morbidezza e reattività, intensità e dettaglio, calore e freschezza acida…. tutte doti fuse assieme a propiziare un orizzonte gustativo di impareggiabile senso compiuto, capace di amalgamarsi attorno ad un “concetto” solo: SAPORE.
Ed è così che in lui possono convivere un afflato quasi “nordico” e una fibra tattile d’ascendente mediterraneo, in un cortocircuito virtuoso ben sintonizzatosi sulle frequenze dell’eleganza. Ma c’è il dipiù, c’è il segno di un qualcosa che non ti inventi e che può attenere soltanto ai luoghi suoi: la sapida mineralità, ciò che ti pervade se annusi il fondo del bicchiere, ciò che ti conquista nella persistenza.
In questo caso governato secondo i dettami della agricoltura biologica, poi vinificato in acciaio, ciò che ne discende può contare sull’eloquenza, eloquenza sancìta da un qualcosa di poco mediato, dove l’intensità aromatica e la connaturata generosità di forme non vanno a detrimento né della capacità di dettaglio né della dinamica. E’ quando una volumica apparenza si risolve in progressione, ampiezza, profondità, nitore. Questo è.
La recente verticale di Onirocep, sentitatemente voluta e messa in piedi da un gruppuscolo di amici infatuatisi di lui e capitanato da Lorenzo Coli, ci ha fatto comprendere che la messa a fuoco interpretativa, a cui ha decisamente contribuito il supporto del consulente enologo -nonché marito di Francesca Pantaloni- Giuseppe Infriccioli, segna uno scarto in avanti di consapevolezza a partire dalla versione 2013 in poi, arrivando a disegnare vini più equilibrati e contrastati, caratterizzati da una “monumentale” eleganza.
L’essenza di questo bianco mi fa tornare alla mente la figura di Giulio Gambelli, l’indimenticato “mastro assaggiatore” toscano padre di alcune etichette iconiche e “sentimentali” fra Chianti Classico e Brunello di Montalcino. Giulio era uomo schietto e di poche parole, preferiva di gran lunga andare a occhiate, a smorfie. Quando un vino lo toccava profondamente i suoi occhi tradivano un’accensione, un fremito, una leggibile dilatazione pupillare. E tu allora ti immaginavi. Nei consessi comuni però, e ancor di più se professionali, si trovava costretto a proferir parola, da che tutti immancabilmente giravano lo sguardo verso di lui. Ecco, in quei frangenti lì, per il vino migliore, lui di parole ne aveva una sola: SAPORITO.
Ed è in questa accezione elettiva, di fulminante e geniale sintesi, che a fronte degli sfavillanti bicchieri di oggi faccio mie le sue parole.
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I VINI DI UN GIORNO
Onirocep 2017
Onirocep 2016
Onirocep 2015
Onirocep 2014
Onirocep 2013
Onirocep 2010
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Degustazione effettuata nel mese di ottobre 2018.
Azienda Vitivinicola Pantaleone – Frazione Colonnata Alta 118 – Ascoli Piceno (AP) – Tel 347 875 7476