Verticale, una nuova rivista di vino. Intervista a Nelson Pari

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Finalmente, dopo l’anticipazione di fine novembre, è venuto alla luce e viene distribuito in questi giorni il numero zero della rivista Verticale. Una rivista interamente dedicata al vino, tutta nuova, senza inserzioni pubblicitarie, e esclusivamente su carta, spedita in abbonamento. A idearla, tre giovani firme della divulgazione enologica: Jacopo Cossater (specialista di comunicazione del vino e firma di Intravino), Matteo Gallello (collaboratore di Porthos e divulgatore di vino), Nelson Pari (chitarrista jazz, supervisore eventi al 67 Pall Mall di Londra, e firma di Winesurf). La rivista ha cadenza semestrale e un taglio editoriale molto particolare: presentare le aziende vinicole protagoniste di ciascuna uscita attraverso la degustazione verticale del loro vino più rappresentativo.
È un fatto molto interessante che, in quest’epoca dove sul Web e sui social si trova praticamente tutto e subito quel che succede nel mondo del vino, dei divulgatori che anagraficamente sono molto giovani e molto attivi sui social scelgano come mezzo di comunicazione quello della carta stampata.
Proprio per avere una “versione dei fatti” più fresca e diretta possibile, abbiamo contattato i tre cofondatori Jacopo Cossater, Nelson Pari, Matteo Gallello. Ne è nato uno scambio che si è concretizzato in una intervista, in cui Nelson Pari risponde a nome dei cofondatori alle nostre domande e ci racconta il perché e il percorso di questa nuova rivista.

Ma siete matti? Una rivista stampata, oggi, con tutto quello che costa la carta?

Hai ragione, potevamo aprire un blog. Scherzi a parte, Verticale non poteva che essere così, che fosse “di carta” era quello che avevamo più chiaro, dall’inizio.
Tra l’altro la cosa che maggiormente ci colpisce di questa rivista è la forza dell’attesa di chi la riceve. Questa emozione, che ci verrebbe da definire vintage, vale forse solo il prezzo d’acquisto.

Da sinistra: Nelson Pari, Matteo Gallello, Jacopo Cossater. Foto di Sara Boriosi

Come è nata questa idea? Perché fare una rivista sul vino, e per di più così fortemente caratterizzata, in cui si racconta un’azienda solo attraverso le degustazioni verticali? E poi niente inserzioni pubblicitarie…

Basta andare per esclusione. Non c’è niente oggi giorno che non sia già stato detto o scritto e il mondo del vino in risposta a questo si evolve così velocemente che quello che si scrive oggi difficilmente rappresenterà un’immagine coerente dopo un paio di anni. C’è un problema che però il vino Italiano non si è mai curato di risolvere. Quello del rispetto della sua longevità.
Non avere inserzioni pubblicitarie è una grandissima sfida. Ci rimettiamo completamente in mano ai nostri lettori. Saranno loro a decidere se la rivista dovrà andare avanti o no.

La scelta di fare solo verticali: non rischia di essere limitativa, non vi tarpa un po’ le ali nel parlare di vino?

È una scelta di una naturalità impressionante in realtà. Ci sono tantissimi articoli scritti da noi sul vino nel web e tanti altri ne seguiranno. Verticale è uno spazio dove si parla solamente di invecchiamento del vino Italiano e lo si fa con una duplice missione. Da una parte chiediamo al pubblico di comprare il vino e aspettarlo. E non parliamo solo di Montalcino e Barolo ma anche di Greco di Tufo, di Lambrusco di Sorbara o di Pecorino. Dall’altra invitiamo i produttori nel mantenere uno storico e considerare, nel caso sia possibile, di uscire più tardi coi loro vini.
Verticale si pone come riflessione su quanto fatto finora e come memoria storica di una Italia del vino che deve per forza essere ricordata.

Sul sito www.verticale.wine si possono leggere quali sono i protagonisti di questo numero Zero:
Sangiovese “Poggio Tura” di Vigne dei Boschi
Pecorino “Onirocep” di Pantaleone
Greco di Tufo “Miniere” di Cantine Dell’Angelo
Lambrusco di Sorbara “Falistra” di Podere il Saliceto
Sangiovese Rosato di Cantina Margò
Rosso di Montalcino di Fonterenza
Come la definireste questa lista dei vini, che scelte “di campo” ci sono dietro questa selezione?

Chiaramente il numero zero esce come numero sperimentale. Concepire questa rivista ha richiesto un anno, dove le scelte delle verticali sono state dettate dal nostro tempo e dalla disponibilità dei nostri collaboratori, che ringraziamo di cuore per aver partecipato.
Una cosa che forse questo numero avrà più di ogni altro è una sintonia riguardo ai vini selezionati che in futuro diventerà leggermente più ampia. Abbiamo tre idee molto diverse riguardo ai vini che ci piacciono e che reputiamo fondamentali per raccontare la storia che ha segnato questo nuovo millennio che forse diventerà più estesa nei gusti durante i prossimi numeri.

Solo vignaioli artigiani per scelta o non vi ponete limiti? Troveremo mai una verticale di Masseto?

Verticale parla di vini che abbiamo visto crescere e che a loro volta ci hanno fatto crescere. Non sono per forza solo di produzione “artigianale” ma sono tutti arrivati sul mercato dopo gli anni 2000. Raccontiamo una storia recente che allo stesso tempo vorremmo sentire e definire nostra anche per dare una credibilità importante rispetto a quello che scriviamo.
Allo stesso tempo stiamo valutando come in un futuro potremmo trovarci a raccontare vini che hanno scritto la storia di questo paese in modo importante anche nel mondo. Ma ne riparleremo il prossimo anno.

Parlateci un po’ di voi tre: quali tratti vi distinguono, e quali vi accomunano? Sarete i soli autori o di volta in volta ci saranno contributi di altri collaboratori?

Siamo tutti e tre estremamente diversi e sicuramente le nostre esperienze passate ci rendono molto divisi su come ci approcciamo al bicchiere. Sono diverse le nostre schede di degustazione, il modo in cui vediamo il vino e anche come lo selezioniamo. Ci accomuna però la voglia di discutere i nostri giudizi. Il fatto che ci prendiamo del tempo per ascoltare ed eventualmente mettere in discussione quello che abbiamo pensato e scritto per poi ribattere o confrontarci rende la nota di degustazione in un qualche modo più forte e coinvolgente. La forza della rivista sta principalmente in questo e credo che sia molto facile per qualsiasi lettore riconoscersi in uno di noi o dei nostri collaboratori. Ogni numero ha sei verticali di cui tre sono svolte da noi mentre le restanti ci vedono in compagnia di degustatori amici di cui abbiamo grandissima stima. Cerchiamo di dare ai lettori la possibilità di mettersi a confronto con più idee e stili di degustazione possibili.

Nelson in un post Instagram ha fatto questo paragone: “Pensate a noi come alla musica grunge: io Nirvana, Matteo Pearl Jam, Jacopo Soundgarden”. Se il grunge nasce per una frustrazione o una ribellione, verso cosa è indirizzato il vostro grido di ribellione nel campo del vino?

Verticale è prima di tutto la rivista che vorremmo leggere, che vorremmo consultare. È indubbio il fatto che il mondo del vino si trovi di fronte a nuove evoluzioni, dal giornalismo al mondo degli influencer, dove negli ultimi anni, anche a causa del Covid, tutto sembra rallentare.
Uscire con un progetto simile è già di per sé un grido abbastanza forte. È una rivista che insegna tantissimo anche a noi che la gestiamo.
Leggere le note di Paolo de Cristofaro sul Miniere di Angelo Muto racconta uno stile di degustazione che si unisce ad una conoscenza del territorio che non ha eguali e che in un qualche modo ci ha colpito. Speriamo che Verticale serva anche come spinta a scrivere di più di vino, nel modo migliore possibile, e soprattutto nel proprio stile.

Torniamo al concetto di rivista cartacea: tutti e tre siete giovani e molto attivi sul web e sui social: avete sentito il bisogno di qualcosa di diverso? Che funzione dà alla scrittura sul vino il fatto di essere stampata su carta secondo voi?

È una funzione dettata dalla lettura rispetto al contenuto. Verticale parla di una sola cosa nel modo più preciso possibile; l’evoluzione del vino Italiano nel tempo visto attraverso tre diverse voci. Può essere letto sia con la più grande attenzione possibile che con la maggiore leggerezza ma in entrambi i casi è uno scritto di lenta digeribilità. Capire quale sia lo stile di scrittura che un lettore preferisce prende letteralmente un secondo di tempo, ma digerire l’incastro tra le tre schede, come fossero un’unica nota di degustazione, richiede solitamente più tempo. Faccio un esempio calzante. Ascoltare e apprezzare “Kind of Blue” di Miles Davis è molto facile. Le melodie sono semplici e i musicisti usano un linguaggio apparentemente semplice e conciso, ma ascoltare i vari modi in cui Miles Davis alla tromba richiama il piano di Bill Evans, o come Coltrane al tenore cerca di rispondere a Cannonball al contralto richiede non solo un grande studio della musica ma anche della storia del Jazz. Leggere una verticale di Lambrusco di Sorbara dove Federica Randazzo dialoga con Giorgio Melandri non è tanto distante da quest’ultimo esempio sassofonistico.
Ora legandosi allo stesso esempio mi verrebbe da chiederti se, data l’alta concentrazione di contenuti, preferiresti ascoltare Kind of Blue su vinile o sul telefono con Spotify…

Diamo infine due coordinate: quando esce la rivista, che periodicità ha, quanto costa e dove la si può acquistare?

La rivista è fuori con il numero zero ordinabile sul sito www.verticale.wine dove ci si può anche abbonare ai primi tre numeri al prezzo ridotto di 42 euro. La rivista uscirà con cadenza semestrale in quanto serve veramente tantissimo tempo per organizzare il tutto. Stiamo già contattando i collaboratori che saranno con noi nei prossimi mesi e non vediamo l’ora di poter uscire con il prossimo numero e farvelo leggere.

www.verticale.wine
info@verticale.wine

Pagine Instagram:
Nelson Pari: @nelsonpari
Jacopo Cossater: @jacopocossater
Matteo Gallello: @matteogallello

Crediti fotografici: la foto di Nelson Pari, Matteo Gallello e Jacopo Cossater è stata gentilmente fornita da Sara Boriosi (@ventivinoperugia). Le altre foto sono state fornite da Verticale.
Ringrazio di cuore i tre co-fondatori per la collaborazione fattiva e la preziosa disponibilità.

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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