Nella “Montagna dei Nidi”, già terra di templari, le altimetrie non scherzano, arrivando a toccare i 600 metri, con i suoli rossi del Triassico. Più in basso, ma relativamente, le sabbie plioceniche e le escursioni termiche costituiscono i prerequisiti essenziali per la locale Vernaccia, che pesca e trova una forza espressiva che non scordi, assecondata da gesti puliti.
Ma arrivare fin quassù significa poter dialogare con Elisabetta, che è come rigenerarsi, come un premio dopo la salita. Significa arrivare di giorno, partire al tramonto e non accorgersene. Te ne torni via da lì con un fardello di cose ad affollare la mente: ti serviranno per sentirti più leggero.
Elisabetta sogna una rivoluzione spirituale, dove fratellanza, accoglienza, condivisione e interazione con la natura costituiscano i precetti per una nuova idea di socializzazione; dove anche un semplice frinire di cicale possa diventare evocazione, e spunto. E dove le giovani generazioni si possano incontrare con le vecchie, condividendo spazi, riflessioni, esperienze. Qualunque sia il loro credo, nel conforto dell’abbraccio della terra, a ritrovare umanità.
E’ ciò che ci si prefigge con la Fondazione “Sergio il patriarca onlus“, che porta il nome del compagno di una vita, scomparso qualche anno fa.
Però il Templare ’18 potrebbe giocarsela coi bianchi del mondo, e uscirne vincitore.
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