L’eterogeneità degli approcci, eppure, conserva dei punti fermi: “schiccolatura” manuale dei grappoli, pigiatura coi piedi, pressatura con torchio verticale, fermentazioni spontanee, malolattiche non indotte.
Nel frattempo il mosaico dei vigneti si appresta ad accogliere nuove tessere, ovvero nuovi impianti. E’ il caso di Tordo, Alle Vigne e Madrigali, rispettivamente a Tofori, Gragnano e Sant’Andrea a Caprile. E a proposito del vigneto Madrigali, molto stimolante l’assaggio in anteprima del 2022 ricavato da lì e ancora in affinamento: per le movenze femminee, la timbrica floreale, il calore garbato, il tannino sottile.
Ma è sui bianchi che si gioca la partita più interessante, con un Malgiacca Bianco 2022 come sempre sanguigno e verace ma in questa versione garbatamente verace, con una buona acidità a conforto, una scodata sapida che crea distinzione e una leggerezza di passo che non contempla ridondanze.
Saverio Petrilli, Lisandro Carmazzi and friends puntano dritto alla riconoscibilità e alla naturalezza espressiva dei vini, lì dove accorti temperamenti alcolici, strutture bilanciate e fondamenta sapide inseguono la chimera della mineralità, che resta la tentazione più forte, la tentazione più pura.
Ecco, di fronte a un vino come Tingolli ’21, che ha alla base vermentino, trebbiano, malvasia, viognier e colombana bianca provenienti da Tingolli, Rugiagli e Corte Malgiacca, senti che quella chimera può farsi certezza.
Tre metodi di vinificazione diversi (cemento e anfora in gres, con macerazione sulle bucce; legno piccolo ed esausto, senza macerazione) per un vino elettrico, trascinante, salino, infiltrantre. Incasellarlo fra i migliori bianchi assaggiati quest’anno non mi ha creato rimorsi.
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