Il vino italiano trionfa e la Francia si arrende. Ecco “Vinitaly 50”

2
11695

logovinitaly50È tutto un rincorrersi di anniversari in questo 2016. Abbiamo appena “celebrato” i trent’anni dalla morte e resurrezione del vino italiano, avvenute in occasione dello scandalo dei morti avvelenati dal metanolo, e stiamo per celebrare i cinquant’anni della più imponente fiera europea sul vino, nella sua più imponente edizione di sempre. E celebriamo anche un momento molto brillante del vino italiano, con una vendemmia 2015 ricca (47 milioni di ettolitri, +12% rispetto al 2014, per un valore di 3,9 miliardi di euro) che si è innestata in un anno magico per l’export: +5.4% rispetto al 2014, per un valore che per la prima volta ha sfondato i 5 miliardi di euro, seppure a fronte di una contrazione dei volumi esportati (-1.8%). Certo, il valore medio della bottiglia italiana, nei mercati esteri si attesta fra la metà e un terzo di quella francese ma questo, come vedremo, oltralpe viene visto con grande preoccupazione.

leparis4Un Vinitaly che, da palcoscenico di un vino che è la nave ammiraglia della potente flotta dell’agroalimentare italiano, merita e infatti vedrà la presenza di esponenti di primo piano (Mattarella, Renzi) di una politica che, pensando proprio alla bravura della Francia, pare che si muova finalmente nella direzione di una razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse per la promozione. Razionalizzazione che è necessaria visto che, per dire, su 102 milioni di euro stanziati nel 2014 ne sono stati spesi solo 82.

E, inaspettatamente, è proprio la Francia che ci consegna la corona di nazione più influente al mondo in fatto di viticoltura. Inaspettatamente perché, abbandonando presunzione e grandeur, ammette esplicitamente il sorpasso e addirittura lo sbatte in prima pagina, quella di Le Parisien del 27 marzo scorso, nel quale si prende atto che nel segmento di mercato dei vini “quotidiani” la guerra è stata persa. leparis1Ed è una guerra importante, quella dei vini di qualità corretta a prezzi moderati che si vendono mediamente a 2,50 euro (Italia) e 1,16 euro (Spagna) contro i 5 francesi: infatti, se nelle nazioni tradizionalmente “vinofile” il  consumo cala (in Francia è passato dai 100 litri per anno e per abitante del 1960 ai 42 nel 2015, in Italia è già sceso sotto i 40), nel mondo globalmente è cresciuto del 6 per cento dal 2000 al 2015, con la Cina che si prevede diventerà leader mondiale entro il 2027.

“La Francia scende dal suo piedistallo”, attacca l’articolo. Ed è assai significativo che secondo i cugini d’oltralpe non conta il fatto che nel mito, nell’immaginario mondiale del grande vino ci siano ancora saldamente Bordeaux, Borgogna e Champagne. Conta la sconfitta subìta nel tessuto connettivo del mercato, nei flussi di bottiglie che passano da un continente all’altro. Conta che le tavole delle masse di consumatori consapevoli ci siano bottiglie italiane, e poi spagnole, e cilene, e argentine, che sanno dare grandi soddisfazioni anche per chi non ha il portafogli gonfio.

Insomma una Italia nuova leader del vino mondiale? Vedremo, e lo vedremo anche a Vinitaly.

altre immagini

 

Riccardo Farchioni

2 COMMENTS

  1. Parliamoci chiaro, l’Italia dovrebbe essere al primo posto da sempre. Il problema è che spesso abbiamo difficoltà a rinnovarci e a saper vendere i nostri prodotti. Sia per il vino che per il made in Italy in generale, possiamo fare molto di più specialmente all’estero.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here