Addio Presidente

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terenzio-medriMi ritengo una persona fortunata, non perché nella mia vita abbia avuto onori e riconoscimenti, e a dir la verità alla soglia dei cinquanta non so ancora cosa fare da grande.

Mi ritengo uno fortunato perché ho conosciuto persone speciali, alcune in maniera profonda, alcune, invece, solo ai margini, come lo può essere una calda periferia di Napoli. Tutte queste persone mi hanno insegnato che si può “giocare  duro” pur rimanendo nelle regole, nelle regole del buon senso, del rispetto e della stima verso l’altro. In questa domenica mattina di Maggio con la primavera che con forza ti strappa dal torpore dell’inverno fra i teneri e brillanti colori, se n’è andato Terenzio Medri, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais) dal 2002 al 2010.

Terenzio fa parte di queste persone speciali. Lo conobbi e lo frequentai perché io amico della figlia Barbara e del genero Mario con cui feci tutti i corsi Ais. Lo vissi fuori dai riflettori e da quel palcoscenico mediatico che è il mondo del vino con cui si seppe mettere in gioco per una vita. Prima di tutto per Lui c’era la sua Romagna, la sua Cervia e il suo lavoro. Lui, figlio di una terra generosa, conviviale e genuina che seppe portare ovunque nel mondo dentro di se, sia che fosse nella hall del suo hotel a pochi passi dal lungomare che porta a Milano Marittima sia che fosse alla Casa Bianca o a Tokio.

terenzio-medri-008-smallQuello che so del personaggio pubblico è quello che anche voi sapete. Fece tutta la trafila “accademica“ da presidente provinciale a regionale fino ad arrivare al vertice dell’associazione sommelier, seguito poi da quella di presidente mondiale della W.S.A (Worldwine Sommelier Association) e poi dal doppio mandato ad honorem sempre per l’Ais.

Quello di cui vi vorrei raccontare è il lato privato, sconosciuto a molti, del Presidente. Si sapeva togliere l’uniforme da comandante in capo e vestire i panni di una persona qualunque mantenendo l’energia catalizzante e la presenza. Poteva lasciarsi incuriosire dai discorsi quotidiani dei suoi clienti e allo stesso tempo lanciarsi in una battaglia etica su princìpi morali atti a raggiungere un risultato per il bene comune. Per buona parte della sua vita ricoprì anche l’incarico di presidente dell’Associazione Albergatori di Cervia e Milano Marittima, carica che, pur non frequentando più gli venne lasciata in pectore fino alla fine. La moglie Luciana un giorno mi disse, con una piccola punta di dispiacere ma orgogliosa: “nella sua carriera ha fatto gli interessi di tutti tranne che i suoi“.

terenzio-medri-011-smallQualche tempo fa gli chiesi di poter fare un’intervista (vi invito alla lettura di quell’articolo ) per la nostra rivista e lo vidi felice nell’accettare di collaborare alla stesura. Era già affaticato dalla malattia ma, imbeccato,  sapeva tirar fuori l’enorme energia che il buon Dio gli aveva dato. La sua presenza quotidiana rimaneva ai margini come fosse uno spettatore e i suoi interventi erano sempre misurati. Il ruolo del condottiero ultimamente aveva lasciato il posto al ruolo di nonno che sapeva fare rimanendo presente e discreto spettatore della vita che scorre. Caparbio fino all’ultimo ha combattuto la malattia in silenzio portandola con dignità senza farla pesare, rimanendo lucido e disponibile e facendo del suo meglio per contribuire al miglioramento della comunità.

Gli lascio per l’ultima volta i riflettori che illuminano il suo palcoscenico e riporto una domanda che gli feci durante l’intervista. Grazie Presidente. Grazie per aver dimostrato che si può fare cose grandiose senza perdere la tenerezza.

Com’è il suo rapporto con il vino?

“Al momento è un rapporto difficile. Purtroppo la mia salute non me lo permette. È come avere una bella donna di fianco, la desideri ma non puoi perché te lo dice il dottore. È dura.”

Nella foto di gruppo, l’autore al centro

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Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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