Per i giornali è già vendemmia fenomenale. Ma sarà proprio così? Il caso della Sardegna

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Filari stracolmi e qualità. Sarà vendemmia record”. Così titolava il quotidiano La Nuova Sardegna domenica 12 agosto, raccontando di un aumento di produzione previsto del 17% e di qualità eccezionale delle uve. Ci risiamo. La moda degli articoli trionfalistici non dà segni di cedimento neanche qui, in una regione, Gallura a parte, prevalentemente rossista, dove le vendemmie si attestano tra metà settembre e metà ottobre: a un mese dalla raccolta sembra quantomeno azzardato parlare di annata record. Tanto più che gridare ogni anno all’annata miracolosa rischia di ingenerare nei consumatori una certa confusione.

20180814_131400Abbiamo voluto approfondire la cosa, contattando il produttore Paolo Savoldo, titolare della cantina Fradiles di Atzara, nel centro dell’isola, all’interno della denominazione Mandrolisai, che avevamo incontrato nel 2014.

Paolo, è proprio così? Annata record questa?
Ma quale record! I titoli dei giornali mi hanno fatto davvero arrabbiare stavolta: è stata un’annata pessima su buona parte dell’isola, già ad oggi (21 agosto) so di aver perso il 90% della produzione.

Ma i giornali…

Certo, sulla costa gallurese e per i vermentini magari le cose sono andate un po’ meglio, poi le grandi cantine tendono sempre a dire che è una grande annata… ma la realtà dell’isola nel suo complesso è diversa. Da noi ad esempio abbiamo avuto bombe d’acqua, strade interrotte per frane, vigne dilavate… non puoi immaginare. Mai vista una cosa simile.

2018-peronospera-su-alberello-2Un enorme scollamento tra la realtà e quello che viene raccontato…
Certo. E i piccoli produttori sono da soli a combattere contro tutto questo. È scoraggiante leggere quei titoli. Già il 2017, a causa della siccità, era stato un anno difficile, con un 70% in meno di produzione. Due anni di fila così ti mettono in difficoltà. Nel mio caso ad esempio, dopo anni di sforzi, ero riuscito a farmi conoscere anche all’estero, a vendere nei mercati oltreoceano, ma non avrò vino da vendere. È scoraggiante avere richieste e non poter accontentare i clienti.

Cosa hanno causato queste piogge insistenti?
In primavera c’erano tanti grappoli sulle piante, le potenzialità erano ottime. Poi le piogge frequenti e intense hanno causato l’insorgenza di tantissima peronospera: le foglie erano bianche, tanto erano coperte di peronospera. I grappoli hanno iniziato a seccare sulla pianta e a cadere. Di solito la peronospera nella nostra zona l’abbiamo fino a fine giugno, poi col caldo smette di essere aggressiva… invece quest’anno ha continuato per tutto luglio. Poi adesso è insorta la botrite, che sta facendo rovinare il poco salvato. Ti dico: qua nel Mandrolisai siamo a un meno 90% di produzione, e alcuni colleghi rischiano di non portare in cantina niente.

2018-pagina-inferiore-vite-peronosperaC’è memoria di un’annata simile nelle tue zone?
I vecchi dicono che il 1976 fu un’annata terribile, ma che non fu così devastante come questa. Nessuno ricorda una cosa simile.

A parte i titoloni agostani, quando è che in generale ci si rende conto di come sarà il raccolto?
Dipende dall’annata. Nel 2017, ad esempio, la gelata aveva ridotto drasticamente le rese in partenza, poi c’è stata la siccità e si sapeva che avremmo raccolto molto poco. Quest’anno siamo invece già a un meno 90% ma non sappiamo ancora se riusciremo a portarlo in cantina, quel misero 10%. Qua continua a piovere…

Accennavi al fatto che i problemi non sono solo nel Mandrolisai…
So che hanno enormi problemi nel Campidano, a Mogoro, in Ogliastra, nella stessa Mamoiada registrano un meno 90%, anche il Sulcis è in difficoltà…

E il territorio?
Fa impressione vedere il nostro territorio: in agosto di solito è secco, oggi invece è tutto verdeggiante. Poi, se entri nelle vigne, ti scoraggi: quando porto i visitatori in vigna mi viene da scusarmi, le piante sono come in autunno, spelacchiate, con le foglie accartocciate… Noi non vendiamo solo un vino, ma un territorio, e in questa annata il territorio è veramente malconcio.

Tu hai piante centenarie in vigna: noti una diversa risposta alle avversità tra piante vecchie e piante giovani?
Le viti vecchie, essendo nate in epoche in cui non si usavano i fitofarmaci, hanno imparato ad avere difese immunitarie più sviluppate. Posseggono un metabolismo più lento e resistono meglio alle avversità. In annate normali, nelle vigne vecchie le medicazioni le terminiamo a fine giugno, mentre per le giovani andiamo a tutto luglio.

2018-peronospera-su-alberelloE per quanto riguarda la forma d’allevamento: che differenza noti tra l’alberello e il guyot o il cordone?
Io sono un sostenitore dell’alberello tradizionale, ho delle viti centenarie che sono dei veri e propri monumenti viventi, si prendono la loro forma. In questo modo la pianta ha una vita più lunga, si ammala meno, nello specifico non ho riscontrato il mal dell’esca in piante allevate ad alberello classico, cosa che invece si verifica a partire dal settimo anno di vita nelle piante allevate a guyot.

Le ultime due annate comporteranno delle modifiche nelle tue tipologie di vino prodotte?
Per il 2017 non uscirà l’Atzara, il rosso giovane d’annata, mentre per la 2018 non so che dire… vedremo cosa riuscirò a portare in cantina. Ho due piccoli appezzamenti che sono un po’ meno malconci, ma ancora non so dire cosa potrò produrre.

Parliamo di cose positive. Quali sono le novità e le sperimentazioni a cui stai lavorando?
Sto lavorando su alcuni vitigni minori, tu sai che il Mandrolisai ha una ricchezza ampelografica notevolissima. In particolare sto studiando un vitigno rosso antico, resistentissimo alle malattie. Con il comune di Atzara e altri comuni del Mandrolisai stiamo progettando una bottiglia promozionale del territorio. Cerchiamo di far promozione sul vino e sul territorio, le due cose vanno insieme. Il turismo è molto importante per il vino e bisogna presentarsi in maniera adeguata e coordinata. C’è molta curiosità per il territorio del Mandrolisai, il centro geografico della Sardegna. Bisogna far cooperare tutte le realtà: agricoltura, territorio, produzioni tipiche, turismo ambientale e turismo enogastronomico… Dobbiamo strutturarci e fare rete tra paesi.

Altri progetti?
Sì, stiamo lavorando per selezionare ceppi di lieviti indigeni propri del nostro territorio.

Da quando ci siamo visti nel 2014, oltre all’Atzara hai creato altri vini?
Sì, un bianco e un rosato…

Il bianco è un Vermentino?
Assolutamente no! Il vermentino non rientra nelle decine di vitigni storici del Mandrolisai. Lo produco con due vitigni, il nuragus e quello che viene chiamato “vernaccina”.

E il rosato?
Anche quello nasce da un vitigno storico locale, il “girò del Mandrolisai”; è un’uva dal colore scarico con dei profumi molto belli. Questi vini li ho messi a punto con gli enti di ricerca regionali Agris (agenzia sarda per la ricerca scientifica) e Laore (agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo). Tra l’altro Agris sta studiando anche un progetto di spumantizzazione di vitigni storici, verificando quelli che si adattano meglio. Le quote altimetriche ci sono, vediamo che risultati daranno.

Non stai fermo un attimo! Meno male che adesso hai una piccola vignaiola che ti aiuterà!
Sì, la mia piccola Adele, ha cinque mesi…

In bocca al lupo a Paolo Savoldo e a tutti i piccoli produttori della Sardegna. Più che i titoloni dei giornali, serve senso della realtà, voglia di migliorarsi e di studiare sempre e… fare sistema!

 

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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