Attendendo mediTERRAnea. Calabria, una punta di diamante

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Anche le terre di Calabria, assieme a quelle di Lucania e Puglia, costituiscono quella che i greci ribattezzarono Enotria (terra del vino) nell’ambito della Magna Grecia. Le colture vitifere che i greci impiantarono in questa lingua di terra, estrema punta della nostra penisola nel mediterraneo, trovarono terreno fertile e diedero luogo a produzioni di vini generosi, particolarmente alcolici e resistenti ai viaggi, tanto apprezzati da essere utilizzati nel rituale di celebrazione degli atleti vincitori nelle gare Olimpiche.

Da allora la tradizione vitivinicola calabrese si è tramandata e sviluppata, traguardando il miglioramento degli standard qualitativi, attraverso drastiche riduzioni delle rese e l’utilizzo di tecniche di vinificazione sempre più avanzate. Motore trainante in questo percorso evolutivo, come spesso accade nel nostro panorama enoico, sono state la passione e l’impegno di tanti viticoltori, figlie del desiderio di continuare una lunga tradizione di famiglia. Oggi i risultati si traducono in produzioni di eccellenza, apprezzate e diffuse in tutto il mondo, in vitigni autoctoni riscoperti, valorizzati e riproposti con successo, ma anche in vitigni internazionali impiantati nelle terre di Calabria e meravigliosamente integrati, al punto da sposare gli uvaggi locali in blend di ottima riuscita.

Il peculiare territorio calabrese si allunga nel Mediterraneo dividendo il Mar Ionio dal Tirreno, con l’Appennino Calabro a correre lungo la dorsale di questa tortuosa estensione di terra, ora stretta poco più di 20 km ed ora oltre 100, su cui svettano i monti della Sila. L’idea di poter vedere in un sol colpo il Tirreno da un lato e lo Ionio dall’altro davvero mi affascina. Questa conformazione, unita al sole del sud ed alla brezza marina, costituisce una caratterizzazione pedo-climatica in grado di offrire scenari sensibilmente variabili, escursioni termiche importanti fra il giorno e la notte, specie a ridosso della Sila, favorendo le migliori proprietà organolettiche dei vini che qui trovano la loro culla.

I vigneti a bacca rossa costituiscono la maggioranza, con protagonista assoluto il gaglioppo, quindi magliocco e greco nero, poi nerello nascalese e nerello cappuccio, ma anche marsigliana nera, nocera ed altri vitigni che concorrono alle dodici doc presenti in Calabria. Fra le uve bianche, il contributo maggiore alle etichette regolate dal disciplinare lo fornisce senza dubbio il greco bianco, che quasi in purezza è la base delle doc Cirò bianco e, dopo un leggero appassimento, del Greco di Bianco che è un ottimo vino da dessert. Protagoniste anche malvasia bianca e trebbiano toscano, poi il mantonico bianco, ma anche ansonica, pecorello ed altri. Alcune delle varietà a bacca bianca concorrono anche alla produzione di rossi.

Il Cirò è la doc più conosciuta e diffusa, sia in Italia sia all’estero, ma non è fra le prime nate, come le Donnici, Pollino e Savuto. Nasce fra i comuni di Cirò, Cirò Marina, Crucoli e Melissa, ma se le uve provengono dai primi due territori, può fregiarsi dell’appellativo Classico; il disciplinare ne prevede anche le versioni Superiore e Riserva. Alla base del successo del Cirò rosso c’è proprio il gaglioppo, che si presta alla produzione di rossi virili e di portamento. Vitigno coltivato da millenni, questo “principe nero” dal grappolo generoso e scuro, sembra discendere direttamente dall’uva con cui anticamente veniva prodotto il “Cremissa” che è uno dei nomi più antichi dell’Italia enoica.

Nella zona del Cirò, rappresentando un punto di riferimento per l’intero comparto regionale, opera la famiglia Librandi, che diffonde con successo la qualità del vino calabrese tanto in Italia, quanto in Europa, come in Giappone e Stati Uniti. Da cinque generazioni la cura in vigna si rinnova costante, fino ad avviare, negli anni cinquanta, la produzione di bottiglie etichettate con il marchio di famiglia. La qualità dei vini Librandi è eccellente, l’attenzione alla gradevolezza di beva è centrale nella filosofia aziendale, così come l’impegno nello sviluppo della vitivinicoltura calabrese, coniugando al meglio la grande esperienza e tradizione di famiglia, con la lungimiranza ed il coraggio dell’innovazione. Apprezzabile è soprattutto lo sforzo di quest’azienda nella ricerca e valorizzazione di molte varietà autoctone che compongono il ricco paniere ampelografico calabrese; moltissimi reimpianti di vitigni spesso quasi dimenticati, sono soggetti a prove di micro-vinificazione per valutarne a fondo le potenzialità e preservarle dall’estinzione. Con la collaborazione del professor Attilio Scienza, ogni anno in azienda si tengono convegni per confrontarsi sui risultati di tanto lavoro, encomiabile a prescindere da essi.

Nella stessa area, Ippolito 1845 è un’altra azienda, dal cui nome traspare e si afferma una tradizione che può vantare le origini più antiche di Calabria, che traduce in vini di qualità il grande potenziale del terroir, ed oggi sempre più sta consolidando una decisa affermazione di valori enologici di enorme pregio. Da non trascurare inoltre l’importanza di altri territori, specchio fedele di un’anima vinicola in forte ascesa, che a fronte di difficoltà strutturali ed istituzionali che ancora oggi rendono difficile il percorso di crescita, riescono a trovare un’identità fedele e generosa nel cuore di produttori tenaci e appassionati.

Così nel cosentino Domenico Spadafora rappresenta al meglio la doc Donnici, come sul versante tirrenico, nella zona di Lamezia, troviamo le Cantine Lento e Statti (vera “azienda agricola”) che producono l’omonima denominazione ed altre etichette di lodevole qualità e tipicità, i cui meriti vengono ormai diffusamente riconosciuti. Non molte sono poi le Igt presenti, ma le aziende citate ed altri nomi come Serracavallo, Malena o Val di Neto stanno pian piano coniugando al meglio le componenti pedo-climatiche della regione, unitamente al potenziale espressivo del terreno, allestendo un panorama enologico sempre più apprezzabile.

Insomma, non mancano davvero realtà produttive in grado di raccontare al meglio il territorio, il suo carattere e quello di chi, non senza sforzi, sta costruendo negli anni un’immagine vitivinicola luccicante, espressione viva e sintomatica del grande cambiamento in atto in Calabria.

La mappa della Calabria è tratta dal sito www.vinoinrete.it; l’immagine del grappolo di gaglioppo è tratta dal sito www.comune.melissa.kr.it

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

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