Ad Onomichi un ristorante senza nome

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Già può sembrare strano essere a Onomichi (città di mare vicino ad Hiroshima). In Giappone per la prima volta, osserviamo questa civiltà così diversa, senza dare giudizi, né ci azzardiamo a dare consigli, a mala pena capiamo cosa ci sta intorno.

In cerca di un posto dove cenare in una città semideserta… internet indica alcuni locali, uno col nome soltanto in giapponese, sottotitolo “cucina kaiseki”… difficile anche trovarlo, o meglio lo si trova facilmente ma non si pensa di essere di fronte a un ristorante!

Bussiamo… sembra chiuso, poi la porta scorre e entriamo nel posto che avrei sempre sognato. Un vecchio giapponese con cui comunichiamo solo a gesti, o tentando inutilmente di capirci parlando ognuno la propria lingua, una stanzetta confusionaria, un’infinità di ceramiche di ogni tipo e foggia, fogli e foglietti, nessuna parola in alfabeto latino e poi la luce: l’incredibile maestria di un costruttore di sushi (questa l’unica parola che ci scambiamo capendola) che ci lascia muti ad osservare.

Ormai lanciati e non sazi continuiamo a chiedere, aiutandoci con delle immagini… e di nuovo cose mai viste, mai provate, di cui non saprei dirvi né il nome né descrivervi il sapore.

Un miracolo trovare un posto così!

Ah, dimenticavo, tempura, la seconda parola che abbiamo capito…

Un sake, e un saluto finale… arigatou gozaimasu!

 

Luca Bonci

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