Cronache, ricordi, assaggi, anticipazioni. Il Toscana IGT dei Cavalli

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Recentemente ho partecipato alla presentazione del vino di Roberto Cavalli. Una giornata iniziata con una visita alla bellissima Tenuta degli Dei – 70 ettari nella Conca d’Oro di Panzano in Chianti – a cui è seguita la conferenza stampa/degustazione dei vini ed è terminata con un ricevimento nella fantasmagorica villa fiorentina – Il Poggio – dello stilista. Il vino in questione è un Toscana Igt ottenuto da un blend di cabernet sauvignon, merlot (30%), petit verdot (20%) e la parte restante cabernet franc e alicante. Metà dei vigneti sono a Panzano, l’altra metà sono nella villa di città, per complessivi 7 ettari, tutti con gli stessi vitigni ma in una situazione pedoclimatica assai diversa l’una dall’altra.

Consulenti dell’azienda Carlo Ferrini e Gioia Cresti che in questi anni hanno supportato Tommaso Cavalli, che dopo aver dato ottima prova di sé come allevatore di trotter da competizione ora si è cimentato con il mestiere di vignaiolo. Il vino, annata 2004, è ben fatto così come del resto lo sono il 2005 o le vinificazioni dei singoli vitigni attualmente in evoluzione del 2006 ma per l’anima ci vorrà ancora del tempo.

Molto onestamente debbo dire che nonostante la evidente passione di Tommaso Cavalli e la bravura dei due enologi, il marchio di famiglia per ora è preponderante su qualsiasi altra considerazione. «Fare cose “diverse” è scritto nel Dna di famiglia – ha spiegato Tommaso Cavalli – per questo abbiamo deciso di non produrre Chianti Classico e di non piantare sangiovese. Il nostro vuole essere un vino espressione del suo territorio ma non devoto alle sue tradizioni. Per questo abbiamo voluto far parlare la nostra vigna in una lingua davvero cosmopolita.».

Per la casa madre, icona del lusso, il vino è un completamento e un allargamento della gamma aziendale con l’ambizione di diventare un piccolo gioiello del vino toscano. Degno di attenzione il decisivo intervento sul packaging di Roberto Cavalli: l’etichetta è caratterizzata da due fasce laterali che cambiano ogni vendemmia e riprendono le texture storiche delle collezioni della maison come la  “ghepardo” per il 2004, la “zebra” per il 2005 e la “farfalla” per il 2006. Per la Cavalli Collection invece niente etichetta bensì il logo “RC” in ottone lavorato a mano, così come il copritappo, su una bottiglia nera e slanciata con inciso il motivo del rettile tanto caro allo stilista.

Le bottiglie sono poste in confezioni di pelle nera in versione singola (prezzo 50 euro) mentre per la confezione superlusso che comprende bicchieri di cristallo nero e cavatappi gioiello avvolto sempre da un prezioso quanto flessuoso serpente, ci vogliono 350 euro. Imperdibile per i collezionisti e gli amanti del genere.

Nella prima immagine gli enologi Carlo Ferrini e Gioia Cresti, e Tommaso Cavalli

Andrea Gabbrielli

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