La Signora del Morellino alla guida del Consorzio. Intervista ad Elisabetta Geppetti

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Elisabetta Geppetti, che con la sua Fattoria Le Pupille è produttrice storica e artifice del Morellino moderno (o meglio, nuovo), ha assunto l’altro ieri per la seconda volta la carica di presidente del Consorzio del Morellino di Scansano. La prima fu nell’ormai lontano 1992, praticamente alla sua fondazione, ma l’esperienza durò solo qualche mese per ragioni di famiglia: era in arrivo il secondo figlio, dei cinque che ha oggi. Venti anni dopo, un ruolo importante rivestito in un momento difficile e cruciale per il vino italiano. Parlandoci, non si può non avvertire chiarezza di idee e una buona dose di grinta.

Dunque, un ritorno.
“Sì, ma ora la situazione è naturalmente molto diversa. Il ruolo forte del Consorzio sta soprattutto nella tutela della denominazione. Nel nuovo statuto fortemente voluto dal presidente uscente ed approvato dall’assemblea dei soci l’”erga omnes” fa sì che tutti quelli che vogliono rivendicare la Doc, anche se non soci, debbano dare il loro contributo.”

La “squadra” del Morellino è una “squadra” compatta, o bisogna faticare per metterla d’accordo?
“Noi italiani in generale non siamo molto bravi a fare squadra. Quello che posso dire è che noi delle aziende “storiche” (storiche fra virgolette per una denominazione giovane come la nostra, nata nel 1978) abbiamo un buon spirito di gruppo, al quale si uniscono coloro che da fuori hanno investito qui negli anni ’90.”

In questi casi si chiede: quali sono le prime tre cose che farà?
“Le prime cose da fare sono tante. Primo, rendere pienamente effettivo il nuovo statuto di cui parlavo prima. Poi, sfruttare la nuova sede del Consorzio, e non nego di avere l’ambizione di ospitarvi un grande evento per le presentazioni in anteprima come quelli che si svolgono per il Chianti Classico, Nobile di Montepulciano, Brunello. Rafforzare i rapporti con le istituzioni e ricucire lo “strappo” che c’è stato tre anni fa con la Cantina Cooperativa Morellino di Scansano.”

Ci vorrà una buona dose di diplomazia…
“In tanti anni di lavoro dovrei aver smussato un bel po’ di spigoli e credo di averne accumulata un bel po’.”

A proposito di istituzioni, le sentite vicine, adeguate?
“Direi di sì. L’Ufficio Provinciale per l’Agricoltura ha molto a cuore la viticoltura maremmana, anche in Camera di Commercio ci sono persone valide che sanno ascoltarci.”

Come andrebbe fatta la promozione del Morellino?
“Questo è un problema delicato perché le strategie possono essere diverse a seconda delle caratteristiche delle aziende. Comunque lo scopo dovrebbe essere di riuscere a recuperare una buona redditività per chi produce vino.”

Lei è del partito del rilancio del mercato italiano o di quello della caccia ai mercati esteri, magari emergenti?
“L’Italia è in crisi, non c’è niente da fare. Soprattutto la ristorazione è in difficoltà perché ci sono meno soldi in giro, semplicemente. E le bottiglie di pregio, con i relativi prezzi, hanno pochi sbocchi. Grande attenzione va certamente rivolta ai mercati emergenti, soprattutto quelli asiatici (Cina ed Hong Kong) ma anche a quelli consolidati: la Germania, che vive una buona ripresa (anche se comunque “post 2008”) e gli USA, dove con molti consorziati, per la prima volta in grande stile, andremo a fare un “tour” in cinque città per presentare i nostri vini. Ecco, quando mi hanno proposto di diventare presidente in questo mi sono sentita sicura di me stessa, che da anni giro il mondo e ho molte conoscenze.”

Una donna al vertice di un Consorzio, come è avvenuto di recente con Emanuela Stucchi Prinetti per il Chianti Classico: l’ambiente del vino è “sessista”, discriminatorio nei confronti delle donne, o è più virtuoso di quanto accade in media in Italia negli altri ambiti?
“Sarò una che vede sempre il buono nella cose, ma non mi sono mai sentita discriminata o sminuita nei miei ruoli perché donna. In occasione della mia prima vendemmia avevo vent’anni e forse ero guardata un po’ con sufficienza ma ho sempre pensato fosse per l’età. Anzi, secondo me il mondo del vino è molto legato ancora a usanze rurali nelle quali la donna gode di un occhio di riguardo. E poi, per essere del tutto sincera, non posso negare che quando ero più giovane l’essere una bella donna mi ha aiutato in molte occasioni. E, comunque, le tante donne ai vertici di aziende vinicole anche importanti dimostrano che spesso ci mettono più passione degli uomini a fare le cose.”

La lascio alla colazione con l’assessore con qualche minuto di ritardo…
“Non importa.”

D’altra parte spesso le belle donne si fanno aspettare un po’, no?
“Giusto!” (ride)

Riccardo Farchioni

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