Mostre d’estate/”Arte e vino”, al palazzo Gran Guardia di Verona

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VERONA – DSCN5779 Dal mito greco, alla Bibbia, al Vangelo, fino alle forme della convivialità moderna. E’ stata una lunga storia da protagonista quella del vino, da sempre considerato assai più che un alimento. Inevitabile il riflesso in una intensa rappresentazione nell’ambito delle arti figurative “alte” e delle forme più sofisticate di artigianato.  E non sorprende che sia Verona a volerne dar conto ospitando questa mostra ambiziosa, visto lo stretto legame con il vino sia per la vocazione del territorio, sia per essere la sede di Vinitaly, la prima e più grande fiera d’Europa ad esso dedicata. Una mostra che, se non esaurisce certo lo sconfinato argomento, ha il grande merito di averne tracciato un primo percorso esplorativo.

Un primo percorso ma nondimeno importante, questo allestito nel palazzo Gran Guardia (dove siamo entrati di recente due volte, per l’Anteprima dell’Amarone della Valpolicella e per una fantastica mostra su Veronese, giusto per ribadire i legami), ma che purtroppo terminerà fra poco, il 16 agosto e che fino ad allora si potrà visitare tutti i giorni dalle 9,30 alle 20,30, fino alle 22,30 di venerdì. Infatti lo sforzo di ricerca, che appare notevole e ben riassunto nel catalogo, ha dato origine ad una scelta di più di 180 dipinti, grazie anche alle concessioni di 90 prestatori fra cui Louvre, Prado, Hermitage, Uffizi, Capodimonte oltre alle tante collezioni private.

Dal punto di vista pittorico l’argomento è assai duttile, prestandosi da una parte alla riproduzione di paesaggi autunnali e scene campestri, e dall’altra a quella di soggetti mitologici con raffigurazioni che spaziano dal bucolico, al sensuale, al carnale, fino ad arrivare al grottesco.

La mostra si concentra sul periodo che va dal 500 in poi, includendo quindi il tardo rinascimento, il periodo barocco, il 700, fino all’arte moderna dei Picasso e Morandi. E si parte, entrando nella prima sala dedicata all’Antico Testamento, subito con un bel Lorenzo Lotto nel quale si rappresenta il Sacrificio di Melchisedec (da Loreto) che offrì pane e vino ad Abramo, prefigurando il sacramento dell’Eucaristia. Molto gettonata la raffigurazione dell’Ebbrezza di Noè che non portò piante nell’arca e che dovette diventare contadino, ma soprattutto quella di Lot e le figlie (con tre rappresentazioni) che furono portate in salvo prima della distruzione di Sodoma e Gomorra.

È comunque certamente la figura di Gesù che fornisce tanti temi: non solo per episodi della sua vita oggettivamente attinenti (Cena in Emmaus, Nozze di Cana, Ultima Cena…) ma anche attraverso spunti più inediti e sorprendenti, come quello del Cristo vendemmiatore (di anonimo fiammingo di fine 500, da collezione privata), detto anche “torchio mistico” che vede Gesù dentro un tino con la croce in spalla mentre pigia l’uva e al contempo l’annaffia col suo sangue, o come quello di un Cristo che sorregge la croce e tiene un calice di vino in una mano elegantemente disegnata (Cornelis Cornelisz van Haarlem, da Varsavia).

E poi, si diceva: le Nozze di Cana (di Luca Giordano dal museo Capodimonte, una scena ricca di vita con dame eleganti e piene di perle nelle belle acconciature, e della bottega di Leandro Bassano dal museo di Castelvecchio di Verona, dove si notano delle ciambelle ed un’ampolla piena a metà di vino bianco); l’Ultima Cena (di Tiziano, da Urbino, con Gesù che ci guarda da una tavola povera, con avanzi di pane ed una ampolla di rosé, stavolta ancora piena); la Cena in Emmaus di Giovanni Bellini (da Padova) dominata da un bel colore verde.

baccanale-sebastiano-ricciC’è molto spazio anche per rappresentazioni di corpi, maschili e femminili. Le scene eleganti e sensuali di Bacco e Arianna (Nicolas Poussin dal Prado di Madrid e Luca Giordano, da Verona, molto carnale), il suggestivo Bacco di Annibale Carracci (da Napoli) ripreso dal basso. Lo scalmanato baccanale di Rubens (dagli Uffizi) con angeli che bevono e bambini che fanno pipì, quello elegante in onore di Pan di Sebastiano Ricci (da Venezia), scelto come simbolo della mostra. Poi ci sono gli aspetti caricaturali del Sileno Ebbro con la panciona gonfia di Jusepe Ribera (da Napoli) e di Jan Roos (da Genova)

Si esce dal mito, e si intravede la modernità già nella bella Riunione di bevitori di Nicolas Tournier (da Le Mans) dove le eleganti figure di degustatori (si direbbe oggi) che hanno accompagnato il vino in calici di cristallo con un (si indovina) ottimo salame di cui si notano gli avanzi, contrastano non senza una punta di ironia con una presena sullo sfondo che “si attacca al fiasco”.

La bella citazione di Pablo Neruda apre la sezione novecentesca: “Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino”, e par di intravedere già il Veronelli che parlava di “capacità di racconto”. Il Vaso, bicchiere e libro di Picasso (dall’Hermitage), le Nature morte di Morandi, De Pisis, Guttuso, l’evocativo Riti e splendori d’osteria del futurista Fortunato Depero da collezione privata (anche qui calici in mano e, sullo sfondo, ci si attacca alla bottiglia).

Si esce dalla mostra rasserenati dalle scene campestri dalla vendemmia (Francesco Bassano, da Madrid e Londra) e dalla fantasmagoria dei colori dell’Autunno in Versilia del livornese Plinio Nomellini (da Venezia). Ma anche estasiati dai tanti oggetti di grande artigianato, dalle coppe di agata ai boccali in ceramica di Deruta e Montelupo, ai sublimi cristalli della manifattura di Murano.

Arte e Vino
Palazzo Gran Guardia di Verona, 11 aprile-16 agosto 2015
biglietto intero: 12 euro, comprensivo di audioguida
www.mostraarteevino.it

Riccardo Farchioni

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