Questione di feeling. Primo master sui vini biodinamici con i “Brisighella boys”

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MASTER BIODINAMICO 005 (Small)FABRIANO (PU) – Il sasso era stato lanciato, i piatti volavano fra lo scompiglio generale, i puntini sulle i messi come le ave Maria durante il mese di maggio. Che giornata ragazzi, che giornata! Primo Master sui vini biodinamici. Deus ex machina Roberto Orciani, wine blogger. Luogo dell’evento Fabriano, nel cuore delle terre rossiniane, pensato apposta per non far sentire l’eco delle esplosioni che avrebbero potuto spaventare gli ignari costieri. Padroni di casa l’A.I.S Marche, nelle vesti del presidente Domenico Balducci e del vice presidente Stefano Isidori; co-ideatore e moderatore Andrea Marchetti (vice presidente di EK wine). Che giornata!

Eppure era una domenica mattina tranquilla di metà ottobre, io scendevo le scale canticchiando un motivetto, la temperatura era gradevole già alle sette, i tigli offrivano spettacolo con tutte le tonalità del giallo e l’autostrada si presentava silenziosa e assorta. Nulla all’orizzonte poteva lasciar presagire tanto scompiglio. I giorni precedenti mi sentivo invero molto elettrizzato, non tanto per il Master, che comunque mi incuriosiva parecchio, ma perché gli ospiti, nonché relatori, erano i Brisighella boys. Anzi, lo zoccolo duro dei Brisighella boys: Emilio Placci de Il Pratello, Paolo Babini di Vigne dei Boschi e Andrea Bragagni del Podere Le Fiene. Questo piccolo, anarchico, irriducibile drappello di canaglie ha costituito da più di venti anni, sulle colline di Brisighella in provincia di Ravenna, una enclave silente e produttiva di bio-viticoltori.

La Storia narra, e dico la Storia, che i brisighelli erano mercenari e facevano parte dell’avanguardia della coalizione ispanico-pontificia che combatterono nel 1512 l’epica battaglia di Ravenna contro il nipote del re Luigi XII, tale Gaston de Foix duca di Nemours. A detta dei comandanti del papa, era gente dall’animo guerriero e tenace. Stesse qualità riscontrate personalmente nel gruppetto dei bio-viticoltori alle prese con discussioni etiche o metodologiche, nel corso di lunghe serate elettriche e tonanti. No signori miei, non potevo mancare, vista la passione che mi accomuna con questa banda di manigoldi. Gruppetto di per sé eterogeneo, badate bene: c’è il silenzioso, il parroco, il filosofo, l’irriducibile, il bonario, la miss, l’opportunista, il generoso che, non so come, continua a interagire e a collaborare. Caratteristica delle canaglie, direte voi? Mah, può darsi.

20161016_104809Accenti umbri, toscani, emiliano-romagnoli, tutti lì per capire cosa succede e cosa si sta muovendo nel mondo dei produttori “alternativi”. Da tempo non vedevo le prime file di un’aula così piene di giovani, studenti dell’A.I.S e di enologia volenterosi di attingere nuove informazioni. Non solo l’ospitalità ma anche la disponibilità al confronto da parte dei massimi organismi A.I.S Marche mi ha fatto ricredere su quello che davo già per scontato, cioè che si trattasse di una giornata un po’ “ingessata”. Invece, cari lettori, tutt’altro. Adesso vi racconto.

L’apertura dei lavori, ovviamente, è stata affidata all’ideatore del progetto, Roberto Orciani, che subito si è posto e ci ha posto una domanda: come identificare questi “nuovi vini” ? Ed ecco che lo schema pensato per il proseguo della relazione è saltato da lì a poco. L’A.I.S, dal canto suo, ha rivendicato un unico metro internazionale di “lettura”, che fra l’altro è quello su cui tanti di noi si sono formati, compresi gli organizzatori stessi. Da parte della regia dell’evento, invece, si rivendicava una necessaria presa di distanza dal metro di giudizio tradizionale per passare ad un ascolto più “viscerale” e istintivo. L’aria si è fatta elettrica e ci siamo trovati nel bel mezzo di un accesa schermaglia su come analizzare questi vini. La fase di stallo però, naturale in queste situazioni, è stata gestita in maniera professionale da entrambe le parti, a tutto vantaggio del proseguo dei lavori. Scampato pericolo!

MASTER BIODINAMICO 073 (Small)La parola è passata quindi ai produttori, con Paolo Babini (leggi qui) in veste di apripista. Una delle tante doti di Paolo è quella di rasserenare gli animi e di calmare le acque. Tutte le volte che lo guardo me lo immagino vestito da parroco, il classico prete di paese che sa della vita e riesce a confortare gli spiriti più irrequieti, a volte anche con l’aiuto di un bicchiere di vino. Con fare bonario e voce placida ci ha riportato ad un dialogare tranquillo e ci ha invogliato a prendere appunti. Finalmente le penne delle prime file sfogavano il loro proposito e si sentivano coinvolte. Non so come, mi devo essere distratto un attimo, ma ecco che da un punto non ben identificato della sala si è materializzata una domanda: Ma, e un linguaggio comune? Ci vuole un linguaggio comune, non siete d’accordo? Il gelo. Di nuovo. Guardo Valeria (moglie di Andrea Bragagni ) e noto il mio stesso sguardo nei suoi occhi. Entrambi incrociamo le dita e per alcuni secondi scongiuriamo una eventuale replica. Ora, è ovvio che ci voglia un linguaggio comune, ma sapendo che la fazione A.I.S era ben nutrita, ero pronto alle cinque giornate di Milano. Detto fatto.

MASTER BIODINAMICO 067 (Small)Io a scuola me ne stavo sempre in ultima fila, un po’ perché mi facevo i cavoli miei indisturbato, un po’ perché osservavo meglio quello che succedeva all’intorno, abitudine che mantengo tuttora. Dalla mia posizione “privilegiata” non noto nessun fremito o turbamento: che i miei compagni non se ne siano accorti? Senza volerlo ci troviamo catapultati in una nuova disputa fatta di lunghe analisi grammatical/enoiche e dissertazioni varie. Di nuovo constato, con rinfrescato stupore, la disponibilità al confronto fra le parti. C’è voglia di comprendersi e di collaborare, vivaddio. O così sembra.

Purtroppo, nonostante il tempo speso alla ricerca di un punto in comune, non si riesce a proseguire. Il moderatore approfitta di un attimo di stanchezza per passare la parola ad Andrea Bragagni, altro produttore ospite (leggi qui). Personaggio sensibile e taciturno, Andrea ha la capacità di sintetizzare le cose senza girarci troppo intorno, un toccasana in questo momento per la rivitalizzazione del dibattito. I miei compagni di classe ne traggono giovamento e linfa per nuovi appunti, titoli in frontespizio con penna rossa e cornicette varie.

MASTER BIODINAMICO 111 (Small)Terminata la prima parte della giornata ci rechiamo al buffet ristoratore, preparato con maestria dal presidente A.I.S Marche, Domenico Balducci, chef stellato Michelin. Guardo i miei compagni di classe, non leggo certezze nei loro occhi come del resto loro non ne leggono nei miei. Assaporiamo con attenzione i piatti semplici ma molto centrati che Domenico ci ha preparato, rimanendo chiusi nei nostri pensieri. Cerchiamo un’ispirazione immediata e rinfrancante attraverso il palato. Almeno lui è sempre pieno di certezze! Poche frasi vengono scambiate con il vicino di banco, accenni di entusiasmo si spengono quasi subito appena un dubbio fa capolino e la testa è piena di pensieri che devono essere necessariamente messi nel cassetto giusto. Fra un pensiero a bocca chiusa e una riflessione a mente aperta la campanella suona: è ora di rientrare per la seconda parte.

20161016_103255Anche i relatori ed i padroni di casa non debbono essersi gustati troppo il pranzo, perché li vedo provati ed ancora intenti nella discussione, fra un caffè e un ammazzacaffè. In preda a lottare con la voglia di una pennichella ci rimettiamo nei ranghi, pronti per un “ordinato” finale. Tutti pronti tranne LUI, il solito irriducibile bastian contrario. Vedo che alza la mano e con voce melliflua e polemica, dopo una lunga introduzione se ne esce con: “ ma come comunicare questo mondo parallelo di produttori?”. Domanda di per se naturale ma piena di trabocchetti. Tutti i miei compagni di classe alzano la testa all’unisono nella speranza che ogni relatore responsabile glissasse la risposta ed evitasse l’ennesimo pantano. Niente da fare, ennesima sfida accettata e giù tutti alla ricerca di una stoica risposta.

MASTER BIODINAMICO 101 (Small)Il mio cervello si spegne, troppa roba per una giornata sola. Con un orecchio presto ascolto, mentre con la restante parte del cervello comincio a farmi un riassunto chiarificatore. Dunque, al momento mi sembra di capire che il fenomeno bioviticoltori vada incontro a tante discussioni e a tanti articoli, meritati e meritevoli non c’è dubbio, che forse però renderanno sempre più incomprensibile e ingarbugliata una “materia” di per se semplice e trasparente: il vino. Dal canto loro, quei produttori ritengo che non vogliano essere ghettizzati e trattati da fenomeni visionari o da alternativi a prescindere, ma vogliano essere semplicemente trattati da individui indipendenti ed appassionati all’interno del Mondo vino. Io nel frattempo resto fedele ad un vecchio detto popolare: “ la roba bella e la roba buona piace a tutti ”.

PS: Qualcuno di voi si chiederà: ma Emilo Placci, il terzo componente dei Brisighella boys? Non ci doveva essere pure lui? Ma dove è finito? A dir la verità non è venuto. La settimana prima, dovendo partecipare ad una riunione serale del gruppo, decise di raggiungere gli altri inforcando il suo motore. Com’é  come non è, ecco che ad una curva in discesa, provenendo dal suo “eremo” presso il Pratello, è finito giù dritto in una scarpata. Fortunatamente senza gravi conseguenze. Ma con una gamba rotta ha pensato bene di non chiamare nessuno e di risalire da solo fin sulla strada per poi andare a bussare alla prima casa per farsi dare una mano a recuperare il motore perché doveva assolutamente andare a una riunione!

Hasta i Brisighella boys, siempre!

 

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

2 COMMENTS

  1. Vero, “la roba bella e la roba buona piace a tutti”, ma anche “i gusti sono i gusti, disse quello che ciucciava un chiodo arrugginito”…
    e ogni tanto qualche vino “rugginoso” scappa di assaggiarlo.

    Lasciando quindi ai gusti personali, o alle personali inclinazioni salutari e/o ideologiche, la scelta del vino, mi piacerebbe solo che, ben addentro al terzo millennio, si riuscisse a scindere (anche col solo buonsenso) le buone pratiche agronomiche ed enologiche dalla magia.

    Ma su questo vedo che non si fanno molti passi avanti, almeno a giudicare dal titolo: “Primo Master sui vini biodinamici” dove è proprio il magico suffisso “dinamico”, appioppato al piùcchemeritevole “bio”, a rendermi sconsolato.

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