Cibus 2010: un salone dedicato all’export

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PARMA – La 15^ edizione di Cibus, che con i suoi 2500 espositori è il salone più grande d’Europa dedicato ogni due anni all’alimentazione, ha navigato con il vento in poppa delle dichiarazioni di Gian Domenico Auricchio, presidente della Federazione Italiana dell’Industria Alimentare (Federalimentare) che proprio in occasione di Cibus, negli anni pari, svolge la propria assemblea nazionale. Dichiarazioni che, riprese ed enfatizzate dalla stampa nazionale e dalle firme dell’enogastronomia, sono state quelle dell’orgoglio di un settore in controtendenza rispetto alla crisi che stiamo vivendo e quindi da portare su un piedistallo: +2.6% le esportazioni in gennaio rispetto al 2009, -4.9% nel 2009 rispetto all’anno precedente in confronto al -21.4% dell’industria nel suo complesso, +53.1% nel decennio 2000-2009.

Non a caso, complice anche un mercato italiano “dormiente”, proprio attorno all’export ha ruotato questa edizione di Cibus, con collaborazioni strette con l’Istituto nazionale per il Commercio Estero, l’invito a centinaia di buyer internazionali (purtroppo il primo giorno molti dei quali bloccati dalle ceneri del vulcano islandese). E, allo stesso tempo, si è resa visibile con presentazioni, dimostrazioni, degustazioni nelle strade e nelle piazze del capoluogo emiliano con Cibus in Città, ed ha approfondito mediante convegni e seminari molti temi di attualità: uno per tutti quello sul mangiare fuori casa, i cui aspetti più interessanti sono la prima colazione, l’aperitivo, il cibo a mensa, la ristorazione nelle autostrade, stazioni, aeroporti e porti.

Il contorno è quello consueto delle grandi fiere, la difficoltà di arrivarci con gli ingorghi e I parcheggi improbabili (speriamo che Fiere di Parma faccia progressi in questo senso). I padiglioni, esteriormente disadorni, sono tematici: I più caratterizzati sono il primo dedicato al lattiero-caseario, il quinto alla carne e ai salumi, il settimo ai dolci. Riguardo al loro contenuto, vale la pena sempre ricordare che se molto dello charme del nostro patrimonio di prodotti tipici deriva dai piccoli artigiani del gusto, Cibus è invece la fiera dell’alimentazione, quella che sfama i milioni di persone, quella in gran parte riconducibile all’industria e mediata dalla grande distribuzione, dove dominano i grandi brand. Sono pressoché assenti le nicchie, qui ci sono i “soldi veri”, tanti, quelli che fanno l’economia, anzi la macroeconomia, i punti di prodotto interno, i testimonial importanti, i grandi investimenti in pubblicità e in comunicazione.

Ma d’altra parte, considerati i dati richiamati prima e visto anche che la ripresa economica è fortemente legata proprio alla propensione all’export, è presente sempre di più anche chi vuole aprirsi un mercato (o perlomeno una visibilità) internazionale, avendo l’occasione per incontrare grandi buyers che solo qui convergono da tutta Europa. Sono i piccoli e medi che sanno attrezzarsi per una adeguata diffusione dei loro prodotti ma dove allo stesso tempo si ritrova il familiare e sempre piacevole rito dell’assaggio: carpacci di polpo afferrati al volo, “ciccioli” emiliani a base di pancetta o di lardo (Gigi il Salumificio di Castelnuovo Rangone – MO), salumi calabresi, formaggi svizzeri o bavaresi d’alpeggio, soppresse vicentine. O magari, essendo fortunati, le delizie praparate per il Borgo del Balsamico di Botteghe di Albinea (RE) da Gaetano Trovato chef del ristorante Arnolfo, due stelle Michelin a Colle Val d’Elsa ( si può ricordare un golosissimo cilindro di foie gras a racchiudere una gelatina al Balsamico, di quello vero), o il tartufo di Boscovivo di Badia al Pino (AR) abbinato alla pasta-cult di una sorridente Carla Latini da Osimo (AN).

Ma poi, per il resto la vita si svolge nei grandi stand, magari pieni di Vip: le patatine San Carlo umiliavano il prospicente stand Pai grazie al motociclista Melandri, folle di curiosi si assiepavano per fotografare Gerry Scotti testimonial dell’omonimo riso. Volti su pannelli giganteschi ci richiamano marchi familiari di infiniti spot pubblicitari, fitte riunioni si intravedono dietro la enorme scritta rossa “Pomì”, o dietro latte gigantesche di olio Dante, simbolo forse di tutto ciò che non è tracciabilità, culto dell’origine. Anche se il contrasto più grande con la sensibilità del “gastronauta” lo davano i salumifici, e in particolare i prosciuttifici del padiglione 5, che ben lungi dall’evocare immagini agresti, puntavano sul gigantismo, sugli allestimenti psichedelici, e su mortadelle enormi da Guinnes dei primati.

Il prossimo appuntamento con Cibus è per il 10 maggio 2012, ma l’anno prossimo vi sarà un evento “cerniera”, Cibus Tour, con l’obiettivo di fare incontrare i consumatori con le aziende che esporranno in padiglioni regionali e presenteranno anche i loro prodotti tipici; Cibus Tour promuoverà anche i prodotti biologici e salutistici.

Riccardo Farchioni

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