La Sala del Torriano, dinamismo e solidità nel Chianti Classico

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La prima impressione che colpisce alla vista arrivando a La Sala del Torriano è la completezza del paesaggio che si squaderna davanti agli occhi. Percorrendo la strada che attraversa i vigneti curati e che conduce alla cantina,  da un lato si ammira sullo sfondo un bosco maestoso, emblema di natura intatta, fonte di biodiversità e mitigatore delle grandi calure, e dall’altro una fila ordinata di ulivi a punteggiare le dolci colline che disegnano il paesaggio classico della civiltà rurale toscana.

A pochi chilometri da Firenze nel comune di San Casciano Val di Pesa che segna l’ingresso settentrionale del Chianti Classico, questa tenuta è andata ad ampliare nel 2010 le proprietà della famiglia Rossi Ferrini inaugurate con l’acquisizione del Torriano nel 1937 da parte di Pietro Cateni, nonno dell’attuale proprietario Francesco Rossi Ferrini, per coltivare e vendere l’uva dell’assai vocato territorio di Montefiridolfi. Gli ettari di vigneto sono così passati da 22 a 33, completati da tremila piante d’ulivo. E se le vigne del Torriano sono un pochino più alte (200-250 metri sul livello del mare contro i 150-220), la terra ricca di calcare a La Sala rende i suoi vini meno strutturati e più “leggeri” e minerali.

Il sangiovese come è ovvio la fa da padrone, ed è affiancato sia da uve “internazionali” (merlot e cabernet sauvignon), sia da varietà autoctone (colorino e pugnitello). Grazie alla collaborazione di Stefano Di Blasi, consulente esterno con brillante passato da Antinori, e Ovidio Mugnaini, enologo ed agronomo interno con esperienze in Trentino oltre che in Toscana, il lavoro in campagna e in cantina è sartoriale: i 33 ettari delle due aziende sono stati divisi in 40 particelle (oltre 30 a sangiovese) trattate separatamente. Dal 2017 è stato intrapreso il percorso verso la conversione a biologico, culminato con la certificazione ottenuta nel 2020. Una scelta che ha bisogno di pazienza e di tanti piccoli accorgimenti, dalle stazioni meteorologiche che oggi sono pressoché indispensabili per prevedere eventi spesso improvvisi, alle piante di rose all’inizio dei filari che avvertono per prime dell’attacco dall’oidio, con il fine ultimo di limitare al massimo insetticidi e rame che, se consentito nel biologico, finisce pur sempre nella terra.

Da questa terra arrivano vini ben definiti, solidi e mai pesanti, e nel caso dell’etichetta della Gran Selezione, oltre che della Grappa e del Vin Santo, presentati dalla matita del fiorentino Silvano Campeggi in arte “Nano”, disegnatore dei cartelloni con cui si presentarono agli italiani i grandi successi del cinema americano in Italia come Colazione da Tiffany, Ben Hur, Casablanca, Via col Vento.

I vini

5 Filari 2020
Mille bottiglie di vino dall’interessante uva autoctona pugnitello, ottenuto con una fermentazione di un paio di settimane in anfora,  macerazione per almeno otto settimane seguita da un affinamento di un anno di nuovo in anfora. Il naso intenso ed esuberante esprime un fruttato rotondo e persistente con un ribes ben definito a predominare. La partenza fresca e pimpante in bocca fa subito presagire quello che poi si troverà: un profilo definito e senza forzature più che polpa, e poi leggerezza e finezza, succosità e buon allungo finale.

Chianti Classico 2020
Un 5 per cento di merlot affianca il sangiovese in questo vino, la cui produzione prevede tre settimane di macerazione dell’uva sulle bucce e affinamento di un anno in botte grande da 38 ettolitri. Un corredo di frutta rossa e nera conferisce all’olfatto una piacevole rotondità, alla quale fa seguito una beva di medio corpo e dalla bella tensione, che si espande in bocca fino a un finale di discreta persistenza.

Chianti Classico 2019
Ancora un frutto franco e comunicativo, ricco e opulento. Qui avvertiamo al palato ricchezza e opulenza, spessore e densità, in una beva progressiva e con un passo più cadenzato rispetto al dinamismo avvertito nella vendemmia 2020.

Chianti Classico Riserva 2018
Il 10 per cento di cabernet sauvignon presente nell’uvaggio oltre al sangiovese arricchiscono il corredo fruttato, assai piacevole e persistente. In bocca è un vino pieno, “nutriente”, vellutato ed equilibrato, che chiude con un tannino assai fine.

Chianti Classico Gran Selezione 2018
Ecco il banco di prova del sangiovese in purezza, proveniente da singolo vigneto di un ettaro e mezzo esposto a sud-est e vendemmiato a metà ottobre, e ottenuto da una fermentazione con lieviti indigeni, una macerazione di tre settimane e un affinamento di trenta mesi in botte grande da 38 ettolitri. Il risultato esprime un naso fine, persistente e seducente, che ricorda la ciliegia; entra vellutato in bocca, si allarga e termina con un finale esplosivo e lunghissimo.

Campo all’Albero 2019
È il supertuscan aziendale, ottenuto con un uvaggio di cabernet sauvignon (70 per cento) e merlot, macerazione di tre settimane e affinamento in barrique, e rispetta i caratteri che ci si attendono: un naso profondo e poi velluto, compattezza, potenza, e un frutto esibito, croccante e masticabile in un palato che termina ampio e persistente.

La Sala del Torriano
Via Sorripa 34 – San Casciano Val di Pesa (FI)
Tel. 0558240013
www.lasala.it

Nella seconda immagine, Ovidio Mugnaini

Riccardo Farchioni

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