Kilchoman: Machir Bay e Sanaig, due modi diversi di dire Islay

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immagine fornita da Beija Flor

Single Farm Single Malt Scotch Whisky di Islay. In questo slogan è racchiuso tutto il mondo di Kilchoman, la distilleria fondata nel 2005 da Antony Willis sull’isola scozzese di Islay, dopo ben 124 anni dall’ultima apertura! La parrocchia di Kilchoman, sul lato occidentale dell’isola, ospita alcuni dei terreni più fertili di Islay. È qui, nei campi che circondano la distilleria, che vengono coltivate circa 200 tonnellate di orzo ogni anno, dando il via ad un processo di produzione artigianale di whisky (rarissimo oggigiorno) dove un’unica azienda segue tutta la filiera, dalla materia prima di partenza alla bottiglia finale. Coltivazione, maltatura (la Kilchoman è una delle ultime sette distillerie rimaste ad usare ancora un malt floor interno, anche se solo per una percentuale del fabbisogno), torbatura, distillazione, maturazione e imbottigliamento tutto rigorosamente “home-made” in Kilchoman.

Siamo a Islay, e questo vuol dire torba. L’orzo in germinazione viene affumicato assorbendo il caratteristico carattere iodato/marino/minerale bruciato che poi darà strati di complessità al prodotto finale. Dopo la torbatura e l’essiccazione, il malto d’orzo viene lasciato riposare per un minimo di due settimane prima della molitura e ammostamento.

I chicchi d’orzo tritati sono messi a fermentare dentro due tinozze da 1,2 tonnellate, costruite su misura, dove inizia il lavoro di estrazione degli zuccheri. Il mosto dolce (wort), viene successivamente drenato per formare la base di distillazione. Il grano esausto viene invece riutilizzato come nutrimento per una mandria di bovini Aberdeen Angus. Della serie, non si butta via nulla!

Al mosto dolce, maltato e leggermente affumicato, viene quindi aggiunto il lievito per avviare la fermentazione e la creazione di alcol. Anche qui Kilchoman non tradisce la propria vocazione artigianale: il processo fermentativo dura in media 85-90 ore, senza la fretta dei processi industriali, permettendo lo sviluppo di esteri complessi e l’accumulo di acido lattico che produce note cremose, burrose e particolarmente fruttate.

Infine, gli alambicchi: sono i più piccoli di Islay e tra i più piccoli della Scozia, consentendo un controllo manuale certosino di tutti i passaggi, che si adattano dinamicamente alle variazioni naturali di ogni ciclo di distillazione, e creando una purezza di spirito di livello assoluto.

Il whisky è maturato in una combinazione di tipi di botti provenienti dai migliori produttori del mondo. I due tipi principali di botti (ne usano tante, per sperimentazioni e piccole release di prova) sono ex-bourbon ed ex-sherry, provenienti dalla Buffalo Trace, distilleria di fama mondiale negli Stati Uniti, e dalla Bodega Miguel Martin in Spagna.

La produzione annua è attualmente di soli 200.000 litri (una delle più piccole in Scozia) e tutto il whisky prodotto è destinato all’imbottigliamento, anch’esso ovviamente interno, come single malt.

Come si legge sul loro bellissimo sito aziendale, “[…] i single malt Kilchoman sono un distillato di persone, passione e luogo”. Sono dei prodotti profondamente isolani, con il classico “schiaffo” torbato che ti porta immediatamente su Islay, ma caratterizzati da una freschezza e gentilezza nel bicchiere che li rende davvero universali. Grazie all’aiuto dell’importatore e distributore Beija Flor, abbiamo provato due “cavalli di battaglia” della piccola distilleria scozzese: il Machir Bay e il Sanaig.

KILCHOMAN MACHIR BAY

Kilchoman Machir Bay è il frutto di una miscela di barili composta per il 90% da botti ex-bourbon ed ex-sherry per il restante 10%. Senza età dichiarata, non colorato e non filtrato a freddo, è imbottigliato a 46%. La torba si fa sentire, ma in un mix molto ben equilibrato, dove emergono note fruttate e note dolci di miele e vaniglia. Al palato il fumè e la dolcezza si passano il testimone, come in una staffetta ben orchestrata, e il sorso si mantiene lungo e fresco. Un prodotto che sebbene sia un “entry level”, è di rara precisione e piacevolezza, con un giusto bilanciamento per chi ama la torba senza eccesi. Difficile, per la mia esperienza, bere meglio a questo livello di prezzo.

KILCHOMAN SANAIG

Sanaig prende il nome da un’insenatura rocciosa non lontana dalla distilleria. Assemblaggio di malti invecchiati in botti ex-bourbon ed ex-sherry Oloroso usate per la prima volta (first fill). Non filtrato a freddo e senza aggiunta di additivi o coloranti è imbottigliato a 46% ed invecchia per 6 anni. Qui la parte fruttata è più evidente, con evidenti frutti rossi, caramello, vaniglia e cioccolato. In bocca la sensazione di caramella mou è netta, subito affiancata dal leggero sbuffo torbato e da una freschezza agrumata. Un whisky a mio avviso più “morbidone” del precedente, con una persistente dolcezza che caratterizza il lungo finale.

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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