La Collina degli Ulivi. Storie di olio, di vita e di terra

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Da che mondo è mondo esiste un mercato parallelo dedicato solo alle élite, prodotti esclusivi per chi del lusso ne fa una religione. Per esempio, da certi grand gourmet di Romagna avevo sentito parlare di un olio leggendario e di un’esperienza sensoriale che rimaneva fissata nella memoria gustativa di pochi fortunati. Le scarse notizie a riguardo riferivano che venisse ricavato da una piccola parcella, un vero e proprio “clos” situato ai piedi della collina di Bertinoro, culla privilegiata dell’Albana.

A dir la verità quest’ultima indicazione discordava, fra il gruppetto dei buongustai romagnoli. Un po’ forse per celare ai compagni l’esistenza di un nettare così esclusivo e un po’ perché il romagnolo è fanfarone di suo. Va da sé che non si capiva bene se esistesse oppure no e comunque nessuno di loro era mai riuscito ad acquistarlo. Per confermarne la veridicità ed eventualmente rintracciare il prodotto avevo segnato sulla mia moleskine  i dettagli più strani: nomi di strade, di poderi, di parroci… persino quello della bocciofila del paese. Ora, è risaputo che non vi è una grande concentrazione di liceali in quel tipo di club, e forse avrei potuto procurarmi qualche informazione utile proprio lì.

Iniziai le ricerche. Era una sera di fine agosto e facendo finta di essere un turista di passaggio mi fermai a fumare il mio sigaro guardando giocare a bocce. Di lì a poco ero entrato in partita. Se tutto ciò che noi viviamo ci serve per confrontarci con l’esterno, nel mio caso anni di frequentazione del circolo Enrico Berlinguer di Canonica mi avevano forgiato alle serate fatte di bestemmie e spuma. Conclusa la sfida restammo a chiacchierare godendoci la frescura. Determinato a carpire qualche informazione in più, investii dieci euro per due giri di coca (cola) e aranciata rigorosamente d’antan. Detto fatto, la conversazione si sciolse e i “ragazzi“ fecero a gara a chi riesumava con più precisione la leggenda. Ottenni nomi, cognomi e soprannomi ma nessun riferimento cartografico. Così passai tutto il mese di settembre fra poderi di campagna a domandare. Avevo quasi rinunciato, convincendomi che si fosse trattato di una presa in giro. “Chissà le risate che si staranno facendo alle mie spalle”, pensavo.

Mi fermai davanti a una minuscola pieve rivestita di pietra bianca ormai sul punto di abbandonare le ricerche. Dai gradini ammiravo la campagna, l’aria odorava di mosto. Una signora con due occhi vispi dipinti di blu mi salutò con fare gentile e assai sbrigativo. Ero seduto proprio davanti al portone, probabilmente doveva sistemare l’interno. Volli tentare l’ultima carta: attesi che uscisse e chiesi…

Mi scusi signora, sto cercando un uliveto particolare dove le piante crescono all’interno di una cinta muraria. Ne ha mai sentito parlare?

Mi chiamo Alda, e tu? “

Marco

Ciao viandante Marco, vieni con me.”  La seguii. Mi portò nell’ angolo della casa a lato della pieve.

Cosa leggi, viandante Marco? “.

La Collina degli Ulivi “. Rimasi senza parole guardando il suo sorriso silenzioso. Va bene che l’epigrafe era scolorita, ma ci sarò passato davanti non so quante volte. Mi fece nuovamente cenno di seguirla. Varcammo un cancello che dava su un cortile pieno di vecchi giochi in plastica, bici da bimbo, una Multipla attempata, una vecchia Golf.

Alda:  “Cercavi questo?

Davanti a me un uliveto in buona parte cinto da muri a secco. Non ci potevo credere, tutto come mi era stato descritto dai racconti. Tentai di calmarmi, anzi, Alda cercò di farlo. Stavo farfugliando frasi senza senso e lei voleva capire. Gli raccontai tutta la storia. Ero a mio agio con quella donna, come se mi conoscesse da sempre e sapesse leggermi dentro .

Mi disse che non solo quell’olio era davvero eccezionale, a detta di tanti esperti, ma che non lo avrei trovato né al ristorante né presso chissà quali tavole esclusive: veniva semplicemente distribuito fra i volontari che dedicavano tempo e energie al progetto di Casa Emmanuel, ben contenti di poterlo acquistare contribuendo alla causa.

Non ricordo per quanto conversammo ma a un certo punto sentii una bambina che la apostrofava a gran voce.

Devo andare Marco, questa è una casa di accoglienza, se sei venuto solo per l’olio ti dico che sì, questo è il posto che cercavi. Se sei curioso di sapere anche degli esseri umani che ci vivono, ti chiedo di prenderti del tempo e ritornare. “

Nella mia avida ricerca avevo tralasciato il fine: le persone. Me ne vergognai e tornai da lì a poco. Varcai di nuovo il cancello e Alda venne ad accogliermi assieme a una signora:

Ti presento Diletta, sorella di vita e di esperienze. Assieme portiamo avanti il progetto di Casa Emmanuel “.

Intrecciammo le storie delle nostre esistenze, fra un andirivieni di bambini desiderosi di attenzioni e curiosi di vedere il nuovo arrivato. Entrambe mi raccontarono i loro percorsi di vita dedicati agli ultimi, sempre legati al volontariato e all’accoglienza.

Diletta: “Questo è un progetto che fu costituito ufficialmente nel 1995, ma cominciò molto prima. L’abitazione accoglie e tutela bambini tolti a maltrattamenti, in attesa di adozione.  Cerchiamo di dargli calore e amore, di fargli sentire che qui saranno sempre accolti, e che questa sarà sempre casa loro. In più di trent’anni a Casa Emmanuel abbiamo vissuto tante storie, drammi a volte non raccontabili ma anche gioie nel vedere i bambini e le bambine di allora diventare adulti e trovare il loro posto nel mondo. Questa scelta di vita richiede di darsi nella totalità di essere umano, ma in cambio ti dà molto di più. Ogni mattina mi alzo e chiedo al cielo la forza di affrontare quello che mi aspetta.

Rimango senza parole, turbato da quanto l’essere umano possa essere scuro.

Alda: “Diletta, visto che Marco è venuto per l’olio e fra qualche settimana ci sarà la raccolta, potrebbe farla assieme a noi, no? Anche se gli amici di casa Emmanuel sono tanti, due braccia in più servono sempre. Saremmo ben felici di ripagarti con quell’olio che sogni tanto.

Caspita, dissi subito sì. Raccogliemmo le olive in un paio di week-end. Io fui designato battitore ufficiale sotto la direzione di Diletta.

Diletta: “L’uliveto è sempre stato l’anima di questo posto. Un essere a se stante, quasi magico. La sua energia ci unisce, sempre. Guardati attorno.

Sorrisi silenziosi che si scambiano umanità. Tutto si muove sotto la guida di un’armonia remota ma percepibile.

Diletta “Ora ti dico la cosa più importante di questa zona: la composizione del terreno di Bertinoro. Lo strato è di natura calcareo-marnosa, più arenaria. Abbiamo trovato residui organici sedimentati, come ad esempio tracce di conchiglie e fossili, che cementandosi fra loro formano il cosiddetto “spungone romagnolo”, una vasta e spessa barriera di calcare che rende le radici più forti e fa sì che penetrino in profondità, aggrappandosi alle rocce di calcare presenti nel sottosuolo. A breve sentirai tu stesso che cosa intendo.

Ecco, infatti sarei dovuto andare a ritirare il mio “premio” solo qualche settimana dopo. E invece qui tutto si interrompe. Sfortunatamente ebbe inizio il valzer delle “zonazioni” antiCovid che si dilungò a dismisura fino ad approdare al primo giorno giallo, il 7 Gennaio.  Quel giorno fui alla Collina degli ulivi in un batter d’occhio. La gioia di rivederci e i bambini appiccicati alla finestra che ci guardavano fecero da cornice alla conclusione di questa storia.

E così, immerso nei ricordi, scorrono i visi, i gesti, gli schiamazzi dei bambini. Scorrono le parole di Alda, con i suoi modi sbrigativi e il suo spirito combattivo desideroso di giustizia, a far da scudo a una tenerezza infinita. Scorrono i silenzi di Diletta, assordanti come il mare, e i gesti generosi da donare a tutti, e la sua tenace presenza in difesa degli ultimi. Scorrono le immagini della Collina degli ulivi a ricordarmi, e a ricordarci, che l’essere umano può fare meglio di così, che può armarsi di gentilezza e colorare il buio che ha dentro, che un gesto di umanità non costa nulla e che regalare un sorriso rallegra l’anima.

L’olio delle meraviglie, da varietà leccino e frantoio, mi è apparso così:

All’occhio un verde smeraldo brillante che ti cattura come fosse un magnete. Il naso che spazia fra erbe balsamiche, legni e dipinti antichi, note di agrumi freschi ed essiccati, margherite e biancospini. Al gusto un elegante timbro piccante, mai in eccesso, che ti richiama all’attenzione nuove sfumature. E qui si gioca a rimpiattino fra burro, burro di arachidi, tarassaco, rosmarino e crosta di pane, per chiudere con una impercettibile nota aromatica.

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La Collina degli Ulivi/Casa Emmanuel
Via Consolare, 1273 – Dorgagnano – Bertinoro (FC)
Tel: 0543 444283   Mail: casa@casaemmanuel.it 

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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