Farsi conoscere per un eccellente rosato non è cosa comune. Neppure in un’epoca in cui tutti – ma proprio tutti, pure il labrador del vicino di casa, modulando l’abbaiata a seconda delle bottiglie – parlano di vino.
Un percorso canonico è questo:
– ideazione di un nuovo progetto
– acquisto di terra o passaggio di mano da un parente (di solito un nonno)
– prime vinificazioni sperimentali: in tonneaux, poi in cemento, poi in anfora
– esordio sul mercato con un rosso o un bianco
– successo di critica e di pubblico
– sfruttamento del successo proponendo un rosato di risulta (da salasso del rosso famoso)
Al contrario Giuliano Pettinella e la moglie Francesca hanno esordito nel 2010 direttamente con il Tauma, rosato di particolare energia e luminosità, che dopo un veloce passaparola si è a giusto titolo accreditato non soltanto tra i migliori della tipologia dell’Abruzzo, ma d’Italia.
Nella vecchia guida espressica scrivevamo di una delle primissime annate, la 2012:
“Un solo vino prodotto dal giovane Giuliano Pettinella dal vigneto di famiglia a Silvi Marina, nel teramano, ma che vino: il Rosato Tauma smuove con energia e autorevolezza le (un po’ statiche) gerarchie regionali grazie a un assetto aromatico e gustativo di prim’ordine.”
“Colore profondo, più intenso di molti altri della tipologia; profumi complessi di agrumi, bergamotto e lampone, sfumati da note speziate, sapore vibrante e ficcante, molto succoso e articolato, lungo”
Non un rosato qualsiasi, quindi. Dopo quasi un decennio di ponzamenti, sperimentazioni, valutazioni, soppesamenti varii, Giuliano e Francesca si sono decisi al grande passo: proporre una loro versione del rosso più celebre della regione, il Montepulciano d’Abruzzo. Copioincollo di seguito i dati salienti, ad uso degli appassionati di numeri, statistiche, dettagli viticoli, specifiche enologiche:
In vigna
“Le uve con le quali si produce il Montepulciano provengono interamente da un vigneto allevato ad alberello che si trova alle pendici del Monte Morrone e della Maiella nel comune di Tocco da Casauria. La densità di impianto è media, ovverossia circa 6200 viti per ettaro; l’alberello ha una conformazione a tre branche e all’apice di ciascuna branca c’è uno sperone potato a 2/3 gemme. Il carico di uva è dunque di circa 6/8 grappoli a pianta e la resa per ettaro oscilla tra i 40 e i 45 quintali.
(…) Il vigneto si trova a circa 400 metri di altitudine ed è giovane, essendo stato impiantato nel 2015.”
In cantina
“Le uve dopo essere state pigiate e diraspate fermentano senza aggiunta di lieviti selezionati in fusti d’acciaio di 10 ettolitri, senza controllo della temperatura. La macerazione dura circa 12 giorni, con follature e délestage. Dopo la svinatura il vino affina in barrique esauste per circa un anno, senza subire alcun tipo di stabilizzazione; non viene filtrato né chiarificato con sostanze coadiuvanti. Il Montepulciano è sottoposto a una naturale decantazione per sedimentazione tra un travaso e l’altro è l’unica aggiunta è una piccola quantità di anidride solforosa.
L’imbottigliamento viene eseguito per caduta manualmente.”
Il risultato? La vendemmia 2019 propone un’immagine sensoriale chiara e compiuta: tonico nel colore, nitido nei profumi, equilibratamente tannico/sapido/acido/fruttato nel gusto. Più giocato sulla freschezza del frutto che sull’elevage, di notevole energia ma ricco di dettagli aromatici, si beve benissimo e promette un’ampia parabola vitale.
Per un vino così si può scomodare addirittura San Francesco e trovarci delle analogie con la luminosa descrizione del fòco nel Cantico delle Creature: “et ello è bello et iocundo et robustoso et forte”.
PS buonissima, se mai ci fosse stato qualche dubbio di partenza, anche la nuova annata di Tauma, succosa, ritmata, vibrante (ah, dimenticavo l’ormai inevitabile aggettivo gastronomica).