Quaderni lucchesi/3 – Calafata e Malgiacca

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CALAFATA

Recuperare alla “normalità” e all’etica del lavoro persone difficili o in difficoltà: disagio psichico, dipendenze, fine pena, marginalità, migranti; questa la forte impronta sociale di cui si veste la cooperativa agricola Calafata di Lucca, questo il messaggio per il futuro, questo ciò che più conta.

Io sono andato lì per conoscere la loro agricoltura e i loro vini ( ma le attività comprendono anche orticoltura e servizi di agricoltura e lavorazione terra conto terzi) e mi sono ritrovato, dopo ere, a percorrere strade sconosciute assieme a Mauro Montanaro e Daniele Tuccori per scollinare di qua e di là: dalla southside della Maulina, culla del vino storicamente più amato dai lucchesi, alla dark side morianese (Mulerna), dalle giaciture più fresche e appartate, le due zone dove i ragazzi di Calafata gestiscono il grosso del parco vigneti.

Lo fanno con metodi naturali, a suon di sovesci, osservazione e preparati biodinamici, sfruttando un patrimonio di eclettica composizione varietale, in alcuni casi vecchio di 60 anni.

I bianchi, in particolare, a base di uve locali, mi hanno ben impressionato. Perché sotto la scorza verace in un caso (Gronda), il velo macerativo dall’altro (Almare), si celano dinamiche fatte di sottigliezze instradate da una acidità luminosa e mai tagliente. Le trame sanno come farti salivare, tanta la freschezza, offrendo pertugi di salinità e restituendo quarti di nobiltà a un temperamento sostanzialmente contadino.

Invece, se chiedi istinto e spigliatezza, beh, Scapigliato è lì per quello: acidulo e slanciato, è un rosso d’annata che porta in dote profumi di rosa selvatica, fragolina di bosco e sambuco. E anche il sorriso.

Calafata – Via delle Vedova 35 – Località Mulerna – Lucca – www.calafata.it

Foto dell’autore

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MALGIACCA

Saverio Petrilli, Lisandro Carmazzi, Sarah Richards, Luigi Fenoglio, Brunella Ponzo. Sono loro gli artefici della scommessa nuova chiamata Malgiacca.

Nella testa (e nel cuore) un obiettivo: far rinascere a vita vecchi ceppi sparsi nell’areale di Gragnano, sulle colline Lucchesi protette dai monti gentili delle Pizzorne, per recuperarne la voce.

Ad oggi annoverano nove ettari, sparsi qua e là in micro appezzamenti all’interno di uno spalto bellissimo e luminoso che tocca Corte Malgiacca, Gragnano e, più in alto, Tofori e Sant’Andrea.

Le vigne, alcune delle quali promiscue, in parte non si sa cosa contengano, ma senz’altro ricalcano la classica eterogeneità ampelografica di questi luoghi, talmente radicata da farsi tipicità.

Dopo tre vendemmie e le cure di una agronomia pulita, qualcosa sta cominciando a quadrare, e la quadra qui porta un nome: leggerezza. O anche bevibilità. Ma se volete, semplicemente, SPONTANEITA’.

Intanto, aldilà della franchezza ho scoperto l’introspezione e il sotteso: sta nel profondo battito minerale di Tingolli 2019, bianco da singola vigna che dietro il rigore claustrale nasconde il futuro.

Invece, un tannino “sabbioso” e appena accennato lascia spazio al fiato rinfrescante della sapidità e a un fluire rilassato, salmodioso e lento in Malgiacca Rosso 2019.

E ancora, nel Malgiacca Bianco (2020) una verace scorza aromatica annuncia una apertura salina talmente rigenerante da trasformarne l’apparente rusticità in dono.

Poi c’è Dalì’tro (2020), un rosso fatto per liberare l’atto del bere da ogni tipo di resistenza.

Ebbene, ci riesce.

Malgiacca – Via Belvedere, 30 – Località Gragnano – Capannori (LU)  – www.malgiacca.com

Foto dell’autore

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FERNANDO PARDINI

2 COMMENTS

  1. Entrambi progetti interessanti, e sarei proprio curioso di conoscere i vini ottenuti da tutte quelle vigne recuperate. Dove si possono trovare i vini di Malgiacca? Sono di già in commercio.

  2. Sì, ritengo siano già in commercio. Non so dirti circa la reperibilità. So che però che stanno in una piccola distribuzione. Il consiglio è quello di scrivergli e chiedere lumi.

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