Come si vende il vino? Vinix, intervista a uno dei fondatori

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In un mondo in cui si può comprare lo stesso telefonino o bere la stessa bevanda praticamente in ogni angolo del globo, il mercato dei prodotti alimentari continua a rappresentare una eccezione, e meno male! Certo, i pomodori li potete acquistare anche da Kroger, in Texas o da quelle parti là, ma non vi aspettate che abbiano qualcosa in comune con un pomodoro italico, a parte il colore!

Ma il vino, che non è un pomodoro, per quanto riguarda la distribuzione potrebbe in effetti avvicinarsi più alla nota bevanda, se non che… se non che la complessità di questo alimento così speciale sembra riflettersi nel suo percorso dalla vigna alla nostra tavola (che sia casalinga o del ristorante).  E così grandi case vinicole, più vicine al modello industriale che a quello contadino, hanno magari un forte mercato locale, mentre piccoli produttori, grazie ovviamente anche alla rete, vedono nei più remoti paesi del mondo. Se poi il contatto diretto tra aziende e ristoratori non manca, sono sempre ben attiviti i canali di distribuzioni dei rappresentati di commercio, che decidono la diffusione di un prodotto assai più della vicinanza geografica (e così a Torino si beve Nero D’Avola per poi magari non trovare un buon Erbaluce).

Per non parlare poi dell’esportazione, questa sì veramente legata a flussi imperscrutabili, che fanno finire nelle carte dei vini di ristoranti cinesi o californiani vini italiani di cui in Italia neppure si rintraccia il produttore…

Filippo Ronco - Tigulliovino - VinixIn tutta questa complessa e ribollente rete di vendita è quanto mai ovvia la forza crescente della rete, con i consueti e ormai rodati siti di vendita on-line, con le vendite dirette dei produttori, ma anche con proposte diverse, quali i gruppi di acquisto, più o meno organizzati, che permettono ai consumatori finali (ma anche ad operatori interessati a piccole quantità) di spuntare prezzi più convenienti comprando vino in cordata. Tra questi Vinix Social Commerce, una piattaforma super autoctona nata dall’idea dell’amico Filippo Ronco, uno dei pionieri del giornalismo enogastronomico in rete col suo Tigulliovino. Lo incontriamo, virtualmente, per farci raccontare della sua creatura.

Ciao Filippo, quando e come siete nati?

L’idea è partita a gennaio 2013 con una piattaforma totalmente auto-realizzata. Eravamo piccoli guerrieri allo sbaraglio ma l’idea incontrò il favore degli appassionati e grazie a un manipolo di produttori dallo spirito pionieristico partimmo. Una nuova nascita, in seguito ad un completo rebuild della piattaforma per affrontare il futuro con una struttura più forte e tecnicamente più evoluta, è avvenuta a settembre del 2020 con cui abbiamo presentato Vinix platform, la versione rivista e aggiornata della nostra idea.

In due parole, chi siete e che fate?

Vinix è un sistema di automazione del canale della vendita diretta. Forniamo tecnologia ai produttori e diamo in mano agli appassionati uno strumento facile ma potentissimo per aggregarsi in “cordate” e poter acquistare insieme, in gruppo da produttori selezionati, non solo vino che è il cuore ma anche birre artigianali, oli extravergine di eccellenza, prodotti food scelti in giro per la penisola. Il team di sviluppo è ad oggi costituito da 5 persone ma è in espansione anche grazie alla grande crescita che abbiamo avuto dopo il rebuild da settembre 2020.

Come vi differenziate dagli altri e-commerce sul vino?

Potremmo dire in tutto. In un normale e-commerce si compra da più aziende per volta, ogni utente che ordina beneficia di una spedizione, le spedizioni sono veloci, a volte velocissime ma qualche volta le bottiglie posso subite rotture, gli sconti sono discreti ma non sempre trasparenti, l’impatto sul pianeta discretamente devastante. Con Vinix si può invece comprare da un produttore per volta (lo sceglie chi lancia la cordata), si può ordinare anche da soli e ricevere la merce a casa ma normalmente si acquista in cordata, insieme ad altri amici e si va a ritirare dal capocordata (chi fa da base per l’arrivo della merce del gruppo), i tempi di consegna sono più lunghi perché ci sono i tempi di durata della cordata (da 5 a 14 giorni a seconda del tipo di cordata) e quelli di consegna, che sono con corrieri tradizionali e non espressi, quindi anche 5-8 giorni dal termine della cordata. Tuttavia non esistono rotture perché viaggia quasi tutto su pallet e gli sconti sono i più veri e i più sorprendenti che uno possa immaginare. Questo è possibile grazie a due cose: le grandi quantità ordinate in un unico ordine e la logistica ottimizzata dove l’azienda risparmia perché sono le persone ad andarsi a prendere la merce dal capocordata, noi la chiamiamo “distribuzione dal basso”.

Abbiamo già capito che la sostenibilità è uno dei vostri valori, ne puoi evidenziare altri?

Il nostro motto è “sempre carichi”! Ma questo doppio senso non è un valore se non quello dell’amicizia e della convivialità, sono molte le storie di amicizia nate grazie a questo sistema di acquisto che prevede sempre una parte realmente “sociale” al ritiro della merce. I valori sono la lealtà nei confronti della filiera, con un sistema chiaro, trasparente, verificabile e onesto, diretto dove il rapporto di compravendita è tra chi produce e chi acquista, con un rapporto quasi mutualistico e di supporto in alcuni casi e dal basso, con la partecipazione delle persone alla distribuzione finale. Una delle più grandi conseguenze come dici e poi è il rispetto ambientale: ogni anno grazie a questo sistema togliamo dalle strade decine di migliaia di spedizioni singole per accorparle in poche grandi spedizioni: automobilisti e ambiente ringraziano.

Vedete possibilità di espansione? Anche all’estero?

La crescita in ambito nazionale ha di fronte a sé ampie praterie verdi. Stiamo crescendo a 3 cifre percentuali anno dopo anno e nel bene e nel male la pandemia ha dato un impulso globale alle vendite on-line che si è riverberato anche sulla crescita complessiva, ma siamo ancora alla punta dell’iceberg, crediamo che in Italia ci sia ancora un enorme mercato a cui far conoscere questo nostro progetto. L’estero lo stiamo affrontando, a modo nostro perché non faremo vendita da Italia verso l’estero e viceversa, almeno non nell’immediato, ma paese su stesso paese, replicando il modello. E’ un processo più lungo, ma ci consente di essere coerenti con la nostra filosofia di disintermediazione reale senza dover per forza inserire altri soggetti od orpelli burocratici.

Avete notizia di iniziative simili?

Ci sono probabilmente altre iniziative basate sull’acquisto di gruppo, anche se probabilmente la nostra è quella con più know-how e con la piattaforma tecnologica più avanzata. Inoltre è l’unico sistema al mondo a prevedere un sistema di “contributo di stoccaggio” che consente non di remunerare (non sarebbe possibile fiscalmente) ma di alleggerire le spese dei capicordata per i loro servigi ai propri gruppi, è tutto ben spiegato nelle nostre FAQ,  ma basti capire che i capicordata possono realmente “bere gratis” grazie ai contributi di stoccaggio, da cui un altro nostro cavallo di battaglia, “keep calm and drink free.”

Chi vi ama (produttori, consumatori?) e chi vi odia… distributori?

I consumatori arrivano in genere con una certa diffidenza come è normale che sia, là fuori è pieno di sconti farlocchi e offerte civetta. Dopo la prima cordata a cui partecipano però capiscono il meccanismo e riconoscono – loro parole – che non esista niente di simile sul mercato restando affascinati dal sistema, anche per i suoi risvolti sociali, sono realmente nate molte amicizie grazie a Vinix e alla sua parte social. I produttori apprezzano molto il sistema per via della sua efficienza, niente più piccole spedizioni micro ma poche spedizioni grandi, meno tempo perso per la gestione di tanti piccoli ordini frammentati ma poco per l’evasione di ordini consistenti. Il sistema è etico anche nei confronti dei produttori verso i quali noi, come piattaforma, ci facciamo piccolissimi, proprio per consentire agli appassionati di godere del massimo sconto possibile e ai primi di conservare i propri margini. Odiare speriamo nessuno, c’è stata un po’ di turbolenza – soprattutto in passato – da parte di rivenditori e agenti, ma con il tempo hanno probabilmente capito che a cascata ogni nostra cordata che magari investe 100 persone super appassionate poi arriva su altrettante persone, parenti, amici, colleghi con cui bevono insieme e che, normalmente, vanno poi a cercare gli stessi prodotti nei canali tradizionali.

Sai Filippo, non vi ho ancora provato… non compro in rete e preferisco ancora andare a “sfogliare” le bottiglie in enoteca, ma chissà che non mi faccia convincere! Intanto, in bocca al lupo!

Luca Bonci

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