I Bulgari in Toscana. Verticale di Argirio, il cabernet franc di Podernuovo a Palazzone

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Il paesaggio che si attraversa arrivando della tenuta toscana della famiglia Bulgari è inconfondibile, e miracolosamente intatto senza cadere negli stereotipi “da cartolina”. Ma se c’è un segnale forte e chiaro che è stato scelto per dichiarare una identità territoriale salda e determinata, è il nome del vino sangiovese: Sotirio. Sì, perché al vino da uve sangiovese è stato dato il nome delle origini, delle radici, dedicandolo a Sotirios, l’argentiere che veniva dalla Grecia e che per primo aprì una bottega a Roma, dando inizio alla storia di quello che sarebbe diventato uno dei più importanti e famosi marchi del lusso italiano.

Nonostante l’Umbria sia subito là ad est qui siamo saldamente in terra senese, a due passi da Sarteano, Cetona, Chiusi. E se l’accento di Giovanni Bulgari mentre parla con lo sfondo di una vista a perdita d’occhio dolce e aperta è inequivocabilmente romano, ormai la sua vita la trascorre al quasi per intero qui in campagna. Verso questo vero e proprio paradiso si protendono le geometrie “italo-giapponesi” della terrazza alla sommità della cantina quasi invisibile, completamente interrata nella collina e in gran parte energicamente autosufficiente fra geotermico e fotovoltaico, frutto della collaborazione fra Massimo Alvisi, che ha studiato con Renzo Piano, e Junko Kirimoto, della scuola del maestro Tadeo Ando. Ed è comprensibile quindi il leggero distacco con cui racconta un passato ormai lontano all’”ufficio pietre” della celebre maison di gioielli, che col senno di poi appare oggi come un’ottima palestra per la ricerca della migliore materia prima, anche perché gli strumenti per testare la purezza delle pietre erano assai simili a quelli che oggi aiutano a valutare la maturazione e la sanità delle uve.

La storia di Podernuovo a Palazzone inizia nel 2004 con una telefonata. Era il padre di Giovanni che parlava di una grande e bella tenuta con tanti vigneti abbandonati: qualcosa come 30 ettari di sangiovese in pessime condizioni. Dopo un laborioso processo di reimpianti fra il 2007 e 2009 anno della prima vendemmia, oggi siamo sui 50 ettari di terra di cui 22 vitati a uve rosse e 4 a uve bianche: sangiovese, cabernet franc e sauvignon, poi poco merlot e petit verdot e infine vermentino, per una produzione che si attesta sulle 100mila bottiglie. I terreni sono argillosi con presenza variabile di calcare e limo, gestiti con la preziosa collaborazione di Giorgio Gigliotti e di Stefano Piccio (insostituibile memoria storica di queste zone) che li conoscono palmo a palmo.

L’Argirio è diventato subito un vino simbolo di Podernuovo perché è stato presto chiaro che il cabernet franc in questa terra dava risultati tali da dover essere valorizzato da una espressione “in purezza”. La sua elaborazione si basa su fermentazioni con lieviti indigeni, lunghe macerazioni (20-24 giorni), follature e rimontaggi manuali, maturazione per un anno in barrique seguita da un affinamento in cemento e poi in bottiglia. E la degustazione nella bella sala con vista sulla barriccaia non è solo una gioia per gli occhi ma consente di vivere un suggestivo effetto di simultaneità fra due momenti fondamentali della vita del vino, la sua maturazione e il godimento che dà quando è nel bicchiere.

Verticale di Argirio

2009
Viene da una annata fresca; il naso è seducente, rimanda alla fragola e il lampone, e col tempo a note di caffè e cacao. Setoso e delicato al palato, ha trama vellutata che si increspa verso il finale. Sorprendente.

2011
Da una annata secca, arriva un olfatto essenziale in cui emergono erbe aromatiche e balsamicità. Entra al palato compatto e spesso e riempie la bocca con piglio autorevole e il finale, brillante, sfoggia un tannino luminoso anche se di lunghezza forse inferiore a quanto aveva lasciato presagire.

2013
Naso “sussurrato” e con qualche sfumatura vegetale, in cui appaiono i sentori di peperone classici del vitigno. Diverso il carattere in un palato spesso e potente, con qualche spigolo qua e là, ed un finale acuminato.

2014
Annata “famosa” per le sue piogge giustifica un naso non esplosivo, che con il tempo raggiunge comunque una bella espressività. L’attacco in bocca è subito vibrante e la beva è tesa, saporita e dinamica nel suo svolgimento che evidenzia un tessuto di buono spessore. Finale di media persistenza.

2015
Naso assai elegante e dominato da una profonda componente fruttata che tende ad addolcirsi col tempo. Al palato, ad una iniziale progressione compassata ma sicura, segue un finale che “strattona” quasi esplosivo, con tannini brillanti seppure ancora giovani.

2016
Olfatto di grande persistenza, levigato ed elegante, ampio ed espressivo, dal frutto prorompente di tonalità scure imbrigliato in una veste elegante. È pieno in bocca, e più che sui contrasti gioca sulla scorrevolezza e l’equilibrio, e su un finale ricco, spinto da un tannino di trama finissima.

2017
Ampio, potente e intenso in un naso che mostra accanto alla componente fruttata toni balsamici e ferrosi. Spesso, quasi masticatile per la sua grande sostanza al palato, si rinfresca con decisione arrivando al finale fresco e succoso: l’impressione è quella di un vino con una grande materia in fase di sviluppo e armonizzazione.

Podernuovo a Palazzone
Località Le Vigne, 203 – Palazzone (SI)
Tel. 0578 56056
www.podernuovoapalazzone.com

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Riccardo Farchioni

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