Pagani de Marchi: una famiglia per il vino (etrusco) di qualità

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Uno dei momenti più cruciali per la storia di una attività è quello del cambio generazionale. Avranno i figli la capacità e la volontà di continuare la storia (magari di successo) iniziata dai padri e madri o dai nonni e nonne, o preferiranno scegliere liberamente in quali mari navigare? Da una parte c’è la comodità di una strada già tracciata (ma non per questo necessariamente semplice da proseguire), dall’altra la libertà di inventare cose nuove. Sia come sia, a chi ama il vino italiano viene sempre da rallegrarsi quando una attività schiettamente famigliare continua, senza finire preda di “big” in cerca di “diversificazioni” o, forse peggio, di oscuri fondi d’investimento.

È questo il caso della famiglia Pagani De Marchi, che ha festeggiato nel 2021 due importanti anniversari, i cinquant’anni dall’acquisizione della tenuta e i venti dalla prima vendemmia, ma soprattutto ha visto il passaggio del testimone al figlio Matteo da parte della mamma Pia, anche se il suo piglio lascia immaginare se non più un’operatività piena, perlomeno un ruolo saldo di “supervisione”.

Passando una giornata nella loro cantina, si avverte chiaramente la tranquilla ma determinata passione di una famiglia svizzera (ticinese di Lugano) che si è innamorata della Toscana comprando nei primi anni 70 un podere e poi, complice una suggestione bolgherese veicolata da Michele Satta,  scegliendo di assecondare una delle vocazioni più celebri di questa terra: quella di esprimere vini di grande qualità. L’impresa fu iniziata nel 1996 da Pia, appunto, e dal marito Enrico, nel territorio di Casale Marittimo inserito nella zona collinare immediatamente alle spalle della fascia costiera dove al tempo non c’erano praticamente produttori, mentre oggi c’è (ad esempio) un illustre confinante, Oliviero Toscani, del quale si intravede l’oliveto-giardino.

I terreni qui sono composti da argille sedimentarie, sono calcarei e poveri di azoto ma ricchi di potassio e magnesio; i vigneti via via acquisiti hanno tutti belle esposizioni, dal sud pieno al sud est e al sud ovest. I risultati dei primi vigneti piantati nel 1997 e 1998 (cinque ettari fra merlot, cabernet sauvignon, sangiovese) arrivarono nella vendemmia 2001, e grazie alla intima conoscenza del territorio da parte dell’enologo Stefano Moscatelli e alla guida sicura di un consulente  “top” come Attilio Pagli furono molto incoraggianti. Quindi si aggiunse un altro ettaro e mezzo, ancora di sangiovese e di vermentino, fino a raggiungere la superficie vitata attuale di circa sei ettari e mezzo.

Nel tempo esperienza e riflessioni e hanno suggerito novità e aggiustamenti: il passaggio da vini da singolo vitigno ad assemblaggi, con l’eccezione del merlot “identitario” Casa Nocera; l’uso dell’anfora, che assume un significato particolare, visto che lo praticavano anche gli etruschi di casa qui come testimoniano le importanti tombe rinvenute proprio fra i vigneti; la sempre maggior attenzione per l’integrità del territorio, iniziata nel 2009 con la conduzione biologica delle vigne e proseguita sapendo intervenire in maniera sempre più rispettosa con concimi organici e sovescio; last but not least, nuove etichette in via di ultimazione.

Con la sue 35mila bottiglie e un mercato svizzero da sempre ben curato, la Pagani de Marchi è insomma una realtà solida, che ha fissato i suoi punti di riferimento e che è in consapevole movimento; e ora, nelle mani di Matteo, è più che mai da seguire da vicino.

Gli assaggi, in compagnia di Paolo Basso, miglior sommelier del mondo ASI 2013

Blumea 2020
Colore paglierino intenso e limpido per l’ultimo nato in azienda: un Vermentino solare, comunicativo e di facile lettura con la sua gradevole aromaticità che si esplicita negli agrumi dell’olfatto, e nella pesca e nell’albicocca che si alternano in una beva di buona freschezza. Riesce ad allargarsi al palato colorandosi con toni di miele in un finale di media persistenza.

Montaleo 2018
Assemblaggio nato nel 2003 di sangiovese, cabernet sauvignon e merlot, mostra ancora un filo di rovere in evidenza al naso accanto ad un impronta fruttata di impronta “merlottiana” in un quadro comunque sfaccettato che rimanda al ribes, all’amarena matura, alle spezie. Fresco, succoso, spontaneo e dissetante in bocca, è snello e termina con un tannino di bella grana che increspa il finale.

Olmata 2018
Bella profondità di frutto in un naso ricco e opulento, dominato da note di mora e cassis. Il palato esibisce spessore senza essere ingombrante e morbidezza senza eccessive grassezze, ed è siglato da tannini finissimi,  che marcano un sapido carattere mediterraneo in un finale di bella lunghezza.

Principe Guerriero Anfora 2019
Questo vino storico dell’azienda ha cambiato natura: da sangiovese in purezza ad uvaggio bordolese (cabernet sauvignon e merlot), è stato indirizzato nella “modernità antica” dell’anfora che conferisce quella gentile maturità del fruttato spesso percepita con questo tipo di affinamento. Si avvertono ciliegia, lampone, e anche toni balsamici e di macchia mediterranea in una bocca piena dove la gioventù si avverte nell’apporto tannico vivo, vibrante fin dal centro bocca, che accompagna una beva sempre scorrevole.

Casa Nocera 2015
Il vino storico e identitario della azienda e della famiglia, che prende il nome dalla prima vigna di merlot piantata. Ha un colore viola fittissimo che ne riflette le caratteristiche ancora giovanili. Il naso è profondo, e intenso di mora macerata, ribes, mirtillo; il palato è compatto, saporito, rotondo e anche scorrevole, e riserva belle sensazioni in un finale percussivo e dolce nel tannino.

Pagani De Marchi
Via della Camminata, 2 – Casale Marittimo (PI)
Tel. 0586 653016
www.paganidemarchi.com

Riccardo Farchioni

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