Valutare la produzione di Antonio Camillo, vignaiolo in quel di Manciano (Toscana), non è particolarmente difficile. Basta sciogliere il dubbio interpretativo iniziale su quale sia il nome e quale il cognome e il resto viene da sé, con grande naturalezza, tanto succosi e beverini sono i suoi vini.
E quindi, avendo assodato che Camillo è il cognome, nessuno credo potrà smentirmi se indico ai lettori che Antonio è il nome.
Con queste solide premesse teoriche, ecco un paio di annotazioni sparse prima della trascrizione di alcuni appunti di assaggio; o meglio, di bevuta.
Antonio fa vino in un anonimo ma funzionale capannone in località Pianetti di Montemerano. “Eh, questa è una semplice fabbrica di vino”, commenta con modestia. E in effetti il locale è disadorno, essenziale, direi spartano. Data la qualità dei vini, si tratta di un elemento marginalissimo.
Anzi, non è marginalissimo, è proprio insignificante. Molto meglio trovare vini ottimi/eccellenti fatti in un semplice capannone (Sean “il Guercio” di Carleone docet) che ammirare – si fa per dire – la cantina di design “che ci ha fivmato un gvande avchitetto, che è anche scultove”, dalla quale escono bottiglie piene di un liquido solo lontanamente imparentato al vino vero.
Antonio nell’ultimo decennio è divenuto a giusto titolo famoso per i suoi golosissimi rossi a base di uva ciliegiolo. Con l’aiuto di una piccola ma agguerrita squadra di lavoro, a cominciare dalla braccia destra* Alessia, firma vini giammai tannici o troppo densi, all’opposto aerei, affusolati, dritti come quadrelli di balestra. In un appiccicosissima mattinata di luglio gli ho fatto visita, e dopo lunghe chiacchiere e numerosi assaggi, ne ho tratto poche note (selezionate in base ai ricordi):
Procanico 2020
macerazione sulle bucce condotta con saggezza, profumi ancora contratti, attacco sapido/tannico, centro più sciolto e flessuoso, finale incisivo
Ciliegiolo 2020
Classico e invitante spettro aromatico di frutti rossi, frutti rossi e frutti rossi (in quest’ordine), sapore deliziosamente fruttato, ma senza sbilanciamenti verso la dolcezza zuccherina; finale lineare, limpido, che far venir voglia del sorso successivo
Ciliegiolo 2018
Molto simile al fratello più grande, più complesso nello sviluppo olfattivo, che accenna qualche nota di grafite; palato altrettanto saporito e aperto, lungo
Grané 2021
Nuova etichetta a base di uve carignano. Peculiare all’olfatto, fruttato ma anche sulla gariga e le erbe officinali; gusto articolato, tannini di buona grana (un po’ severi in questa fase evolutiva), chiusura molto persistente
Tinto di Spagna 2021
Nuova etichetta da uve grenache (ovvero cannonau). Timido sulle prime, con l’aria si apre in aromi di macchia mediterranea; al gusto ha ritmo, fitta ma non arida intelaiatura tannica, finale lungo, scandito, deciso
* femminile di braccio destro: in questo periodo** di iper-politicamente corretto, non si sa mai
** in questa perioda