Diari in costa 2023 – Caiarossa

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Marco Lipparini, Emilio Mancini, Francesco Villa

Fedele all’intento originario che fu del fondatore-visionario Jan Theys, ossia spalancare un portone di possibilità per una enclave vergine collocata sulle colline (bellissime) di Riparbella, confrontandosi con i vitigni del mondo e prendendo a fondamento fattuale la biodinamica, Caiarossa ha superato la maggiore età con una proprietà intraprendente (la famiglia Albada Jelgersma, suo Chateau Giscours in Médoc), una solida reputazione a suon di vini parlanti, e un bel po’ di investimenti messi a cantiere, anche e soprattutto in capitale umano.

E a proposito di capitale umano, qui c’è una squadra di 30 persone per circa 30 ettari di vigneto, il che è tutto dire.

E una articolata gestione del team di lavoro tecnico, che vede in Francesco Villa il direttore e in Marco Lipparini l’enologo interno. Si avvalgono della consulenza del celebre duo Valerie Lavrigne- Alex Marchal, con il coordinamento del régisseur Jerome Poisson, uomo-ponte fra Giscours e Caiariossa. Il tutto sotto l’occhio vigile del responsabile amministrativo, nonché memoria storica di Caiarossa, Emilio Mancini.

Le dimensioni di impresa nel frattempo sono sicuramente cambiate grazie ai nuovi impianti di Poggio Nocola, un luogo scenografico che vanta un mix di suoli antichissimi – fra depositi oceanici e matrice vulcanica-, altitudini decisamente significative per la zona (340 metri) e il mare di fronte. Sono andati a sommarsi al sito originario di Serra dell’Olio e a quello, più piccolo e basso di quota, delle Lame.

Undici vitigni e un lavoro encomiabile di cesello per dare forma a una enologia di luogo, che sappia restituirci il timbro di una appartenenza secondo una cifra stilistica che nelle ultime stagioni è andata progressivamente acquisendo una maggiore misura estrattiva, liberando ulteriormente dal giogo dei legni e del peso strutturale una naturale propensione alle sfumature di sapore.

Nei rossi oggi c’è una pienezza che non richiama virulenza bensì visceralità, e la visceralità contiene in sé il germe della sensualità, che è essa stessa eleganza. L’ascendente mediterraneo si salda con una raffinatezza di stampo francese, questo accade per esempio in Caiarossa 2020, dove la preminenza del syrah e del cabernet fran nella paletta costituiva anima da par suo il comparto aromatico, lanciando l’abbrivio ad un tratto levigato e succoso, calibrato e morbido.

E se Aria di Caiarossa 2020 è come in attesa della migliore armonizzazione, pur sottendendo di già incisività e sale, Caiarossa Bianco 2021 invece è sorprendente, e segna un momento importante quanto a sensibilità e consapevolezza. Perché nell’assumere un passo da vino nordico si slancia a dismisura con un garbo nuovo.

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Visita aziendale effettuata nel mese di giugno 2023

 

FERNANDO PARDINI

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