Il Vin Brulé, un classico dell’inverno

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Il Vin Brulé è un classico dell’inverno. Non c’è un mercatino natalizio che non abbia una casetta dedicata alla somministrazione di questa bevanda ancora tutta da scoprire. Se in Italia si sorseggia soprattutto nel periodo natalizio, il Vin brulé in Europa è una bevanda, anche analcolica, che riscuote successo per tutta la durata dell’inverno. Pochi sanno però che l’origine del vino caldo speziato ha radici nella Penisola. Non vogliamo cadere anche noi nel trend topic di TikTok andando a scomodare ancora una volta l’Impero Romano ma questa volta la citazione è d’obbligo. In particolare facciamo riferimento all’opera di Marco Gavio Apicio che scrisse il De re coquinaria, una sorta di ricettario molto esaustivo alla stregua di un modernissimo Giallozafferano. L’esperto di enogastronomia che visse in epoca tiberina ci ha lasciato la ricetta del precursore del vin brulé ovvero il Conditum Paradoxum, “vino straordinariamente condito”. Si trattava del vino messo più volte sul fuoco e, letteralmente  “condito”,  con pepe nero, datteri, lentisco e zafferano. Inutile dire che fu proprio grazie alle mire espansionistiche dell’Impero Romano che il vino “ caldo”, è così diffuso oggi in tutta Europa. Partiamo alla volta della Finlandia per conoscere il Glögi, andremo poi in Alsazia per il tipico vin chaud della regione ed infine torneremo in Italia per scovare il segreti del Vin brulé del Babas, storico espositore dei mercatini di Trento.

Il Glögi in Finlandia

Nella splendida terra di Babbo Natale, il Vin brulé si pronuncia Glögi. In commercio si trovano già delle miscele pronte all’uso che in ogni casa non mancano mai nella stagione fredda: i Marli Glögi. Risponde alle nostre curiosità il direttore marketing dell’azienda Eckes-Granini, il dottor Ville Alanko.

In un comodo ed ecologico imballaggio in tetrapak o in una bottiglia di vetro, i finlandesi nelle serate in compagnia degli amici davanti al camino si scaldano con i drink di Marli da oltre 65 anni. Nel Paese scandinavo si trovano disponibili in concentrato (da diluire con rapporto 1:3 bicchieri di acqua) o pronti all’uso, solo da rriscaldare. Il direttore Ville ci offre alcuni consigli su come riscaldare il Glögi, molto utili anche a noi italiani per preparare il brulè. Il Glögi, così come il Brulè, ha un elevato grado di acidità e quindi bisogna scegliere con attenzione il contenitore dove saldarlo: mai pentole in rame od in alluminio ma solo in acciaio o acciaio rivestito da teflon. Nella versione finlandese, il Glögi non va mai fatto bollire. Solitamente viene servito caldo con una manciata di mandorle od uvetta aggiunte a freddo. Alanko, però, sostiene che non ci sono regole per gustarlo. Ad esempio l’eroe finlandese dello scorso Eurovision Song Contest consiglia di berlo ghiacciato ad ogni stagione a mo’ di cocktail. In realtà il Marli Glögi è davvero versatile e come suggerisce Alanko si può gustare nell’abbinamento classico con il Pan di Zenzero oppure si può osare, spalmando sul pane speziato un formaggio erborinato in un inedito trio dolce-salato. Addirittura in Finlandia lo si usa proporre con la carne: si cucinano le guance di maiale con una riduzione di Glögi con cipolle, aglio, carote e sedano rapa. Cos’è esattamente il Marli Glögi? È succo d’uva con l’aggiunta di concentrato di mela e ribes oppure mirtillo, zucchero e spezie come cannella, scorza d’arancia, chiodi di garofano, cardamomo, zenzero. Addirittura il Glögi Premium leggero è a base di succo di mela. Una concezione diversa di brulè e analcolica, diventando quindi  una versione adatta come bevanda di stagione. Ringraziamo Ville Alanko e ci spostiamo in Francia, precisamente in Alsazia.

Il Vin Chaud alsaziano

Sarà l’atmosfera natalizia alsaziana, saranno i mercatini suggestivi ma il Vin Chaud appare come il perfetto simbolo del periodo festivo. Fabienne Fessler dell’azienda turistica locale, ci spiega come in Alsazia di rado si utilizzi come base il Pinot Nero, l’unico vino a bacca rossa prodotto nella regione. È molto apprezzata invece la versione con il vino bianco come il Sylvaner, il Pinot Bianco o l’Edelzwicker. Infatti, in Alsazia, i famosi viticoltori dell’Obernai, un piccolo borgo fra Colmar e Strasburgo, propongono il vin chaud dorato. Al vino bianco locale vengono aggiunte spezie come cannella, anice stellato e chiodi di garofano. Non vanno dimenticati gli agrumi come limone, arancia e persino il mandarino. Degli agrumi non si usano solo le scorze come da noi ma si tagliano a fesine e si mettono nel pentolone! Inoltre oltre allo zucchero si mette anche il miele di abete. La preparazione richiede circa una ventina di minuti ma bisogna stare attenti a non portare il vino ad ebollizione. Anche in Francia, poi, esiste la versione per bambini ottenuto  con il succo di mela.  Il vin chaud si beve, gustando i fantastici bredalas, biscottini al burro nelle tipiche formine natalizie, oppure divorando i dampfnudel, gnocchi di pasta lievitata cotti al vapore o un manala, una brioche a forma di ometto, tipica dell’Alsazia.

In Italia, il Vin Brulé ai Mercatini di Natale

Il Vin Brulé in Italia si trova soprattutto nei mercatini dell’Avvento e offre una corroborante dose di “buonumore” natalizio, passeggiando fra le casette addobbate. In particolare, a Trento, c’è un espositore storico che conquista anno dopo anno i visitatori che affollano Piazza Fiera. Si tratta della casetta dei “Frati Embriaghi” con lo straordinario Vin Brulé del Babas che risponde al nome di Dario Simonazzi. La bevanda più gettonata dei mercatini è preparata con solo vino dell’Azienda Agricola Dallona di Sorni di Lavis all’imboccatura della Val di Cembra. Il rosso scelto è un blend di uve teroldego, lagrein e schiava. Come spiega il signor Marco Dallona, la percentuale di teroldego conferisce robustezza, la parte di lagrein costituisce la parte fruttata con sentori di more e sottobosco, mentre l’uva schiava serve per alleggerire il nettare. L’azienda vende il vino già aromatizzato con la ricetta del Babas a cui va aggiunto solo lo zucchero con un rapporto di 1 l per 100 grammi di zucchero. Abbiamo quindi interpellato direttamente anche Dario Simonazzi nella speranza di carpire qualche trucco del Brulé che va a ruba a Trento. Le spezie utilizzate sono cannella, chiodi di garofano ma Simonazzi aggiunge anche qualche zirela, caramelle zuccherine trentine. Il Babas, che prepara brulé da 25 anni, versa poi lo zucchero e porta il tutto alla temperatura di 78°, lasciando evaporare parte dell’alcol. Si filtra e si serve caldo! Non ci resta che augurarvi un caldo Natale con il Vin brulè!

 

 

 

Elena Pravato

Se fossi un vino fermo sarei un Moscato giallo Castel Beseno. perché adoro i dolci (prepararli e mangiarli ) e resto fedele alla regola non scritta dei sommelier “dolce con dolce” . Inoltre è trentino come la terra che mi ha adottato. Se fossi uno spumante sceglierei un Oltrepò Pavese perché ricorda la mia Lombardia, dove sono nata e cresciuta. Se fossi un bicchiere sarei un bicchierino da shot o cicchetto, data la mia statura tutt’altro che imponente.

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