Terre di Toscana e i suoi territori. Maremma (grossetana), Lucchesia, Massese

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In questa serie di articoli descriviamo i territori che saranno presenti alla terza edizione di Terre di Toscana, grande evento-degustazione che si terrà a Lido di Camaiore il 7 e 8 marzo prossimi. Tutte le informazioni sul nostro appuntamento le trovate qui.


Parlando di Toscana, se dovessimo pensare ad un territorio emergente è facile che la mente corra alla Maremma (grossetana). C’è stato un momento nel quale tutti gli occhi erano puntati su di lei, forse perché si pensava che il suo clima fosse quello ideale per la produzione di vini dalle caratteristiche allora molto appetibili, quali la morbidezza, l’opulenza, il colore, l’acididità morigerata, il frutto. Insomma, era la “California della Toscana”, come si usava riassumere con una formula piuttosto approssimativa. Ecco quindi arrivare i grandi investimenti, per grandi estensioni dedicate a vigneti nuovi di tacca. Poi qualcosa è cambiato, l’idea del vino (forse) è cambiata, eppure il miraggio della Maremma come nuovo grande territorio per una diversa espressione (o per diverse espressioni) del vino toscano non è mai venuto meno. Sarà che in realtà ci sono diverse Maremme, e diverse sfaccettature, tali da andare fuori dagli schemi che le erano stati assegnati, fatto sta che non passa anno che dalla Maremma non ci arrivino novità, non passa anno in cui dalla Maremma non ci si attenda il coup de coeur. E dobbiamo dire che in questo senso di strada ne è stata percorsa.

Così, volendo iniziare da una Maremma “innovativa” capace di coniugare calore ad eleganza, non si può non richiamare il nome di Francesco Bolla e del suo PoggioVerrano, “calato” nella Toscana meridionale per realizzare un vino composito come il Dròmos (cabernet sauvignon, merlot, alicante, sangiovese, cabernet franc) e il “second vin” PoggioVerrano 3, a cui recentemente si è aggiunta la scommessa sangiovesista, incarnata da Dròmos L’Altro.

E che la Maremma sia un territorio sul quale puntare lo dimostra anche l’interesse di importanti produttori di zone “storiche”. Esempio eclatante quello dei Marchesi Mazzei (leggi Castello di Fonterutoli in Chianti Classico), che con la loro Tenuta Belguardo, oltre ad un affidabile Morellino, realizzano l’omonimo vino, assemblaggio di sangiovese e cabernet sauvignon di grande spessore.

Col di Bacche invece va cimentandosi brillantemente con le problematiche legate alla produzione di un merlot in purezza in una zona calda, realizzando nel suo Cupinero uno stimolante compendio fra ricchezza di frutto e complessità, quest’ultima apportatagli da spiccate componenti minerali. Anche qui comunque c’è un Morellino importante, il Rovente, a “segnare” adeguatamente l’idea di territorio. Vera e propria curiosità è costituita da Montauto di Riccardo Lepri, la cui produzione è incentrata prepotentemente sui bianchi: lo Chardonnay Arcione, i sorprendenti Sauvignon Gessaia ed Enos I e, per gli amanti dell’autoctono, un Bianco di Pitigliano “d’autore”.

Per finire, l’alta Maremma interna o, per riassumere in una parola, il Montecucco. Altro mondo, sebbene ci troviamo ancora in provincia di Grosseto. Le giaciture e i terreni sostanzialmente differenti, le condizioni climatiche in alcuni casi pedemontane, concorrono alla realizzazione di vini più freschi e contrastati che non quelli della Maremma classica. A Terre di Toscana saranno presenti tre campioni del territorio: Leonardo Salustri , che con l’aiuto del figlio Marco cura le vigne una a una per ricavarne dei sangiovese personalissimi e di grande energia, i Montecucco Grotte Rosse e Santa MartaCastello di Potentino, con lo straordinario Montecucco Sacromonte, l’intrigante Piròpo (pinot nero in larga prevalenza, per ora in assemblaggio con sangiovese ed alicante), e con la nuova scommesa in bianco, chiamata Lyncurio, di cui siam certi si parlerà. E infine la splendida tenuta di ColleMassari, custode di una produzione eclettica e curata, da cui spiccano le doti certe dei Montecucco “selezione” (Riserva e Sangiovese Lombrone).

La Lucchesia, da parte sua, ha una storia enologica interessante e singolare. La tradizione in fatto di viticoltura non le manca, soprattutto per quel che concerne il comprensorio che fa capo al borgo di Montecarlo, rinomato per i suoi bianchi impreziositi da vitigni alloctoni acclimatati in quei luoghi ormai da secoli. Poi sono comparsi sulla scena produttori che, con la forza dell’intelligenza e con le idee chiare su come agire in vigna e in cantina, hanno sparigliato le carte producendo vini ai massimi livelli. Infine, oggi, è diventata una sorta di “laboratorio” dove territori che nessuno avrebbe indicato come vocati per la viticoltura (leggi Garfagnana, Versilia…) stanno dando alla luce risultati molto interessanti.

E pensando alla “nuova” lucchesia, come non avere nella mente la passione trascinante di Moreno Petrini, Laura di Collobiano e Saverio Petrilli della Tenuta di Valgiano, che sono arrivati -grazie a profonde riflessioni circa i metodi di coltivazione della vite più adatti al loro territorio- al concepimento di un vino superbo come il Colline Lucchesi Rosso Tenuta di Valgiano, affiancato da prodotti sempre affidabili come il bianco Giallo dei Muri e il Rosso dei Palistorti?

Sempre dalla zona delle Colline Lucchesi, la proposta (soprattutto in rosso) della cantina Montrasio-Il Colle si distingue per la piacevolezza e per il brillante rapporto qualità-prezzo dei suoi vini. Sul versante di Montecarlo spiccano i bravissimi Moreno e Catherine Panattoni della Fattoria di Montechiari, con il loro eccellente Cabernet, ma anche con il profumatissimo e saporito Brut Donna Catherine, da uve pinot nero. Da tener d’occhio anche i vini della emergente Tenuta Lenzini, autrice di un Syrah e di un convincente uvaggio bordolese,  Poggio de’ Paoli.

Risalendo il Serchio, in zona Borgo a Mozzano (e già ci troviamo in Garfagnana), arriva l’interessante proposta di Macea dei fratelli Barsanti, incarnata per esempio dal Campo Caturesi Rosso, impreziosito da peculiari e un po’ misteriosi (quindi da scoprire e riconoscere!) vitigni autoctoni come la montanina e la barghigiana, o dal Pinot Nero, o da un singolare Pinot Grigio macerato sulle bucce. Altro garfagnino di razza è il dinamico Gabriele Da Prato del Podere Còncori, che stupisce sempre con il suo Melograno Rosso (syrah, carrarese, pinot nero, ciliegiolo) al quale si affiancano il Podere Còncori Bianco e, novità delle novità, il Pinot Nero.

E infine, salutiamo una cantina che può finalmente recitare in modo degno il ruolo di “padrona di casa” in terra di Versilia, ossia, appunto, Giardini Ripadiversilia, con i suoi bianchi Colli e Mare e Le Colline dei Marmi, e il rosso Vis Vitae, da uve sangiovese, cabernet sauvignon e franc.

Nella zona massese, nel comune di Montignoso per la precisione, incontriamo Montepepe, i cui bianchi giocano sull’assemblaggio vermentino-viognier (Montepepe Bianco e Degeres) spuntando esiti davvero apprezzabili, mentre il rosso unisce syrah all’autoctono massaretta. E arrivati al lembo estremo di Toscana che sta per cedere il passo alla Liguria, è il bravo Ivan Giuliani di Terenzuola a firmare da anni uno dei più eclettici e riusciti Colli di Luni Vermentino della zona, il Fosso di Corsano, al quale ha affiancato l’altrettanto valido Vermentino Monte Sagna. Senza dimenticarci del sorprendente rosso Merla della Miniera, assemblaggio di merla e tintoretto, vitigni locali.

Siamo ormai al confine, alla terra di frontiera, laddove la strada, da Aulla, porta dritta al passo appenninico del Lagastrello e diventa altra cosa. Qui, a Licciana Nardi, sempre in provincia di Massa, va prendendo respiro la scommessa forte di Casteldelpiano, grazie a vini sobri ed eleganti, tutti da seguire.

Nelle immagini: vigneti di Morellino, Montecarlo vista dall’alto, panorama di Lunigiana
TERRE DI TOSCANA, TERZA EDIZIONE

Domenica 7 marzo, ore 12-19 degustazione
ore 21 grande cena in compagnia dei vignaioli e dei loro vini
Lunedì 8 marzo
, ore 11-18 degustazione

Ingresso € 20 (€ 15 per soci AIS, Fisar, ONAV, Slow Food e per gli iscritti al notiziario de L’AcquaBuona, che riceveranno a tal fine un messaggio di posta elettronica in prossimità dell’evento). Nel prezzo di ingresso sono compresi il bicchiere da degustazione e la taschina portabicchiere.

Per accredito stampa o per ricevere l’invito omaggio dedicato agli operatori scrivere a info@acquabuona.it

L'AcquaBuona

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