Il cagnulari di Usini: incontro con Francesco Fiori e Giovanni Chessa

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USINI (SS) – Segnatevi questo nome: Usini. E segnatevi anche il nome di questo vitigno ancora troppo poco conosciuto, il cagnulari. C’è da esser sicuri che i vini che ne nascono si faranno sempre più strada in futuro, grazie alla forte personalità sia del vitigno sia dei suoli. In un angolo della Sardegna nord-occidentale, poco distante da Sassari, in un’areale storico che abbraccia una manciata di comuni (dai nomi assai musicali: Usini, Uri, Ittiri, Ossi, Tissi), si produce un vino rosso da un vitigno fortemente localizzato, che non si ritrova in altre parti dell’isola: il cagnulari. Fino ad anni recenti i produttori di vino della zona vendevano il loro prodotto sfuso a una clientela locale (per lo più proveniente da Sassari), che trovava qui oltre al vino anche un ottimo olio ottenuto dalla cultivar bosana. Poi fu il decano dei produttori usinesi, Giovanni Cherchi, a farsi conoscere a livello nazionale imbottigliando dapprima il vermentino (quello che oggi è il celebre Tuvaoes) e cominciando a moltiplicare le piante di cagnulari che aveva nelle vigne, fino a vinificarlo e imbottigliarlo in purezza. La storia del cagnulari moderno inizia quindi da Usini con Cherchi, e dopo di lui sono stati in molti a seguirne le orme, fino a creare delle piccole ma interessanti realtà produttive sia in Usini sia nei paesi vicini.
Lo spunto di questo articolo nasce da una bottiglia di cagnulari acquistata in enoteca e lasciata in cantina per un anno, quando è riemersa per una cena con amici. La sorpresa che ha fatto ai commensali, di un vino buonissimo, sorprendente e amichevole mi ha convinto a cercare di conoscere più da vicino qualche produttore usinese. Territorio affascinante, questo a sudovest di Sassari, dove si alternano valloni profondi e colline calcaree, con un continuo alternarsi tra oliveti, pascoli, vigne, campi incolti e dirupi rocciosi. Usini è a sei chilometri da Sassari, mentre il mare, con Alghero, sta a trenta chilometri a ovest. Dopo un po’ di consultazioni in rete trovo il numero di Francesco Fiori e decido di chiamarlo.

Francesco Fiori
Francesco mi aspetta fuori della sua cantina, nel centro di Usini. Subito dopo le presentazioni, non nasconde un po’ di stupore per la mia visita: “Io sono un piccolo produttore, e faccio tre soli vini… Spero che le piacciano”. Inizia raccontando un po’ di storia della sua azienda: ha cominciato a imbottigliare il vino delle sue vigne nel 2003, ma lui, e ancor prima i suoi avi, hanno sempre prodotto il vino. Oggi coltiva 6 ettari di proprietà, più 2 ettari presi in affitto.
Dal darci del lei si passa subito al tu; basta un bicchiere di vermentino, e l’atmosfera si fa più amichevole.

Serra Aspridda 2011 Isola dei Nuraghi IGT Vermentino (14%)
Vermentino 100% da vigne di 35 anni allevate ad alberello su suoli calcarei; viene vinificato a temperatura controllata, tra 18 e 20 gradi, e le bucce vengono tolte subito, per farne un vino fine e di pronta beva, da bere nella primavera successiva. A proposito dei suoli, Francesco racconta: “A Usini di solito si usa così; i vitigni bianchi, li piantiamo su terre bianche calcaree, i rossi sui terreni più tenaci. Qua c’è una varietà di suoli che permette di adattare i vitigni al terreno”. Il 2011 è stato imbottigliato ad aprile 2012, in modo da esser pronto per la vendita in estate. Nel bicchiere è paglierino chiaro, ha un naso salmastroso, floreale con note citriche e minerali. Curiosamente, il vino non è iscritto a una DOC, e quando chiedo a Francesco il perché, alza gli occhi al cielo e mi risponde che, a parte tre decimi di acidità in meno rispetto a quanto richiesto (4,5 per mille anziché 4,8), ha deciso di non iscriverlo a una denominazione controllata a causa dei troppi adempimenti burocratici. “Il vermentino per noi è il vino giovane e fresco, da bere in compagnia, anche come aperitivo; e per noi vignaioli ha un po’ la funzione del “pagadebit” romagnolo, è il primo vino che vendi… serve a rifarti delle spese sostenute. Per questo non mi posso permettere troppi adempimenti”. In bocca questo vermentino mantiene le promesse:  è un vino immediato, sapido e piacevole, da aperitivo e ottimo per accompagnare i piatti di pesce.

Con aria tranquilla, Francesco ripercorre brevemente la storia vinicola di Usini; oggi ci sono otto imbottigliatori in paese, ma fino al 2002 c’era solo Cherchi a imbottigliare il proprio vino, e il suo insegnamento è stato fondamentale per tutti quelli che sono venuti dopo. Tra l’altro, racconta, essendo il paese così piccolo, quasi tutti i produttori di vino sono legati da vincoli di parentela, e oltre a questo si sono consociati nella Confraternita del Cagnulari, per far conoscere meglio all’esterno il loro vitigno principe.
Ed  infatti arriva nel bicchiere il primo cagnulari di Francesco Fiori:

serra juales Francesco FioriSerra Juales 2011 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14%)
Il vino è da pochi mesi in bottiglia, uscendo sul mercato nell’agosto dell’anno successivo alla vendemmia. È il cagnulari “base”, ideale per capire le potenzialità del vitigno: fa solo acciaio e viene prodotto da viti di 40 anni allevate su suoli argilloso-calcarei. La macerazione sulle bucce si protrae per 5-6 giorni. Il Serra Juales appare rubino puro, brillante, con unghia violacea che denota grande giovinezza. Al naso è caldo, vinoso, profuma di more e frutti rossi, mi ricorda la susina sangue di drago matura. Si presenta al tempo stesso morbido ma con qualche asperità data dalla buona acidità (5,8) e dai tannini, fini ma ben presenti. Il corpo non è imponente, è un vino caldo, tannico il giusto, appetitoso. Discreta la lunghezza, chiude con discrezione, di sicuro è un vino molto “gastronomico”, da pasto, con una bella evoluzione nel tempo davanti a sé: il meglio per lui deve ancora venire. Discorso diverso per il Serra Juales 2010, figlio di un’annata assai problematica, con vari problemi di maturazione ai grappoli. Il vino che ne nasce non si farà ricordare.
Noto che il Serra Juales è un IGT e chiedo lumi a Francesco sul perché un vino così non abbia la DOC: “In effetti esiste una DOC cagnulari a cui avrebbe diritto. Ma io come altri vignaioli di qua non abbiamo voluto aderire. Si tratta della DOC Alghero Cagnulari. Sai, quando metti il nome Alghero, ti vengono a mente le due grandi cantine della pianura algherese (si tratta di Sella e Mosca e Cantine Santa Maria la Palma, veri giganti a livello nazionale, ndr). E noi come possiamo confrontarci con loro? Siamo piccoli, in quella denominazione resteremmo schiacciati. Noi preferiamo essere considerati come qualcosa di diverso”. Infatti, con i soci della Confraternita del Cagnulari, stanno cercando di creare una DOC che riunisca i produttori di cagnulari delle colline a sud di Sassari, che si trovano nei territori di Usini, Ittiri, Uri, Ossi, Tissi.

“Ma cos’è, geneticamente il cagnulari?” – gli chiedo. Ha qualche parentela con altri vitigni? A livello genetico, mi spiega Francesco, la vite sembra sia parente del bovale sardo, anche se foglie e grappolo non sono del tutto uguali. E anche nel carattere il cagnulari è diverso, più nervoso del bovale. Tra i vitigni sardi infatti il cagnulari è molto più tannico e intenso di colore sia del bovale sia del cannonau. Ha un’alta acidità, è morbido ma mantiene sempre delle asperità. Con molta probabilità è probabile che abbia parentele in Spagna, da dove si presume possa essere stato portato qui. A questo proposito, uno dei progetti della Confraternita è proprio quello di appurare le parentele genetiche del vitigno per cercare di capirne meglio la storia e il percorso. Ma è il momento del fratello maggiore del Serra Juales:

Nebriosu 2008 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14.5%)
Da vigne più giovani, piantate nel 2005 in un terreno argilloso, nasce questo vino dal colore intenso, maturato per un anno in botte da 5 ettolitri e messo in vendita dopo 2 anni dalla vendemmia. Il temine sardo “nebriosu” sta per “nervoso, brioso”, come il carattere del vitigno. Rubino cupo dall’unghia violacea, ha naso austero, che non si concede molto facilmente. In bocca si esprime con maggiore facilità, ed è molto sapido, vivo, dal tannino fine. Chiude fresco, e invita a un nuovo sorso. Un vino senza dubbio da abbinare alle carni.

cagnulari di usini Nebriosu Francesco FioriNebriosu 2009 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14,5%)
Il naso qui è caldo ma discreto, con sentori animali e note fruttate. La buona acidità bilancia il calore alcolico. Col tempo e l’ossigenazione, si affacciano interessanti note di alloro ed erbe aromatiche. Un vino come una stretta di mano di queste parti: sincero e caloroso. E ovviamente robusto.

Nebriosu 2010 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14%)
Il campione, al momento dell’assaggio, è appena stato imbottigliato (e sarà in vendita per questo inverno). Rispetto al precedente, al naso emergono maggiormente i tratti di giovinezza del vino, si potrebbe dire che “sa di vendemmia”. In bocca scorre via un po’ più leggero; è vinoso, sapido ma ancora da attendere. Il suo temperamento è quello di un vino per il momento in divenire, ma promette bene.

La visita a Francesco Fiori sta finendo, quando con curiosità mi domanda se conosco altri produttori di Usini. “Ho assaggiato un cagnulari di Tanarighe, un vino che mi è piaciuto molto…” “Lo produce Giovanni Chessa, è un amico, ti ci accompagno”. Nemmeno il tempo per pensarci su, ha già fatto il numero al cellulare, e sta avvisando Chessa che tra due minuti siamo lì. Con la macchina mi fa strada nelle stradine del centro di Usini. Eccoci davanti a un semplice portone metallico, la sede dell’azienda Tanarighe. Qua non ci sono cantine mirabolanti, ma concretezza e schietta semplicità. Come il saluto di Francesco Fiori, che si congeda felice di avermi fatto conoscere un altro vignaiolo di Usini. Ce ne fossero di più di persone così!

 

GGiovanni Chessa Usiniiovanni Chessa – Azienda agricola Tanarighe
37 anni e una stretta di mano che ti fa scricchiolare le ossa: Giovanni Chessa viene da una famiglia di agricoltori, che coltivavano l’olivo e i carciofi, oltre alla vigna per produrre vino sfuso da vendere a Sassari. Da qualche anno ha preso le redini dell’azienda e ha iniziato a imbottigliare la sua produzione, puntando con decisione verso la qualità. Racconta della sua esperienza di vignaiolo, e traspare il suo entusiasmo, la sua voglia di sperimentare e di conoscere cosa gli altri pensino dei suoi vini. Ecco il bicchiere di benvenuto:

Lughe 2011 Vermentino di Sardegna DOC (13,8%)
Un vermentino che colpisce: paglierino intenso, naso ricco, complesso, molto diverso per carattere rispetto al vermentino di Gallura; non presenta infatti la mineralità spigolosa, potente del vermentino da terreni granitici: qui il carattere lo danno gli altopiani argilloso-calcarei, e ne nasce un vino etereo, ampio, suadente, piacevolissimo. In bocca è saporito, vivace, dotato di gran corpo e lunghezza. Per il Lughe la vendemmia si svolge di solito a metà settembre, e il mosto fermenta a 16 gradi per almeno 10 giorni in acciaio.Vermentino Lughe Tanarighe Davvero un bel vino. Questo 2011 al momento dell’assaggio non era ancora imbottigliato.

 

Cagnulari 2011 Isola dei Nuraghi IGT
Anche in questo caso noto che il vino non è iscritto alla DOC: il motivo è lo stesso di Francesco Fiori; anche Giovanni si sentirebbe schiacciato da una DOC Alghero, poco rappresentativa per il suo territorio. Il colore è rubino vivo tendente al porpora, il naso, vinoso, ricorda le more, i frutti del sambuco. Nei suoi tratti giovanili presenta anche una leggera esuberanza di alcol. In bocca è scorrevole, sereno ma con acidità vibrante e un tannino discreto. Fa un anno di affinamento in acciaio; è molto giovane ma veramente buono.

Giovanni è pieno di idee riguardo al suo vino, vorrebbe sperimentare Cagnulari Tanarighenuove strade per il cagnulari. Racconta le sue esperienze, ad esempio del tentativo dello scorso anno di fare un passito di cagnulari. L’esperimento era iniziato, lasciando le uve a surmaturare sui tralci… poi qualcosa lo aveva fatto cambiare idea e così… mi guarda sornione, e mi versa un nettare scuro nel bicchiere, sorridendo. “Non avrai mica fatto l’Amarone di Sardegna?”, gli chiedo scherzando. “Assaggia”, mi risponde. Ed eccolo qua:

Cagnulari 2011 Vendemmia Tardiva (campione da vasca)
Sedici gradi alcolici, rubino cupo, ampio, etereo, un naso che pare un concentrato di frutti scaldati dal sole. Potente e irascibile per i tannini ancora da smussare. In bocca è infatti una bomba per succosità sapida e ampiezza. Un vino che è in procinto di trovare la propria strada, chissà forse basterà allungare di alcuni anni l’affinamento per levigare le irrequietezze alcoliche e gli eccessi fruttati. O forse servirà un calibrato passaggio in botte… Con l’acidità e il tannino propri del cagnulari, l’evoluzione promette bene. Aspettiamo di vedere i prossimi sviluppi, anche se Giovanni racconta che protrarre le maturazioni in autunno inoltrato è assai rischioso, dato che è un vitigno assi sensibile al marciume, e se inizia a piovere, si rischia di non raccogliere niente.

Tra un bicchiere e l’altro Giovanni mi fa assaggiare anche una prova di cagnulari “modernista” spinto, con passaggio in barrique nuova; in questo caso l’eccesso di speziatura stona, dà una sensazione di qualcosa non assestato, dove da una parte il legno tende a coprire, e la sapidità nervosa del vitigno tende invece a venir fuori, con una dinamica non risolta. Può però essere un ottimo punto di partenza per calibrare la mano, e capire le reazioni del cagnulari all’affinamento in legno.
Sono tante le idee di Giovanni, e la cosa bella è che le condivide senza problemi, per ascoltare il giudizio di tutti e arricchire il bagaglio di esperienze… Si starebbe ore a chiaccherare con lui; quello che piace in un vignaiolo così è che non ha verità assolute da venderti, ma ha la sua esperienza in divenire da condividere, e la voglia di conoscere e di esprimersi. Non è davvero poco.

colline intorno a usiniSperiamo di poter tornare sull’argomento Cagnulari con altri vignaioli del comprensorio. Le potenzialità sono davvero alte, le caratteristiche del vitigno si distaccano molto da quelle del cannonau, e ne fanno un vino affascinante e singolare sia nel panorama sardo sia in quello italiano, che non ha bisogno di particolari tagli o di inseguire mode che se ne vanno in fretta come sono arrivate. Quindi, avanti tutta col cagnulari! (e anche col vermentino…)

Per chi vorrà passare da Usini ad assaggiare i vini di Francesco Fiori, di Giovanni Chessa e di tutti gli altri vignaioli usinesi (tra cui mi sento di raccomandare caldamente l’azienda Chessa, di Giovanna Chessa, autrice di un vermentino strepitoso, il Mattàriga) l’occasione migliore sarà il prossimo dicembre, con la manifestazione Ajò a ippuntare 2012, la festa della spillatura del vino nuovo, in cui tutti i produttori aprono le cantine del paese per far assaggiare il vino nuovo.

keep calm and drink wineFrancesco Fiori
Abitazione: via Gabriele D’Annunzio, 20 – 07049 Usini (SS), tel/fax 079 380989;
Cantina: via Ossi, 10 – 07049 Usini (SS), tel. 338 1949246
www.vinifiori.it
info@vinifiori.it

Azienda agricola Tanarighe di Giovanni Chessa
Cantina: Via Veneto, 31 – 07049 Usini
tel. 333/1127940
giovanni.ch@alice.it

Nelle foto, Francesco Fiori, Giovanni Chessa e i loro vini. In basso, panoramica sugli altopiani calcarei e i valloni del comprensorio di Usini.

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

8 COMMENTS

  1. Bell’esempio di come si associno spesso bei vini e terre interessanti… fuori dai soliti giri, per scoprire…

  2. ottimo spunto per un giro alternativo fuori dal luogo comune Sardegna-mare!
    Quanto tempo ci si mette per fare il giro completo (con un po’ meno chiacchiere…)?

  3. Cara Elena, se ti riferisci al giro di Ajò a ippuntare, si sa quando si inizia e non si sa quando si finisce. Se ti riferisci all’intera Sardegna, ti consiglio di comprare l’ultimo libro di Paolo Fresu, che ne sa più di me. Per quanto riguarda le chiacchiere, da noi si fanno a carnevale, ora siamo fuori stagione.

  4. Complimenti per l’articolo, molto ben documentato. Io sono Sommelier AIS, originario di Alghero e residente a Sassari da circa 10 anni. Usini è davvero un Cru eccellente per il vino, soprattutto Cagnulari e Vermentino. Il Nebriosu è il mio preferito, in assoluto. Oltre alle aziende citate mi sentirei di segnalare Carpante, che propone una gamma di vini davvero interessanti. Qui a Sassari c’è davvero la “fissa” per il Cagnulari, che peraltro si abbina benissimo con i piatti più tipici della cucina sassarese (Trippa, cordula, lumache, carne di cavallo e asinello). I sassaresi più fissati lo vogliono anche col pesce e, in effetti certi cagnulari giovani con zuppe di pesce o pesci arrosto ben salsati non stonano affatto. Segnalo anche un’altra azienda, di un comune limitrofo, Ossi. Si chiama Alba & Spanedda e propone, tra le altre bottiglie, il Cagnulari Dedola, davvero di livello (per intenderci, siamo dalle parti del Nebriosu). In conclusione, nessun viticoltore usinese scriverebbe Alghero in etichetta, un po’ per campanile, un po’ perché la denominazione Alghero è considerata una DOC …escort (ci sta di tutto, dal Sauvignon al Carmenere, etc), e lo dice un algherese.

  5. mio nome è cagnolari
    sono francese.

    sono stato (sono ora in pensione ) vinaiolo in Francia, in Provenza.Abbiamo una DOC chiamata Bandol, con un vitigno unico in Francia(coltivato solo nelle AOC Bandol)chiamato Mourvedre di origine spagnola(Barcelona/valencia) molto simile al cagnulari.il
    Bandol è un vino rosso corposo tanico ,… da non bere prima di 3/5 anni (fino a 20 anni)..Migliore in assemblaggio che 100%mourvedre.(unendo le qualita di diversi vitigni (-es. 70+15+15) si ottiene un vino piu complesso e piu piacevole ma sempre di carattere unico.
    Il Bandol deve avere (per beneficiare del AOC) almeno il 50% di mourvedre, e una produzione massima di 35hl /ha , con circa
    5000 piante/ha, e 2 “vendemmie” “una a giugno per fare “dadere” dei grappoli al fine di ridurre la produzione e non superare 35hl/ha , e la seconda, normale, a settembre, evitando la surmaturazione.. Il vino deve essere invecchiato almeno 24 mesi ,in parte in botte di rovere.

    conosco e apprezzo il cagnulari di Francesco Fiori , e spero di assaggiare altri cagnulari quest’estate quando vengo in sardegna.

    Siamo pochi produttori(40, individuali,+ 2 cooperative) con una produzione totale di 40.000 hl.in una piccola zona tra Tolone e marsiglia..sono stati fatti studi e espezienze interessanti

  6. …mi dispiace, ma il mio preferito è il Serra Juales, della Cantina di Francesco Fiori… bevibilissimo, nonostante non sia affinato in botte, conserva una ottima corposità. La non eccessiva gradazione, consente di assaporarne appieno la fragaranza, di frutta rossa…Ottimo anche con il pesce, sfatiamo la leggenda del vino bianco con il pesce…i pescatori Cagliaritani in barca bevevano solo vino rosso. Un vino che si abbia bene anche con il pesce, esaltando i sapore degli arrosti. Un grande vino Serra Juales, ottimo anche con un panino, semplice e complesso allo stesso tempo!

  7. Eh caro Mauro, non caschi mica male col Serra Juales! Hai ragione, è molto versatile e va giù che è una meraviglia, anche ad esempio con una bella pasta tipo l’amatriciana o cogli gnocchetti al sugo… Prosit!

  8. Salve signor Govanni Chessa.
    Ho avuto l’occasione di bere una bottiglia di vermentino Lughe annata 2013 acquistata presso l’enoteca del centro commerciale
    Cortesantamaria di Sassari,Con stupore,visto le ottime critiche sentite e lette ho avertito al naso un forte odore di solfiti e nonostante fatto ossigenare non e’ andato via.
    Volevo chiedere e’ possibile che ci sia una partita difettosa?
    Saluti e grazie.

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