I vini della Moravia dal palco privilegiato del Concours Mondial de Bruxelles

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Alzi la mano chi ha mai assaggiato un vino alla cieca? Ok, lo so, se leggete queste pagine probabilmente sarete in tanti. Alzi allora la mano chi ha mai assaggiato vini cechi alla cieca? Sorvolando sulla pessima battuta, io l’ho fatto, per tre giorni di seguito, e vorrei condividervi le mie impressioni.

Prima il contesto. Ho avuto il piacere di partecipare come giudice al Concours Mondial de Bruxelles: per chi non la conoscesse, si tratta di una delle manifestazioni del vino più note e riconosciute a livello internazionale. L’edizione di quest’anno (la 27ª) si è svolta nella città di Brno, in Repubblica Ceca, dal 4 al 6 settembre 2020. Siamo nel cuore della Moravia del Sud, la più importante regione viticola del paese, ed è stata un’occasione unica per conoscere da vicino una terra da vino di cui molti non sanno nemmeno l’esistenza.

La Moravia è la più importante regione vinicola della Repubblica Ceca. Siamo nel sud dello stato, al confine con l’Austria. Una terra fertile in cui si produce vino dai tempi degli antichi Romani, che su queste colline per primi impiantarono vigneti ai tempi dell’Imperatore Marco Aurelio, più di 2100 anni fa. Molti secoli dopo, la fama dei vini Moravi e Boemi era ben nota nelle principali Corti europee, prime fra tutte, ovviamente, quella Imperiale della vicina Vienna. Il nettare di Bacco, insomma, ha sempre avuto qui un ruolo importante, non solo dal punto di vista economico, ma anche come fonte di ispirazione e di influenza per l’arte popolare, la musica e l’architettura.

Dalle verdi colline della Moravia provengono il 96% dei vini cechi, su una superficie vitata complessiva di poco più di 18.000 ettari (più o meno metà dell’Abruzzo, per fare un paragone con le nostre regioni). Qui, un migliaio di cantine registrate, che vanno da grossi gruppi industriali capaci di sfornare milioni di bottiglie a piccole realtà a gestione familiare, coltivano uve autoctone e internazionali.

La zona vinicola morava si trova sullo stesso parallelo geografico dell’Alsazia francese e della Champagne, rispetto alle quali presenta condizioni climatiche molto simili (zona fresca, dal clima continentale, con forti escursioni termiche). Una terra quindi vocata per la produzione di vini bianchi freschi e aromaticiGrüner Veltliner, Müller Thurgau e Riesling Renano ed Italico sono le varietà più diffuse – ma dove il recente cambiamento climatico ha reso popolari anche vini rossi di buona armonia e frutto – Blaufrankisch e Saint Laurent, insieme al Pinot Nero, le bacche rosse più usate – da cui si ottengono rosati sempre più trendy. Le uve e le tecniche di vinificazione si rifanno in larga parte alla confinante scuola austriaca.

Quattro le sottoregioni vinicole, da ovest a est: Znojemská, Mikulovská, Velkopavlovická e Slováckà. La sottoregione Mikulovská, che ha come baricentro la bellissima cittadina di Mikulov, conta 30 comuni e circa 5.000 ettari di vigneti ed è considerata la regione storica del vino ceco, quella dove tutto ha avuto origine. È una terra di grandi laghi e colline calcaree, molto importante anche dal punto di vista storico: qui è stata infatti ritrovata una statua di donna risalente al Paleolitico, la Venere di Véstonice, ritenuta la più antica statua di porcellana al mondo. Mikulov significa soprattutto vini bianchi di qualità: le varietà più coltivate sono il Riesling, nelle due versioni Italico e Renano, ma un po’ tutte le uve bianche trovano spazio.

Dai molti assaggi effettuati, l’idea che mi sono fatto è che questa sia, per qualità e varietà, di gran lunga la sottoregione più interessante. Nelle mie memorie ho ben impressi dei Riesling molto varietali, eleganti e sapidi, in cui l’acidità spesso eccessiva dei vini di queste parti è bilanciata da una mineralità che li rende assai piacevoli. Una nota frequente, che dona complessità, è quella di botrite, il cui sviluppo è facilitato dalla grande umidità che risale dai laghi. Ricordo poi con piacere anche dei Grüner Veltliner davvero profumati, snelli, dinamici: forse, statistica personale alla mano, la varietà che più mi ha dato soddisfazioni. E per finire, i vini ottenuti dall’autoctona Palava (che qui indica un’uva, una denominazione d’origine e una collina…tanto per non farci mancare niente!): un incrocio tra Traminer e Riesling che, nelle migliori espressioni, ricorda un po’ i Gewurtz del nord Italia ma con meno alcol e meno ciccia (e quindi, assai più beva).

 

La sottoregione Znojemská, quella più a ovest, è considerata il regno dei vini bianchi aromatici, favoriti dai salti termici garantiti dai venti freddi del nord e dall’effetto termoregolatore di tre fiumi. Il più riuscito è, di nuovo, il Grüner Veltliner. A seguire Müller Thurgau, Sauvignon, Riesling. Da qui poi provengono le migliori espressioni (di nicchia) dei moscati, tra cui il più popolare è il Muscat Ottonel.

Le fertili terre che si trovano subito a sud di Brno danno origine alla sottoregione Velkopavlovická, la zona più calda, con terreni ricchi di argilla e magnesio, da dove provengono i migliori vini rossi dello stato. Qui oltre la metà dei vigneti ospitano uve rosse, per lo più da varietà a noi poco note come il Blaufrankisch e il St. Laurent: sono vini di buon corpo e assai profumati, senza dubbio piacevoli ma di cui non conservo ricordi folgoranti.

Infine, la sottoregione più orientale, la Slovacká, che, come è facile intuire, si trova al confine con la Slovacchia. È una terra eterogenea in cui si trovano tante varietà, sia bianche che rosse, coltivate con stili diversi. La particolarità della zona è forse l’altissima concentrazione di borghi vinicoli, visitati da tutta la regione, dove sono frequentissime feste ed eventi legate al consumo conviviale.

Insomma, se finora Brno vi richiamava alla mente solo il Gran Premio di motociciclismo, sappiate che a pochi minuti dalla cittadina troverete tante belle regioni vinicole che vi sorprenderanno!

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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