Le grappe riserva della Roner: Gewürztraminer, Lagrein o Cabernet Sauvignon?

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Quella di Spirits Selection 2020, l’evento dedicato a liquori e distillati da tutto il mondo organizzato dal Concours Mondial de Bruxelles, è stata un’edizione pazzesca. Si è svolta in Belgio, dal 30 ottobre al 1° novembre, a Bruxelles, in piena pandemia, grazie ad un programma “blindato” messo su in maniera quasi miracolosa. Ho avuto il piacere (e l’ansia) di essere uno dei 60 giudici invitati da tutta Europa. Difficile descrivere il mio stato d’animo in quei giorni. Però sono tornato a casa con il solito grande bagaglio di esperienza, che viene dal confronto, la cosa più stimolante di queste manifestazioni internazionali.

Sono tornato anche con la soddisfazione di aver visto premiate tante grappe. Cosa affatto scontata, visto che troppo spesso, all’estero ma anche qui da noi, questo nostro distillato di vinacce è molto sottovalutato. Il mercato raramente lo premia e fa difficoltà ad affermarsi in un ruolo che vada oltre il conviviale “goccino” di fine pasto. Eppure, ci sono delle grappe che nulla hanno da invidiare, in termini di storia, complessità e piacevolezza, ai più rinomati distillati di tutto il mondo.

Tra gli oltre 1.400 liquori e distillati in concorso, solo nove hanno ricevuto il premio più prestigioso: quello di “Rivelazione Spirits Selection”, tributo rilasciato a quei prodotti che per qualità ineccepibile e innovazione “sanno interpretare le tendenze attuali e possono corrispondere al meglio alle attese dei consumatori”.

Tra essi, per l’appunto, un unico prodotto italiano: la grappa italiana La Gold, della Distilleria Roner. Non una novità assoluta per questa pluripremiata azienda altoatesina, che con oltre 70 anni di storia ha una capacità unica di abbinare qualità e grandi numeri (come dimostra il premio a questa etichetta, che è, di fatto, una “entry level”). Mi sono detto allora, ma se la Gold è così buona, cosa accade quando passiamo alle selezioni riserva? E così ne è nato questo racconto.

Prima qualche parola sulla distilleria.

Situata a Termeno, in provincia di Bolzano, Roner è un’azienda che affonda le radici nella seconda metà del secolo scorso. Nel 1946 Gottfried Roner impiantò per passione il primo alambicco nella casa di famiglia: partì con la grappa, poi distillò o trasformò in liquore di tutto: radici e bacche macerate dai boschi circostanti, genziana, mirtillo, ginepro e ogni genere di frutta. Roner, infatti, è divenuta famosa soprattutto per le acquaviti di frutta. L’azienda, anche se con uno stabilimento produttivo ed un’organizzazione capace di gestire grandi numeri, è rimasta a carattere familiare.

L’attenzione all’ambiente e il concetto di crescita sostenibile sono sempre stati un qualcosa di concreto, che va oltre i soliti slogan: è stata, ad esempio, la prima distilleria italiana ad utilizzare un generatore a vapore ecologico, che trasforma i residui organici della distillazione, come ad esempio i noccioli di albicocche e ciliegie e le vinacce usate, in energia pulita utilizzata per la produzione.

Roner inoltre incentiva la biodiversità e l’agricoltura tradizionale, ricercando costantemente varietà di frutta oggi purtroppo quasi scomparse, come le mele tradizionali Gravensteiner, le mele cotogne, il sorbo, cercando di instaurare un rapporto di collaborazione equo e virtuoso con i tanti piccoli produttori locali.

Ma veniamo alle nostre tre grappe di eccellenza: sono ottenute da vinacce monovitigno di Gewürztraminer, Cabernet Sauvignon e Lagrein, provenienti da diverse annate e miscelate per ottenere i tagli migliori. L’affinamento avviene in botti di rovere, di diverse dimensioni, per almeno 18 mesi e la commercializzazione in eleganti astucci di legno massiccio, con a corredo un bel tappo di riserva.

Ho cercato, in una degustazione comparata, di evidenziare le caratteristiche distintive di ognuna. Una premessa: la qualità generale è elevatissima, con una mirabile gestione della finezza aromatica e dell’equilibrio della componente alcolica, sempre morbida e mai bruciante. La distinzione, allora, va fatta su parametri organolettici che ricadono nela sfera delle preferenze personali.

Se vi piacciono grappe eleganti e aromatiche orientatevi sulla Grappa Riserva di Gewürztraminer. È una grappa molto fine, floreale, con ricordi di zagara e fiori di pesco, poi con la parte dolce del miele, della vaniglia, dell’albicocca disidratata. Non manca una parte speziata, cannella e noce moscata in primis. La bellezza di questa grappa non si ferma alla parte olfattiva, visto che all’assaggio scende giù con una estrema delicatezza, essendo l’alcol perfettamente bilanciato. Morbida, fine e aromatica allo stesso tempo. Che volete di più?

Se vi piacciono grappe dove il ricordo vinoso e la mobidezza siano molto accentuati, allora il mio consiglio è per la Grappa Riserva di Lagrein. Vinosa, come detto, poi si sente maggiormente la parte tostata e speziata del legno. La sensazione più “golosa” è quella del cioccolato fondente, sia al naso che in bocca, che si intreccia alle consuete note vanigliate del rovere, per un profilo aromatico dolce nel complesso, che ricorda anche la pasticceria. L’ho abbinata a dei panettoni artigianali con grandissima soddisfazione!

Una grappa equilibrata e di classe, una via di mezzo tra le due precedenti, può essere infine la Grappa Riserva di Cabernet Sauvignon. Al naso è sia floreale che fruttata, con la netta e tipica nota erbacea del Cabernet. È proprio questo intrigrante lato balsamico e fresco a contraddistinguerla, con una parte amaricante assai piacevole che ricorda la caramella al rabarbaro. In bocca alterna note dolci a note più “dritte”, risultando nel complesso assai piacevole ed equilibrata.

Insomma, tre degni esemplari che dimostrano il teorema secondo cui la buona grappa non deve temere nessuno!

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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