Villa Saletta a Palaia (PI): che siano tornati i bei tempi dei Riccardi?

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Che si sia tornati ai bei tempi dei Riccardi, qui sulle colline pisane nella Toscana interna ma che ha il mare dietro l’angolo? Spieghiamoci. Quella dei Riccardi è stata un’importante  (e molto pia) famiglia fiorentina, banchieri dei Medici a Londra ai quali poi cedettero il celebre palazzo che fu residenza di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico. Ed era  loro, questa tenuta (originariamente 5000 ettari, via via ridotta fino agli attuali 700) che ha subìto nel corso dei secoli una lenta decadenza. Diventata luogo di produzione di tabacco, olio e vino, è stata “rifondata” nel 2001, ma è nel 2015 che è iniziata la sua vera rinascita grazie alla nuova energica gestione della famiglia Hands, titolare della catena di hotel di lusso Hand Picked (“fatto a mano”), che comprende magioni storiche e strutture business in Germania, California, Andalusia, eccetera.

L’investimento è di quelli poderosi: si parla di 250 milioni di euro, di cui 60 già spesi per l’acquisizione della tenuta (avvenuta nel 2000) per la costruzione della cantina provvisoria e per l’espianto e l’impianto delle vigne.  Il 2021 è l’anno dell’inizio dei lavori della nuova cantina e della ristrutturazione del vecchio borgo, ora disabitato e di raro fascino, esercitato anche su registi come i fratelli Taviani (La notte di San Lorenzo), Garrone (sopralluoghi purtroppo infruttuosi per il suo Pinocchio), e che vedrà sorgere un resort di lusso con 43 appartamenti di circa 300 metri quadri con Spa e chef privati, e due ristoranti di cui uno aperto al pubblico.

Ma veniamo alla terra: oltre ai 300 ettari dedicati ai seminativi (orzo e avena) e ai 100 alle pioppiete per la produzione di legno, parliamo di 6000 piante d’ulivo e 17 ettari dedicati alla vigna (che potranno salire fino a 40) in cui sono stati individuati una dozzina di vigneti caratterizzati da grandi variabilità di suoli (argilloso-limoso, argilloso-sabbioso, calcareo fine, sabbioso con scheletro calcareo…), esposizioni, altitudini e forme d’impianto. La conduzione agronomica ed enologica è affidata dal 2015 a David Landini, autore di vini da uve sangiovese, cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot, persona competente e pragmatica, che in campagna segue pratiche “bio”, senza puntare a certificazioni e in  cantina ama spaziare fra orizzonti ampii, fra  vinificazioni in atmosfera ridotta (la minor quantità di ossigeno favorisce la freschezza  degli aromi) e fermentazioni malolattiche in legni di vari volumi che favoriscono la morbidezza e la finezza della trama vinosa.

La panoramica delle etichette assaggiate inizia dallo Spumante Rosé Metodo Classico, un metodo classico pas dosé da uve sangiovese voluto dalla passata proprietà. In questo millesimato 2014 (periodo di permanenza sui lieviti di 48 mesi, sboccatura a inizio 2020) si avvertono al naso note avvolgenti di carattere maturo e una spiccata decisione in bocca, con un ragguardevole allungo finale.

Il Chianti 2015, che dall’annata 2016 passerà alla categoria Chianti Superiore, presenta attualmente un saldo di uve internazionali (4% di merlot e altrettanto cabernet sauvignon) che saranno eliminate per lasciare il campo al solo sangiovese. Immaginiamo dunque che il carattere di questo vino cambierà rispetto a quello attuale, fatto di un colore porpora intenso e di un ragguardevole e persistente  impatto fruttato fatto di mora e prugna. L’ingresso al palato è vellutato e pastoso, gradualmente contrastato da una trama vibrante e concluso con un finale esuberante anche se un tantino crudo.

Nel Chiave di Saletta 2015 il sangiovese (60%) si unisce a quote paritarie di cabernet sauvignon e franc dando vita a un olfatto balsamico,  speziato e gentilmente fruttato. Subito vellutato e leggero al palato, si allarga saporito fino ad un finale setoso e delicatamente increspato. E il bel carattere del sangiovese di Villa Saletta si intravede nel Saletta Riccardi 2015, ottenuto da un appezzamento inferiore ad un ettaro, assaggiando e scegliendo le uve. Il naso è molto classico, “senese”, luminoso e ampio, così come sono classiche l’acidità gagliarda, la succosità e la bevibilità.

Di tutt’altro carattere è il Saletta Giulia 2015, blend di cabernet sauvignon (55%) e franc. Il colore è viola cupo, e il frutto è profondo e dai toni confetturati, mostra in bocca buona rotondità, spessore, ed una bella energia che si propaga fino ad un finale nervoso. Infine, il 980AD 2015 (il nome prende spunto dalla data del primo resoconto scritto sulla produzione di vino nella tenuta) è un cabernet franc in purezza raccolto nel vigneto Collina. Caratterizzato da un olfatto grafitico e dominato dalle note di frutta nera, al palato è morbido, si distende deciso senza strappi, e conclude bene in un finale “piccante”.

Fattoria Villa Saletta
Via Fermi 14 – Località Montanelli
Palaia (PI)
Tel. 0587 628 121
www.villasaletta.com

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Riccardo Farchioni

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