Notizie dal futuro: OrtiCà, la casa degli orti e delle api

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L’agricoltura, la campagna, è una questione di scienza o di sapere contadino? Più mi addentro nella conoscenza e nell’eterogeneità degli agricoltori e più mi rendo conto che sostanzialmente non vi è una rincorsa né una competizione a chi è più o meno etico, più o meno contadino, più o meno difensore del territorio; la dote e il merito che invece scorgo, sia in superfice che nella complessità dei loro animi, è la tensione (ossia il tendere a..), l’impegno spasmodico nel vivere la terra. Nel cercare di capire, nel voler riparare agli errori commessi in un periodo storico che ha spremuto la campagna fino a renderla sterile e uniforme. I pomodori siciliani avevano lo stesso sapore di quelli della bassa ferrarese, il carciofo moretto lo stesso gusto sia che fosse stato raccolto nelle pianure lombarde che nelle colline di Brisighella. Insomma, giorno dopo giorno, l’impegno di questi contadini e la loro passione sono vòlti a una sincera risintonizzazione con il pianeta.

Enrico Lontani e Martina Lucchi appartengono di diritto al novero di tutti quei giovani che hanno deciso di ripopolare le campagne per dedicagli la vita. Li conobbi grazie al passaparola fra produttori. Un temperamento sognatore, etico e idealista quello di Enrico; Martina invece rispecchia il radicamento, la solidità, la praticità e la dedizione. Trovo complicità fra queste due persone, entrambe propense a migliorare il loro spazio vitale e a coinvolgere altri spiriti. La scuola superiore di agraria diede inizio al loro impegno sociale. Giudico decisamente originale, se non alternativo, un quattordicenne che si iscrive alla scuola di agraria. Il loro progetto va raccontato.

Età?

Enrico: trentatre

Martina: stessa età

La vostra idea parte dal nome, “OrtiCà, la casa degli orti e delle api”. Perché vi siete dati questo “sottotitolo “ ?

Enrico: “abbiamo iniziato questo processo legato alla terra e alla natura fin da quando ci siamo conosciuti sui banchi di scuola al quinto anno. Abbiamo entrambi frequentato l’istituto agrario, ma in sezioni diverse. Probabilmente, se fossimo stati in classe insieme, Martina non mi avrebbe mai filato. Le nostre estati le passavamo a lavorare un pezzo di terra che avevamo preso, dove avevamo creato un orto sperimentale. Mentre facevamo apprendistato in aziende della zona avevamo già le nostre arnie con le nostre api. Per noi quello scampolo di terra era casa“.

Pur possedendo la loro azienda “stanziale” sulle prime colline cesenati, fra i castelli di Sorrivoli e Monteleone, loro sono nomadi. Con 70 arnie e 150 famiglie, oltre che il loro miele fanno servizio di impollinazione a domicilio, seguendo le fioriture per tutta la Romagna. La proprietà consta di 30 ettari, metà a boschivo e metà coltivati, e il patrimonio comprende anche fichi, ulivi e 7,5 ettari di seminativo a grani antichi, da cui si ottiene la farina per il loro pane.

Mi avete raccontato che entrambi partite da una base decisamente scientifica.

Enrico: ”io ho una prima laurea in agraria e una seconda in zootecnia con indirizzo ‘qualità e sicurezza delle produzioni animali’, entrambe ottenute all’università di Bologna.”

Martina: “anche io ho una laurea in agraria e una seconda in architettura del paesaggio, quindi progettazione del verde.”

Cosa porta due giovani a ritirarsi in un luogo così appartato?

Enrico: “a nostro avviso la natura va vissuta con tutti i suoi disagi, è lì che entri veramente in contatto con lei e impari. Ecco perché abbiamo scelto questi posti. Avevamo subito capito che il nostro destino non sarebbe stato in un ufficio. Anno dopo anno l’idea cominciava a prendere forma e di pari passo cresceva in noi l’amore per la terra, per gli spazi aperti e selvaggi.”

Martina: “vivere e coltivare in prima persona quei luoghi, che sono sempre stati lavorati da persone con la nostra stessa passione, ci faceva sentire parte di un tutto. Anche se abbiamo tanti limiti, non essendo “figli d’arte “, sentiamo molto la responsabilità di essere i testimoni della conoscenza e della cultura contadina, perché la cultura contadina è un sapere che si tramanda di generazione in generazione.”

Beh, comunque avete un bagaglio scientifico di tutto rispetto che ovviamente sopperisce alla mancanza di tradizione….

Enrico: “non è come pensi. E’ un mestiere, questo, che stiamo apprendendo e imparando con tanta attenzione e impegno. Non mi definisco ancora un contadino. Per me essere contadino è uno step superiore, è una consacrazione. Un contadino vero e proprio forse non riuscirò mai ad esserlo perché è una mentalità, è un modo di vivere, un modo di consumare, di centellinare con intelligenza: è un’esperienza che viene tramandata in maniera empirica.”

Martina: “la scienza i vecchi contadini non l’avevano studiata; la fisica, la chimica, le sostanze…. C’è chi in tempi più recenti si è pure laureato, come noi ad esempio, ma i mezzadri dei primi del Novecento e quelli prima ancora non si basavano sulla conoscenza delle sostanze ma sul tramandarsi delle esperienze vissute nella pratica quotidiana.”

Voi mi dite che tutto il sapere scientifico in possesso dell’uomo non riesce a colmare la sapienza di un contadino?

Enrico: “No, no. Il vero contadino ha delle “malizie“ nei lavori che fa in campagna che sono esclusivo retaggio di “reminiscenze ancestrali “. Ho visto creare strumenti di misura con un paio di bastoni che alla fine davano la misura perfetta di quello che si voleva calcolare. E tu mi parli di strumenti al laser. Queste sono tutte cose che verranno dimenticate. La scienza dà delle risposte, però nel pratico fallisce, anche molto spesso. Le intuizioni si imparano sulla propria pelle e se nessuno te le fa vivere e te le tramanda la scienza non riesce a fornire tutte quelle risposte. Tramite la teoria e il sapere scientifico non si può diventare dei veri contadini, te lo diciamo noi che ci siamo fatti due lauree a testa.”

Martina: “la teoria ti aiuta tanto e magari eviti di fare determinati errori, però certi risultati li raggiungi solo se hai avuto la fortuna di conoscere persone che le hanno vissute e te le hanno lasciate in eredità.“

Questo distanziamento sociale come sta influendo sullo sviluppo del vostro mercato?

Enrico: “Il distanziamento sociale ha sicuramente destabilizzato l’equilibrio delle cose. La gente prova diffidenza. Si è modificato completamente il rapporto umano e quindi il commercio e la vendita si è dovuta adeguare, perdendo tutte quelle sfumature che nei settori delle micro aziende come la nostra erano fondamentali. Parlo del conviviare, delle strette di mano, della leggerezza, del conversare.”

Martina: “comunque, grazie al Covid, abbiamo imparato che le cose importanti sono quelle essenziali, abbiamo capito meglio quello che ti fa star bene veramente e che tanto stress può essere accantonato. “

Cos’è per voi lo sviluppo sostenibile?

Enrico: “è quello che ci consentirà di migliorare. Abbiamo ben chiaro che non si può andare avanti così e lo rilevano tutti i settori produttivi ed economici, non che l’essere umano in primis. Noi agricoltori siamo visti, per certi versi, come i primi a inquinare, ed è giusto che parta da noi sistemare le cose. Il contadino è uno dei principali custodi e gestori dello “spazio natura”, però andando a coltivare va a diminuire quella che è la biodiversità. Ecco perché bisogna che l’agricoltura apra gli occhi, riduca gli spazi delle monocolture dando così respiro alla natura e al suo ripopolamento. Questo significa agricoltura sostenibile!

Martina: “…e poi gli sprechi. Per abbattere i costi si produce di più ma si butta anche via di più, e questa non è sostenibilità. E’ un meccanismo malato. Per quello che riguarda la nostra azienda il concetto di sostenibilità sta nel diversificare le colture, colture che si adattino alle condizioni climatiche e al territorio. Siamo di fronte a un cambiamento climatico epocale.“

Enrico e Martina: “siamo molto fiduciosi che ce la faremo. È chiaro in noi che quello che si faceva una volta non è da dimenticare né da sostituire con gli strumenti che la scienza attuale ti fornisce, anzi è da avvalorare, da tenere a mente: rientra nel concetto di eredità del territorio. Una questione di mentalità che dà energia e passione a tutto ciò che facciamo.“

Oggi è la giornata mondiale della Terra. Ho letto infiniti articoli su come vivere in un ambiente più sano, equilibrato e sostenibile. Su quali siano i prodotti salutari da scoprire e acquistare, sugli ingredienti a Km zero e meno di zero: tutto estremamente lodevole, ma ricordo bene che tutto questo è il risultato dell’impegno di donne e uomini che ogni giorno si misurano con la natura e dalla natura imparano.

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OrtiCa’

Via Rudigliano 2800 – 47020 Ardiano di Roncofreddo (FC)
www.agricolaortica.it;  info@agricolaortica.it
Tel. Enrico – Martina:  348 4062593

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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