Villa Santo Stefano: passione, serietà (e ambizione) sulle Colline Lucchesi

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Quella che segue è una (l’ennesima) storia di innamoramento per l’Italia. Iniziata, come spesso accade per gli stranieri, dai periodi di vacanza trascorsi nel nostro Paese. Ma se le vacanze famigliari si svolgevano sul Lago di Garda, per Wolfgang Reitzle il passaggio verso la Toscana è avvenuto per uno dei passaparola dai cui scaturiscono alle fine quelle vere e proprie piccole colonizzazioni che si scoprono in molti (da noi italioti) trascurati piccoli e deliziosi borghi. Infatti qui un amico tedesco era arrivato e aveva comprato la “storica” Villa Bertolli, immersa nella fascinosa campagna lucchese, in cui l’aristocratica ruralità mostra il tocco gotico dell’Appennino che incombe con discrezione.

Ma per certe cosa bisogna essere convinti, e i Reitzle e con lui sua moglie Nina Ruge, famosa anchor-woman, lo sono stati. E così nel 2014 è arrivata la voglia e poi la decisione di fare viticoltura seria. Venne consultato Carlo Ferrrini, enologo di chiara fama, che iniziò con i vitigni internazionali: un ettaro di cabernet franc, uno di cabernet sauvignon, poi merlot, petit verdot e 3000 metri quadri di alicante. Del resto, per molti appassionati esteri dei nostri vini, l’immaginario è inizialmente colpito dalle etichette culturalmente riconducibili all’universo Bordeaux e Il pensiero corre subito a Bolgheri. ll progetto è stato dunque quello di puntare a realizzare un Sassicaia figlio di questo territorio, con le inevitabili differenze (prezzo compreso). Un progetto che ha dato vita al Loto.

Spesso però accade anche che poi la conoscenza e l’approfondimento portano al sincero apprezzamento verso il sangiovese. Le sue vigne si ammirano dallo stupendo affaccio della Villa; la tradizione prosegue più in là, dove si scorgono i filari di ciliegiolo e canaiolo. E poi c’è il vermentino al quale viene dedicata una cura maniacale.  Le cure dei vigneti (la conversione bio è in dirittura d’arrivo) e della cantina sono affidate ad Alessio Farnesi e ad Alessandro Garzi. Il periodo di la macerazione sulle bucce del sangiovese dura 10 giorni: bastano, perché qui non matura così tanto come nelle zone più “classiche” per questa uva, e quindi l’estrazione va limitata, mentre per le varietà internazionali può arrivare a 15 giorni. Per gli affinamenti, una saggia scelta dei legni: la barrique per cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot, e la botte grande per sangiovese (che contribuisce al Colline Lucchesi Doc Sereno), con soste che si attestano attorno ai 12-14 mesi. Fondamentale poi un passaggio in cemento di 5-6 mesi  per un assestamento e una “levigatura” finale. Non un dettaglio, ma un passaggio che trasforma notevolmente il vino, e che sostituisce la più classica e più lunga sosta in bottiglia.

La nota finale, e incoraggiante per il nostro Paese sempre stretto fra desiderio di investimenti e paura di perdere l’anima (o traslocarla all’estero), è che degustando i suoi vini in compagnia di Wolfgang Reitzle si percepisce chiaro il senso di responsabilità con cui ha deciso di confrontarsi con un territorio importante. L’interesse misto a un pizzico di ansia con cui ascolta i pareri fanno escludere un impegno preso con leggerezza o semplice voglia di investire in un brand forte, e suggeriscono anzi serietà e immedesimazione nel ruolo. E questo non può che farci molto piacere.

I vini

Una cura particolare viene dedicata alla coltivazione del vermentino: il risultato è il Gioia, che nell’annata 2019 esprime un naso di bella finezza, ampio ed espressivo, con note di fiori di campo accompagnate da spunti più dolci di miele d’acacia. Un attacco saporito e una certa morbidezza alcolica accompagnano la beva fino a un finale che mostra ancora qualche giovanile spigolo. L’annata 2018 sfoggia un indubbio fascino, fra spunti minerali e pirici, e una ventata di fiori dolci e macchia mediterranea. Al palato è forse meno sfaccettato ma comunque piacevole.

Il Luna 2019 è un rosato a base di sangiovese e merlot in quote paritarie che gioca su note piacevoli di melone e melograno, con una beva scorrevole e di espressività discreta al palato.

Il Volo è un vino dal rapporto qualità prezzo assai interessante (sui 10 euro al pubblico) ottenuto  da cabernet sauvignon e petit verdot (40% ciascuno) e un saldo di alicante. La sua prima annata, la 2019, colpisce per generosità e opulenza, mettendo in mostra balsamicità, spunti di ciliegia nera e di carruba in un naso profondo più che ampio. Denso ma anche succoso subito all’ingresso in bocca, mostra dolcezze senza appesantimenti, e morbidezza alcolica.

Il Sereno è un Colline Lucchesi Doc,  inserito quindi nel solco della tradizione toscana che implica il confronto con le caratteristiche del sangiovese, presente all’80% assieme a un saldo di colorino, canaiolo e ciliegiolo. Dopo un naso all’insegna della maturita del frutto, sa mettere in mostra una beva di bel dinamismo, consistente e saporita, ricca di toni pungenti. Nel Sereno 2017 l’anno di vita in più favorisce equilibrio e un piacevole amalgama dei toni, impreziositi da belle sensazioni di erbe aromatiche, La beva è succosa d ampia, leggera sul palato, e piena di energia nel finale. Il Sereno 2016, di buona profondità olfattiva, sconta un finale un po’ scomposto

Infine, il Loto. È il vino di punta su cui si ripongono speranze e ambizioni. Un esempio classico di uvaggio bordolese (cabernet sauvignon 50%, merlot 40%, petit verdot) realizzato con una selezione severa delle uve, attenzione nelle fermentazioni, affinamento di un anno e mezzo in barrique e soggiorno di sei mesi in cemento. Il  2016 è lento ad aprirsi e concentrato, mette in mostra un frutto importante, densità e potenza, imbrigliate nel finale da un tannino finissimo. Il Loto 2017 si esprime all’insegna dell’eleganza e della buona profondità non priva di maturità nei toni; l’ingresso al palato è compatto, e la beva si distende mantenendosi spessa e acquisendo larghezza. Il finale è segnato  da un tannino finissimo e vibrante. E il Loto 2018 fa dell’eleganza la sua cifra stilistica: accarezza il naso con un delicato  bouquet floreale in cui spiccano le note di viola. Poi colpisce con un carattere diverso in bocca, potente e progressivo senza essere ingombrante.

Villa Santo Stefano
Via di Villa Fontana 1840 – 55100 Lucca
Tel. 0583487171
www.villa-santostefano.it
info@villa-santostefano.it

Riccardo Farchioni

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