Tra il dire e il fare… ricostituire la sostanza organica del terreno/1

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Giorni addietro ho ascoltato alla radio un “esperto” che, parlando della tragica alluvione in Emilia Romagna, affermava che per migliorare la situazione della ritenzione idrica dei terreni bisognerebbe aumentare la sostanza organica in tutti i terreni agrari almeno dell’1%.

Per chi avesse voglia di approfondire l’argomento ricordo che in passato abbiamo già parlato della sostanza organica qui. (https://www.acquabuona.it/agronomo/annootto/sostanzaorganica.shtml).

In questo articolo  mi limiterò a cercare di esporre concretamente quanto la Sostanza Organica (SO) sia una componente sempre più rara nei terreni agrari, e quanto sia difficile ricostituirla in tempi brevi continuando a coltivare. Questo perché in via teorica, in zone con sufficiente piovosità, il sistema più sicuro per aumentare la SO nei terreni è quello di trasformarli in bosco. Nell’articolo citato, avevamo affrontato i vantaggi di una percentuale equilibrata di SO nel terreno e i rischi connessi alla sua diminuzione, in questo vorremmo esporre quanto il processo di riequilibrio sia difficile e lungo.

In media ogni anno nei terreni coltivati si ha una perdita di circa il 2%  (K2 detto coefficiente di mineralizzazione) della SO stabile. Questo significa che se il nostro terreno ha una dotazione di SO del 2 % perderemo ogni anno circa 1440 kg/ha di sostanza organica.  Ora proviamo a mettere in atto le indicazioni fornite dall'”esperto” all’inizio e proviamo a calcolare la quantità di letame (sempre che se ne abbia la disponibilità) da apportare nell’arco di 10 anni per portare la SO al 3 %.

Come premessa, e riferendomi sempre all’articolo già pubblicato nel 2007, dobbiamo dire che esiste un coefficiente isoumico denominato K1, che ci dà una dimensione di quanto humus si forma partendo da varie matrici organiche. Nel caso del letame, che è un buon produttore di humus, il coefficiente è pari a 4,9 kg per 100 kg di letame distribuito. Avendo questi dati andiamo intanto a bilanciare le perdite subite dal nostro terreno con la K1. Il calcolo è semplice: 1440/4,9= 293,8  quintali di letame per compensare al perdita!!

Poniamoci ora l’obiettivo di aumentare ogni anno dello 0,1% la SO del terreno in modo che in 10 anni possiamo portare il nostro terreno ad avere il 3% di SO stabile. Nel terreno sopra ipotizzato la SO contenuta è pari a 72000 kg ( 72 ton). Il contenuto di SO stabile di un terreno con il 3% è pari a 108000 kg (108 ton). La differenza è dunque di 36000 kg. Dividendo gli apporti nei 10 anni dovremmo apportare ogni anno 3600 kg di SO stabile pari a 734,6 quintali di letame a ettaro che,  sommati a quelli necessari per compensare la perdita naturale, ammontano a 1028 ql anno/ Ha. 

Per avere un’idea del volume di letame per ettaro che dovremmo apportare ogni anno si consideri che un quintale di letame maturo ha un volume di 0,2 mc, dunque si parla di circa 205,6 mc di letame da spandere ogni anno per 10 anni su 10000 mq , pari a oltre 10 kg per mq.

Sono volumi e costi non sostenibili per aziende non attrezzate, dato che si tratterebbe di oltre 2000 euro l’anno per la concimazione di un solo ettaro. Bisogna anche dire che questo è un calcolo molto approssimativo e per difetto, dato che la K1 è una percentuale,  essa va in proporzione con il contenuto di SO nel terreno.

In effetti, aumentando progressivamente il contenuto di SO negli anni, dovremmo rivedere in aumento il consumo della stessa da parte del coefficiente di mineralizzazione (K1), poiché quando avremo raggiunto p.e. il 2,5 % di SO, le perdite per mineralizzazione non saranno più 1440 kg/anno ma 1800 kg/anno/ha.

È chiaro dunque che certe affermazioni vanno fatte con cognizione di causa, ma è chiaro anche che se non si mettono in atto concrete strategie per non consumare più S.O. e se, possibile, incrementarla, andremo incontro a disastri ancora maggiori e alla sterilità dei terreni agrari. Di questo parleremo nel prossimo articolo.

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Lamberto Tosi

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