Un binomio consigliabilissimo

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2007

Per l’appassionato di vini è una piacevolissima realtà, oggidì gli scaffali sono pieni di vini non soltanto ben fatti, ma anche originali e a tratti sorprendenti. È remota l’epoca delle bottiglie che somigliavano alla scatola a sorpresa con pupazzetto a molla: non si sapeva mai cosa sarebbe saltato fuori, se un buon bianco o un frullato di banana, se un rosso bevibile o un centrifugato di legno.

Per soprammercato un numero crescente di vini unisce a una qualità elevata un costo finale non dissanguatorio. Ed è un bene, dato che le etichette più famose si muovono ormai su fasce di prezzo iperuraniche, inattingibili dai comuni mortali. I più cinici commenteranno che così ci “consoliamo con l’aglietto”, come si dice a Roma, ovvero che ammantiamo di pregi superiori una situazione non proprio favorevole. Recita in proposito il dizionario Treccani:

agliétto s. m. [dim. di aglio]. – L’aglio in erba, non ancora formato, senza spicchi; si usa nelle insalate e per arrosti. Fig., region., consolarsi con l’a., contentarsi (o mostrare di contentarsi), in una situazione negativa, di quel poco che si ha o si trova di buono.

E in effetti, se è vero che un quarto di secolo e passa fa erano in agguato i pupazzetti a molla, è altrettanto pacifico che i cru migliori dei produttori migliori si potevano ancora comprare senza vendere un rene. Ma amen, questo è.

Questo è in speciale misura lo stato dell’arte in Borgogna. Dimenticati da tempo i Grand Cru, che richiedono la potenza finanziaria di un sultano, abbandonati i Premier Cru nelle mani dei vari Soros, Gates, Musk, Bezos, ora cominciano a salutarci – facendo ciao ciao con la manina – anche i semplici Village, che fino a pochi anni fa erano abbordabilissimi.

Per restare ad annusare qualche molecola odorosa borgognona non resta che esplorare aree “minori” e/o ripiegare su etichette sperimentali. Personalmente, ho potuto qualche giorno fa scoprire una bottiglia molto curiosa: Le Gamay de l’Allié BiNaume. Cioè un rosso da uve gamay vinificato in Borgogna. Per produrlo la celebre coppia Claire Naudin e Jean-Yves Bizot (BiNaume, gioco di parole con binomio) ha creato una maison de négoce apposita. Copioincollo alcune specifiche tecniche e la descrizione direttamente dal sito aziendale, per buttare agli enofili qualche boccone meno generico:

Superficie della vigna: 1, 30 ha
Età delle viti: piantate nel 2001.
Terreno: granito rosa. Roccia madre tra 1 e 2,5 m.
Produzione: 158 casse
Resa: 37 hl/ha
Contesto produttivo: in seguito alla gelata del 27 aprile 2016, siamo andati a cercare uva a 200 km a ovest di Beaune…
Per vinificare in Borgogna uve provenienti da un’altra regione, bisogna essere négociant. Così abbiamo creato il négoce BiNaume con questo obiettivo.
Vinificazione: raccolte a mano, in piccole cassette per evitare la pigiatura, le uve sono state trasportate da noi a Magny lès Villers e messe in tini senza l’aggiunta di solfiti (SO2).
Fermentazione alcolica in vasche di cemento, con estrazione minima (nessun rimontaggio).
Pressatura precoce (prima della fine della fermentazione alcolica), per favorire l’estrazione del frutto e dei tannini. 100% FML (fermentazione malolattica) sui lieviti.
Nessuna filtrazione o solfitazione prima dell’imbottigliamento.
Caratteristiche: questo vino si caratterizza per la sua golosità unita a una buona densità. Anche se non è solforato, ha bisogno di molto ossigeno!
Quindi prendetevi il tempo necessario: decantatelo, o anche apritelo il giorno prima.
Non filtrato, può presentare una leggera torbidità o addirittura un piccolo sedimento nel tempo.
Consigli per il servizio: da bere entro 2 – 3 anni dall’imbottigliamento: questo è il nostro primo vino senza solfiti aggiunti!
Servire a temperatura ambiente, 14°-15°. Se vi dà fastidio la CO2 (pizzicore), travasate o agitate!

Il 2021, in effetti un poco accartocciato su se stesso nei primi minuti post-stappatura, ha schiarito progressivamente la voce: da un timbro piuttosto rauco, tipo Barry White, fino a un tono di frutto luminoso, limpido e squillante. Consigliatissimo, dato che “finito” costa solo sui 20 euro.

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Fabio Rizzari

Giornalista professionista. Si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato, come redattore ed editorialista, presso il Gambero Rosso Editore. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare, in qualità di esperto di vino, di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 al 2015 è stato curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida I Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso. Del 2015 è il suo libro “Le parole del vino”, pubblicato dalla Giunti, casa editrice per la quale ha firmato anche – insieme ad Armando Castagno e Giampaolo Gravina – “Vini da scoprire” (2017 e 2018). Con gli stessi due colleghi è autore del recente “Vini artigianali italiani”, per i tipi di Paolo Bartolomeo Buongiorno. Scrive per diverse testate specializzate, tra le quali Vitae, il periodico ufficiale dell’AIS.

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Giornalista professionista. Si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato, come redattore ed editorialista, presso il Gambero Rosso Editore. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare, in qualità di esperto di vino, di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 al 2015 è stato curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida I Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso. Del 2015 è il suo libro “Le parole del vino”, pubblicato dalla Giunti, casa editrice per la quale ha firmato anche – insieme ad Armando Castagno e Giampaolo Gravina – “Vini da scoprire” (2017 e 2018). Con gli stessi due colleghi è autore del recente “Vini artigianali italiani”, per i tipi di Paolo Bartolomeo Buongiorno. Scrive per diverse testate specializzate, tra le quali Vitae, il periodico ufficiale dell’AIS.

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