“The wild side” di San Casciano: Montesecondo e Cigliano di Sopra

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MONTESECONDO

La cosa che mi ha colpito di più, ascoltando Silvio Messana, i suoi racconti di vita e i suoi vini di Montesecondo, è come una storia “fai da te”, tutta gavetta e autoapprendimento, partita dal nulla con nessuna base tecnico-scolastica a fondamento di un mestiere, nel giro di appena 20 anni abbia partorito una fisionomia stilistico-espressiva riconoscibile fra mille, dove a vincere sono la levità, la grazia, la trasparenza.

Piccoli cristalli in apparenza fragili, quei vini: estrazione calibratissima, un filo di volatile ad esaltarne i profumi, e l’illusione bella che l’incontaminato (l’incorrotto) esista e lotti insieme a noi.

Vini “obliqui”, nel panorama enoico chiantigiano, e quindi coerenti con la personalità del loro artefice, protagonista di una vita rocambolesca vissuta fra Tunisia, Parigi, Boston, New York, Firenze…. e che è stata un alternarsi di sogni (la musica) e di ritorni sulla terra.

E alla terra, se vogliamo, lui in fondo ci è tornato, ed è tornato per restarci; grazie alla proprietà di famiglia acquistata dal padre a Cerbaia, alle porte di San Casciano Val di Pesa, e, da qualche anno, grazie alla concessione in uso di alcuni vigneti a Vignano di Mercatale, lungo il crinale che si affaccia sulla Valle della Greve, dove suoli a galestro, altimetrie ( 500 mt) e gesti puliti concorrono a delineare vini che sembrano conoscere bene i concetti di freschezza e vibrazione (ogni riferimento a Tin è assolutamente voluto).

Montesecondo 2021 è il rosso d’annata, prodotto con uve sangiovese provenienti dai due siti; 2 o 3 giorni di macerazione, rimontaggi che non sono rimontaggi ma ossigenazioni del mosto e poi via, in un bicchiere soave e delizioso.

Il Chianti Classico 2020 , da uve sangiovese, canaiolo e colorino, insegue e raggiunge la leggerezza in un sorso carezzevole e brioso. Non c’è spazio per la ridondanza, casomai per l’agilità.

Nella linea Tin (argilla, in lingua araba) confluiscono due vini la cui vinificazione e maturazione prosegue interamente in anfora: intanto il Tin Trebbiano (2020), dove gli 8 mesi di macerazione, vedi un po’, non si traducono nella riproposizione di un metodo con i suoi risaputi cliché, ma esaltano la tipologia degli orange con un profilo vibrante e nature, che rende merito al vitigno e allo schiocco acido, altro che al tannino.

Infine lui, Tin Sangiovese ( 2019), che dall’alto dei suoi 12,5 gradi alcol e della sua enorme raffinatezza, mette in luce tutto il portato di sfumature di cui è capace il Sangiovese, se lavorato (bene) in sottrazione: agile, minerale, sapidissimo, con l’impalpabile consistenza di una nuvola.

Insomma, per un figlio di un musicista tunisino che frequentava orchestre e suonava il sax alla Lester Young, mica male eh!?

 

Montesecondo – Via per Cerbaia, 18 – Loc. Cerbaia – San Casciano in Val di Pesa (FI) – www.montesecondo.com

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CIGLIANO DI SOPRA

Ah, i giovani… se non ci fossero ci sarebbe da inventarli. Che poi ti ci voglio, ad inventare un giovane!

A Cigliano di Sopra la dicotomia è evidente ma per nulla stridente: da un lato un vecchio borgo di campagna alle porte di San Casciano Val di Pesa, con tanto di villa padronale (struggente), di casa padronale ( aristruggente), di stalle e cantine ( ari ari struggenti). Te le ritrovi in uno stato conservativo “nsci nsci”, deducendo che negli anni non abbiano ricevuto tutte le cure necessarie. C’è una ragione, che spiega tutto questo stato di cose, ma quella “roba vecchia” lì intanto ti strappa il cuore.

Poi c’è lei, Maddalena Fucile, ultima generazione di famiglia e ultima discendente di quegli avi che acquisirono il borgo 100 anni fa. Lei così giovane, in un microcosmo così vecchio.

Laureatasi in enologia, è tornata alla terra per riattare l’intero podere, pezzo per pezzo e poco alla volta, con le possibilità che spera un giorno gli possano venire dalla nuova azienda agricola e dalla produzione di vino. Già, il vino: Maddalena ha rimesso in sesto la produzione enoica, da qualche anno approdata all’imbottigliato. Lo ha fatto sfruttando il patrimonio vitato esistente e mettendoci del suo grazie a una visione agronomica depurata dalla chimica.

Oggi si contano 11 appezzamenti, in quella conca luminosa di argille e ciottoli; da lì Maddalena cerca di comporre il puzzle delle possibilità, attraverso una enologia basica e legni piccoli (esausti).  I suoi vini sono già un caso. E sono passate poche vendemmie. I gesti sono puliti, le consapevolezze frementi, le idealità pure. Provare per credere il Chianti Classico ’19, o il Vigneto Branca pari annata, per accorgersi di quanto siano stati tratteggiati in bello stile.

Nel frattempo il nuovo Rosato 2021 (canaiolo, colorino e un goccio di merlot) palesa incisività e sale, con un corredo floreale che è puro conforto, mentre il Chianti Classico 2020, vino bandiera aziendale, è un Sangiovese di bella speditezza, che brilla per trasparenza espressiva.

Poi c’è il Vigneto Branca (2020), che dalla prossima vendemmia diventerà un Chianti Classico Gran Selezione; proviene dalla vigna omonima cinquantenne ed è stato vinificato a grappolo intero; dal bicchiere emerge un frutto rosso cordiale e dispiegato, e una dote tannica in via di integrazione.

Ah, oltre alla vecchia vigna Branca, e a quella dei Valloni (che di anni ne ha 17), ci sono nuovi appezzamenti in arrivo, che Maddalena ha piantato a sangiovese ma anche a canaiolo.

Perché guarda al futuro, Maddalena, e se non ci fossero i giovani, ci sarebbe da inventarli e non lo so.

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Fattoria Cigliano di Sopra – Via di Cigliano, 30 – San Casciano Val di Pesa (FI) – www.ciglianodisopra.it

FERNANDO PARDINI

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