Uno per tutti, tutti per uno! I Pinot Nero dell’Appenino toscano ad Eccopinò 2012

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BORGO SAN LORENZO (FI) – L’emozione c’è e si vede. Anche se l’anno scorso, a Vinitaly, si erano già presentati compatti (e noi c’eravamo), questo è il loro primo vero evento, e riempiono i nove bicchieri personalmente girando fra i tavoli, in fila indiana. Si sono conosciuti pian piano ed hanno scoperto che tutti avevano avuto la stessa idea, forse perché non sono accomunati dal panorama-cartolina toscano delle dolci colline verdi e gialle punteggiate dai filari di cipressi, ma da quello delle vallate, dei pendii scoscesi, dei fiumi giù a picco, della neve quando altrove non c’è, delle montagne sullo sfondo. “Nooo… hai piantato anche tu il pinot nero?” Tutti con entusiasmo ed incertezze, un pizzico di sana follia, tutti guidati dal faro ispiratore della Borgogna.

Dal Mugello alla Garfagnana, dalla Valle del Serchio al Casentino, alla Lunigiana,  vallate inframontane con tante caratteristiche storico-sociali comuni, e storie personali assimilate dal coraggio di una impresa difficile sia dal punto di vista climatico che della coltivazione dell’uva scorbutica e tiranna per eccellenza. E le attenzioni e la cura continua del vigneto, le lavorazioni spesso in modalità completamente manuale, possono spiegare un prezzo delle bottiglie che si attesta in genere sui 20 euro sugli scaffali delle enoteche. Tutto questo spiega la formazione di una associazione senza disciplinari, perché le idee di vinificazione sono diverse ma l’ispirazione è unica, e la comunità di intenti e i paletti ben precisi ci sono, e verranno presto formalizzati.

E intanto “Eccopinò 2012”, ecco il punto, lo stato dell’arte, con la “benedizione” nientepopodimeno che di Burton Anderson, una sorta di Bernard Berenson della nostra viticoltura, elegante e riservato connoisseur di vini italiani, generoso di complimenti e riconoscimenti. Assai fondati peraltro, perché rivolti a nove vini diversi ma tutti interessanti, spesso da aspettare nel bicchiere (anche perché giovani) e tutti complessi e cangianti. I “fondamentali” ce li hanno: finezza ed eleganza, acidità che ravviva senza disunire, profili di beva snelli e con una forza che non ti aspetti. Anche se l’impronta del territorio toscana è indubbia, a partire dai colori che a parte eccezioni sono belli decisi, per arrivare ad un frutto che, benché trasfigurato, è presente nella sua bella concretezza.

Burton Anderson e i Pinot Nero dell’Appennino Toscano

 

Dalle note di degustazione

Casteldelpiano
Licciana Nardi
, provincia di Massa, Lunigiana. 2000, fuga dalla città, per arrivare ad un podere con un vigneto abbandonato, poi reimpiantato nel 2004, che affonda le redici in un terreno di ciottoli, sabbia e minerali, lungo l’antico corso di un fiume. Nella valle il vento freddo notturno che arriva dalla montagna si alterna a quello caldo del mare provocando escursioni termiche che arrivano fino a 22 gradi fra giorno e notte. 2000 bottiglie. Andrea Ghigliazza e Sabina Ruffaldi gli artefici.

Pinot Nero 2009
Naso fine ed elegante, fra i più essenziali; al palato attacca subito “acuto”, lineare e stilizzato; non è esplosivo, ma penetrante e persistente. Fresco, di spiccata acidità, mostra una bella sferzata verde in un finale forse un pochino rugoso.

Podere Còncori
Gallicano, provincia di Lucca, Garfagnana. I vigneti sono accarezzati dal Serchio, quasi un Canale de Bourgogne. L’oste e vignaiolo Gabriele da Prato ha iniziato nel 1998 abbracciando subito i metodi dell’agricoltura biologica e biodinamica, certificata dal 2007. 1500 bottiglie per il suo Pinot Noir.

Pinot Noir 2009
Il colore è porpora fitto, ed al naso mostra un frutto polposo, forse con accenni di sovramaturazione. Scorrevolezza e tensione in una bocca che procede spedita, arrivando con bella lunghezza ad un finale arricchito da spunti di terra umida.

Macea
Anche per questa azienda si potrebbe evocare la Garfagnana, ma si sarebbe più precisi parlando di Valle del Serchio. È vero, da quelle parti si faceva vino solo per nutrirsi, ma un viaggio di nozze in Borgogna ha fatto nascere un sogno. Certificazione biologica dal 2011. 2500 bottiglie. Antonio e Cipriano Barsanti i nomi dei (fratelli) produttori.

Pinot Nero 2009
Da subito un naso molto mentoso e balsamico, deciso e di impatto; poi qualche nota agrumosa e sfumature animali ne accrescono il fascino. Attacco fulmineo e bel nerbo in bocca, qualità dell’acidità piacevole, è un vino molto saporito; solo qualche sospetto di insistenza dolce.

Podere Fortuna
Occupa uno dei dodici poderi del Castello di Cafaggiolo, dove affondano le radici della famiglia De’ Medici. 5000 bottiglie per il Fortuni e 4300 il Coldaia. Alessandro Brogi il produttore.

Fortuni 2009
Colore limpido con belle trasparenze, ed olfatto inizialmente da assestarsi: libera prima note di caramello e mou, poi si trasfigura ancora, diretto e penetrante, ricco di frutta nera elegantemente esposta. Acidità spinta nella beva, bella cremosità, dolcezza, suadenza e forza.
Coldaia 2009

Naso limpido e “acuto”, in cui si avvertono la grafite, il frutto nero fresco, le mentosità accennate. Colpisce la grande forza  in una beva progressiva, piena, quasi esplosiva in un finale arricchito da un retrogusto di liquirizia. Non privo di morbidezza e dolcezza, è un piacere berlo.

Il Rio
Ai piedi dell’Appennino, in pieno Mugello, Paolo Cerrini si può considerare fra i pionieri nel suo territorio: nel 1990 ha piantato il primo mezzo ettaro di pinot nero, seduito da un altro ettaro e mezzo nel corso degli anni, consentendo la produzione di 4000 di bottiglie, un numero insolitamente “alto” rispetto alla media.

Ventisei 2009
Di colore limpido e brillante mostra un naso inizialmente da scavare e da decifrare, che si apre molto lentamente nel bicchiere, diventando poi intenso, leggermente mentoso ed arioso. In bocca è ancora delicato, ma anche progressivo, vivo, saporito;  finale lungo ed espressivo.

Terre di Giotto
La fattoria è dedicata al grande pittore di Vicchio del Mugello, ma il cognome di Michele Lorenzetti è quello di un altro grande gotico. Biologo oltre che enologo consulente, perora con grande convinzione la causa dell’agricoltura biodinamica, che in definitiva significa rivitalizzare il suolo con flora e fauna originarie permettendo alle piante di dare fino in fondo quello che possono. Il vino è alla prima annata e viene prodotto in 500 bottiglie.

Gattaia 2009
Di colore porpora cupo, mette in mostra una bella componente minerale, poi il frutto del mirtillo fresco ed affascinante; tanto mentolo e balsamo in una beva vitale, pungente, e liquiriziosa; magari non riesce ad espandersi in ampiezza e manca di scatto finale, ma si beve assai bene.

Fattoria Il Lago
Nell’ultima propaggine del Chianti Rufina e già in Mugello, questa tenuta fu acquistata dal nonno degli attuali proprietari( la famiglia Spagnoli) negli anni ’60 ed oggi conta una ventina di ettari. Da segnalare la produzione di un vino in stile Amarone, il Pian de’ Guardi. 1800 bottiglie.

Pinot Nero 2009
Qui il colore è rubino scarico e trasparente; lo stile è quello di un vino delicato, effeminato, dove si intravedono la rosa ed il lampone in un naso carezzevole e leggero. Piacevole al palato, anche se va forse un pochino in calando.

Podere della Civettaja
Nel Casentino, questa conca boscosa chiusa da alte montagne che la separano da Mugello e Romagna, i due ettari e mezzo di Pinot Nero coltivati ad agricoltura biologica. 600 bottiglie.

Podere della Civettaja 2009
Colore porpora fitto e naso ampio, suadente e caramelloso, con tanta menta e liquirizia, ma anche qualche sensazione di cuoio piuttosto acre. Attacco deciso, pastosità di beva, tannino irruento e finale un tantino asciugante.

Nelle immagini: Cipriano Barsanti (Macea) e Gabriele Da Prato (Podere Còncori); Burton Anderson, Alessandro Brogi (Podere Fortuna), Paolo Cerrini (Il Rio), Michele Lorenzetti (Terre di Giotto)

Riccardo Farchioni

4 COMMENTS

  1. Madonna, com’è invecchiato il Signor Anderson… Articolo interessantissimo. Per me che manco (enologicamente) dalla mia Patria da cinque anni, una guida essenziale. Saluti.

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