Valle Isarco focus. Profondo bianco. Strasserhof, su al nord

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20171011_173814Il maso Strasserhof potrebbe vantare ancora il primato di azienda vitivinicola più settentrionale d’Italia, se non fosse per quel piccolo avamposto nato di recente in Val Pusteria (Santerhof). A certe latitudini, e con certe tradizioni alle spalle, ci è voluta tutta l’intraprendente passione di un giovane motivato, Hannes Baumgartner, per convincere un padre a cedergli quattro ettari di vigna (nel tempo divenuti sei) ed iniziare così a progettare un futuro fatto di indipendenza produttiva, dopo che il maso, ad attività promiscua, aveva sempre conferito le uve alla vicina Abbazia di Novacella.

Sono passati pochi anni da allora, ma fin dai primi imbottigliamenti (2003) il talento di vinificatore di Hannes ha consentito di accendere i riflettori su questa piccola realtà isarcense, bruciando decisamente le tappe al punto da imporsi fra i nomi imprescindibili del bianco d’autore altoatesino. E tutto questo grazie soprattutto al Sylvaner e al Kerner (che da solo copre 1/3 della produzione), senza dimenticarci però di Riesling e Grüner Veltliner, vini che non “scherzano” quando l’annata è propizia.

20171011_162951Eppure, se stiamo alla profondità minerale, il cui lascito più prezioso dimora nell’evidente traccia salina, dobbiamo convenire che oltre al talento c’è qualcosa di più, perché da una vigna sostanzialmente giovane (a parte i vecchi ceppi ultraquarantenni di sylvaner che da qualche vendemmia partoriscono la selezione Anjo) tirare fuori certi sottotraccia “odora” di privilegio. Significa che sotto sotto spinge un terroir elettivo, il cui lavorìo non si ferma di fronte alla gioventù di un vigneto. Se tanto mi dà tanto…..

In piena coerenza con ciò che ti aspetteresti da fedeli portavoce della conca brissanese, figli di suoli permeabili e sabbiosi poggianti su un substrato di scisti quarziferi, ardesie e gneiss, di un microclima dall’influenza alpina e di altitudini sostenute (fra i 650 e i 750 metri), qui va in scena l’epitome dell’agilità, propiziata da trame longilinee espresse nel nome dell’eleganza, della freschezza acida e della beva, quest’ultima inarrestabile.

20171011_161318Solo un degustatore disattento (o sprovveduto) potrebbe derubricare tutto ciò come mancanza di una reale complessità, complessità che in realtà sta nelle pieghe, nei sottintesi, nel “non detto”. E in quella vibrante energia salina che ne instrada il sorso al punto tale da non mollarti più.

Ché poi sono vini trasparenti questi qua, la cui chiarezza espositiva si fonda su una limpida trasposizione varietale e su una accurata perizia tecnica, senza per questo fare proprie incertezze od ovvietà: è una personalità dispiegata, pura, netta, ecco cos’é. Come quella del suo artefice, favorita da un carattere affabile ed estroverso che scarta di lato rispetto alla tipica introspezione dei vignaioli dei luoghi (se si esclude forse Markus Prackwieser del maso Gump Hof, che però, da buon frontaliero, risente già di un imprinting più “meridionale”). Non è un caso quindi che Hannes sia andato a ricoprire un ruolo istituzionale importante quale quello di presidente dell’associazione Vignaioli dell’Alto Adige.

20171011_160904Al maso Strasser poi, oltre ai vini, potrete godere di un’accoglienza altrettanto spontanea e socializzante. Non tanto e non solo nell’agriturismo della fattoria, quanto nella caratteristica Buschenschank, l’osteria contadina che in certi periodi dell’anno si apre al mondo esterno riempiendosi di profumi, di suoni e di un allegro vociare, come per il tradizionale Torggelen d’autunno, dove fra libagioni, battute e tipici mangiari tirare la volata alla notte è un attimo. Se siete alla ricerca dell’anima più accogliente della Valle Isarco e della sua gente, la potrete incontrare lì, accompagnata da un anelito di sincerità. La dimenticanza vi sarà difficile.

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20171011_173937I VINI DI UN GIORNO

Valle Isarco Müller Thurgau 2016

Delicatamente introspettivo e di morigerata alcolicità, assume un passo leggero facendo della spensieratezza la sua dote migliore.

Valle Isarco Grüner Veltliner 2016

Elettrico, vibrante, salino, si avvale di una spinta acida considerevole. Il sorso è impettito, tonico, affilato, convincente, dai succulenti risvolti citrini. Quando si dice “verticalità” .

Valle Isarco Sylvaner 2016 (50% botte grande in rovere, 50% acciaio)

Quale nobile espressione del vitigno, si traduce in un quadro aromatico finissimo e ben scandito, di frutti a polpa bianca ed incisioni minerali. Gusto complesso, portamento signorile, scodata salina, bevibilità a mille.

Valle Isarco Sylvaner Anjo 2016 (da vigne di 45 anni con rese naturali di 55 qli/ha, affiamento in botte di rovere)

Evidente il lato minerale di nafta e pietra focaia; strutturato, deciso, a suo modo austero, deve ancora sbrigliarsi ma la maglia acida e l’istinto sapido riescono a trasmettere un’idea precisa di futuro, ed è un’idea che non mi dispiace affatto!

Valle Isarco Sylvaner Anjo 2015

Più aperto e solare rispetto al 2016, è cremoso, largo, concessivo. E’ figlio di una annata calda e non fa niente per nasconderlo. Per questo mi intriga meno del fratello più giovane.

Valle Isarco Riesling 2016 (50% della massa affinata in rovere; 7,7 acidità, 5 gr/l zuccheri)

Acidità portante, grinta minerale, silhouette d’altura: gronda freschezza e fa salivare. La stria sapida è corroborante, il futuro dalla sua parte. Crescerà, sotto i migliori auspici crescerà.

Valle Isarco Kerner 2016

Una dinamica incalzante e un respiro balsamico (linfatico direi) scandiscono i ritmi e gli umori ad un vino equilibrato, elegante, distintivo. Non gli manca niente e si staglia veriddio fra i migliori Kerner dell’anno. Eppoi non molla la presa, saporito e sfumato al tempo stesso. Meglio di così!

Valle Isarco Gewürztraminer 2016 

Fruttato, fibroso, dalla confortante vena floreale, appare più esplicito rispetto agli altri vini della gamma ma non per questo a corto di contrasti. Il tratto certo non è elegantissimo ma la dote zuccherina garantisce un piacevole appiglio gustativo e una buona compagnia.

Fotogallery

 

FERNANDO PARDINI

1 COMMENT

  1. Non è più l’azienda più settentrionale d’Italia, da alcuni anni c’è Santerhof a Rio di Pusteria

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