Torre a Cona: orgoglio Colli Fiorentini con tocchi piemontesi

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La villa dal basso

Dopo una giornata trascorsa a Torre a Cona si coglie, naturalmente, il forte tratto toscano tracciato nel sua tratto più puro dalle forme dei Colli Fiorentini e dalla maestosità della villa settecentesca che incombe mentre si sale; ma si avverte  anche, stando attenti e cogliendo i dettagli, molto della grazia e della educata precisione piemontese. E non deve sorprendere, visto che la proprietà di questo edificio e della tenuta, antico possedimento della stirpe fiorentina dei Rinuccini, è oggi della nobile famiglia dei Rossi di Montelera, che proprio da Torino proviene. Per la precisione, si sta parlando dei Rossi della Martini&Rossi, famosissimo brand di liquori, che per iniziativa di Napoleone fu acquisito nel 1935 ponendo così fine a una serie di passaggi di mano, effetti di estinzioni e matrimoni.

E Napoleone è il nonno di Niccolò  Rossi di Montelera, che accoglie oggi con garbo e simpatia e che guida illustrando il delizioso piccolo museo di famiglia allestito con grazia e precisione: all’inizio, subito un antico testo con le mappe dei poderi sfogliabile su touch screen. Poi, una raffigurazione dei passaggi di proprietà della tenuta, le fasi di costruzione della villa, lo schema dei vigneti storici, e c’è anche un suggestivo carteggio fra Napoleone, sua moglie, e Pietro Porcinai, uno dei più celebri giardinieri del tempo su come disegnare il giardino, quali rose piantare o sostituire…

Ma, e questa forse è la cosa più importante, il Piemonte ritorna con l’opera dell’enologo Beppe Caviola, nella rigorosa precisione del tratto stilistico unita all’espressività caratteriale che si ritrova nei vini della tenuta, “curati” con la preziosa collaborazione di Federico Curtaz in campagna: insomma, una sorta di dream team. In questa zona il vino si faceva da sempre, e nella tenuta ogni podere gestito dai mezzadri aveva le sue vigne, ma il cambio di passo qui è avvenuto alla fine degli anni 90 quando, oltre alla salvaguardia del sangiovese e del colorino, sono stati eseguiti nuovi impianti di merlot. Il clima è fresco, assomiglia a quello della non lontana zona del Chianti Rùfina; quando si sale di quota lo scheletro dei terreni segnalato dall’alberese color giallo pallido si fa più fitto, configurando un ambiente ideale per il sangiovese. In una cantina anch’essa risalente al 700 e che non ha bisogno di refrigerazione rimanendo ad una temperatura costante di 16-17 gradi, affinano vini la cui appartenenza alla Docg Chianti Colli Fiorentini è rivendicata con orgoglio, tanto che un’etichetta importante come il Torre di Cino è passato da Igt Toscana alla Docg con la dizione Riserva.

Di recente, è stato dato un forte impulso alla attività di ospitalità con l’osteria che vede ai fornelli le illustri presenze di Maria Probst e Cristian Santandrea (provenienti dalla gloriosa Tenda Rossa di Cerbaia in Val di Pesa, ne abbiamo parlato) dallo stile elegantemente country, e sono state recuperate venti camere dell’ala ovest della villa per una accoglienza di charme condita di esperienze quali escursioni in bicicletta, gite a cavallo, ricerca del tartufo.

I vini

Il Chianti Colli Fiorentini 2019 (sangiovese 90%, colorino), prodotto in 60mila bottiglie, è il risultato di una annata ottima per quantità e qualità. È lavorato in acciaio e botte grande, e mostra sensazioni olfattive gentili e suadenti; l’attacco al palato è improntato a note di erbe aromatiche che anticipano il carattere elegante di una beva tesa e scorrevole, e un finale ficcante.

Il Chianti Colli Fiorentini Riserva Badia a Corte 2019, sangiovese in purezza, matura 24 mesi in botte grande ed è decisamente in ottima forma, testimone forse più emblematico di un territorio che grazie al clima riesce a trasmettere caratteri di agilità e freschezza. All’olfatto è nitido e preciso, elegante e persistente; in bocca è setoso e non privo di potenza, croccante e saporito, e procede con agilità verso un finale ficcante.

Il Terre di Cino prende il nome da Francesco di Cino, capostipite della famiglia Rinuccini, antica proprietaria di Torre a Cona. Con l’annata 2018 da Igt passa a far parte della denominazione Colli Fiorentini, rivendicata con orgoglio, ed è un vino meno pronto e accomodante nella sua irruente gioventù, con un frutto nitido punteggiato da note di menta e sensazioni boschive. Al palato ha grande spalla e sostanza, è sapido e maturo, e il tannino è ancora da arrotondare.

Il Colorino Casamaggio 2019, che sta in acciaio e poi un anno in botte grande, è un vino lieve sul palato, con il frutto rosso protagonista a cui si affiancano delicati rimandi di rabarbaro dolce. La tessitura fine al palato e l’allungo finale confermano un carattere improntato alla piacevole bevibilità.

Il Merlot 2019, infine, che matura parte in botte grande e parte in tonneau, Gioca bene le carte del frutto suadente e anche opulento ma senza esagerazioni, affiancandolo efficacemente con una linea più “acuta” e fresca. Porta egregiamente i suoi 15 gradi alcolici, è polposo non ingombrante e sfoggia una piacevole beva vellutata.

Torre a Cona
Località Torre a Cona, 49 – Rignano sull’Arno (FI)
www.torreacona.com

Riccardo Farchioni

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