E continuavano a chiamarli Supertuscan/2 – Tignanello e i suoi fratelli. Le ultime annate

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Prosegue la rassegna dedicata ai Supertuscan di sponda chiantigiana, questa volta riferita ai portavoce del cosiddetto meticciato varietale, che raccoglie vini ricavati sia da vitigni foresti espressi in purezza o in uvaggio fra loro, sia da vitigni sempre foresti ma combinati però con quelli nostrani, in primis con il sangiovese.

Una tipologia alquanto affollata, a ben vedere, traguardata qui attraverso una nutrita serie di etichette che annoverano nomi noti (quando non stranoti) ed altri che magari non stanno propriamente sulla bocca di tutti, anche quando meriterebbero di starci. In gioco ci abbiamo messo i convincenti e i meno convincenti. E anche le immancabili sorprese.

Quanto allo stile, o ancor meglio alla fisionomia prevalente di questa genìa di vini, oltre che – ovviamente-  risentire dei vitigni in gioco, risente di due fattori che non possono non essere interconnessi, se si intende parlare di enologia consapevole: i cambiamenti climatici e la sensibilità di interpreti.

Indubbio il tentativo, da parte dei vinificatori, di modulare quanto più possibile l’espressione dei vini, di per sè storicamente indirizzata sulla forzatura estrattiva e la  concentrazione di materia, per renderne la beva più agevole e gli assetti sperabilmente più bilanciati, consci che i tenori alcolici sono diventati una voce importante e la ridondanza, oggi come oggi, rischierebbe di sfociare in indelebili squilibri. Un obiettivo assolutamente non semplice da concretizzare, intendiamoci, e proprio per questo, quando senti che ha trovato una quadra, ancor più da sottolineare.

Di certo è in questa sotto-tipologia di Supertuscan figli del meticciato che allignano gli esemplari più “affezionati” agli stilemi un tempo ruggenti e oggi assai difficili da digerire. Probabilmente in ragione di una affermata notorietà conquistata negli anni e fondata proprio su quei profili lì, resi appetibili per certi mercati internazionali da sempre ben disposti ad apprezzarne l’impatto, l’assetto frontale, la generosità dispiegata, la robustezza.

Alla luce della contemporaneità climatica, che ci va mettendo del suo, l’obiettivo dell’equilibrio nella ridondanza forse non si avvantaggia più manco del tempo, per sistemare gli assetti, e di questo potenziale squilibrio permanente ne andrà pur tenuto conto, se vogliamo produrre vini da bersi.

La selezione proposta non intende costituire una selezione di merito, ma solo uno spaccato di quanto degustato nelle ultime campagne di assaggio toscane. Per questo potremo trovarci dei campioni, ma anche dei suonatori in bemolle.

Per la prima parte, dedicata ai Supertuscan Sangiovese-centrici di sponda chiantigiana, LEGGI QUI

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ANTINORI – SOLAIA 2019 (cabernet sauvignon, sangiovese, cabernet franc)

Peperone, mirtillo, grafite, materia densa e concentrata, legno d’ordinanza, movimento nsci nsci (quantomeno in questa fase evolutiva). Una versione a suo modo didattica e forsanche un po’ retrò, stilisticamente parlando.

ANTINORI – TIGNANELLO 2020 (sangiovese, cabernet sauvignon)

Polposo e maturo, carnoso ed affumicato, risente degli influssi della tostatura e resta come in attesa di nuovi sbocchi, al momento dell’assaggio un po’ velati dalla confezione.

ARILLO IN TERRABIANCA – CAMPACCIO 2019 (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot)

Note mineral-sulfuree, suggestioni pinotteggianti, buona lena e provvidenziali sfumature di sapore, senza incrudimenti. Aggraziato, ecco, e ancor di più se ci riferiamo ai consueti stilemi caratterizzanti la speciale tipologia.

BARONE RICASOLI – CASALFERRO 2019 (merlot)

Spezie, pepe e screziature di gomma bruciata per un profilo scuro, “selvoso”, ricco, fondato su un consistente supporto acido. Finale leggermente bruciante per l’alcol.

BINDI SERGARDI – SIMBIOSI 2020 (cabernet sauvignon, merlot)

Compressioni di frutto, sentori di peperone arrostito, dispiegata generosità. Per il momento non scoperchia troppi dettagli o sottotraccia, ma il futuro potrebbe riservare schiarite in fatto di bevibilità ed equilibrio.

BRANCAIA – IL BLU 2020 (merlot, cabernet sauvignon, sangiovese)

Frutto cospicuo e mirtilloso, materia compatta, confezione deluxe (ma potenzialmente omologante), sviluppo un po’ impacciato. Qualcosa che esubera, ma gli estimatori non sono mai mancati, né mancheranno.

BRANCAIA – TRE 2021 (sangiovese, merlot, cabernet sauvignon)

Profondità aromatica, compostezza, succo: un blend di bel lignaggio e apprezzabile forza comunicativa, guidato dall’acidità e confortato da una beva agevole, su freschi risvolti vegetal-balsamici. Una sorpresa dal prezzo appetibilissimo. Nota a margine: le uve provengono sia dal Chianti (Classico) che dalla Maremma.

CAPANNELLE/AVIGNONESI – 50 & 50 2019 (sangiovese; merlot)

Un 50& 50 decisamente riuscito e ben distante dai pruriti dimostrativi del passato, che palesa una bella scioltezza di passo in un profilo fresco, longilineo, dai tannini dolci e maturi. Còlto in una fase evolutiva particolarmente espressiva.

CASTELLARE DI CASTELLINA  – CONIALE 2019 (cabernet sauvignon)

Frutto integro, proporzioni adeguate, senso delle sfumature, senza sovra-estrazioni o ridondanze materiche. Una buona dote di freschezza ne supporta lo sviluppo, se non fosse per quel legno “accademico” dai risvolti dolci(ni) a comprimerne il respiro.

CASTELLO DI AMA – HAIKU 2019 (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot)

L’ascendente bordolese si sintonizza sul mood erbaceo-balsamico-terroso, ed è un mood di personalità. In bocca è sostanzioso, incisivo, persistente, con leggero freno tannico legato alla gioventù. Caldo per l’alcol, sa il fatto suo.

CASTELLO DI CACCHIANO – FONTEMERLANO 2020 (merlot)

Intenso, ”grondante”, fitto, potente, di certo non tocca lidi di complessità, ma integrità e tensione abitano questo bicchiere, checchennedica la dispiegata generosità del tratto.

CASTELLO DI FONTERUTOLI – CONCERTO DI FONTERUTOLI 2020 (sangiovese; cabernet sauvignon)

Materia salda e freschezza aromatica in un vino preciso, bilanciato, profondo, che mette in risalto una buona dolcezza di frutto e di tannino. La propulsione non sarà forse di quelle esaltanti, ma il garbo c’è.

CASTELLO DI FONTERUTOLI – SIEPI 2020 (sangiovese; merlot)

Empireumatismi vari & assortiti a coprire i dettagli, e frutto rigoglioso per un Siepi di sostanza ma sempre da farsi, ora come ora meno bilanciato ed elegante rispetto alla splendida versione 2019. Viaggia con il freno a mano tirato, ma la costituzione è robusta, il futuro non lo spaventa.

CASTELLO DI MELETO – CAMBOI 2019 (malvasia nera)

Annunciato da un inconsueto (e sperabilmente passeggero) sentore di propoli, presenta un tratto setoso e una buona dinamica, adeguate proporzioni e il giusto peso. Interessante.

CASTELLO VICCHIOMAGGIO – FSM 2019  (merlot)

Salsiccia alla brace, stimoli erbacei, compattezza materica; non si sofferma sui dettagli ma è ben supportato dalla corrente acida. In debito semmai di originalità, con i risvolti dolci della liaison frutto/rovere a far lampeggiare un’insidia stucchevole.

CASTELLO DEI RAMPOLLA – D’ALCEO 2019 ( cabernet sauvignon; petit verdot)

Una ricchezza piena di senso e un’impeccabile maturità di frutto. I tannini sono dolcissimi, il profilo selvatico e puro. Ancora da illimpidirsi nel disegno, semmai, ma ha il futuro davanti a sé.

CASTELLO DEI RAMPOLLA – LIU’ 2021 (merlot)

Frutto rosso del bosco integro e puro, coté erbaceo/balsamico rinfrescante e un’acidità succosa a sospingerne la beva. E’ un vino giovane e scattante, tanto misurato dal punto di vista alcolico quanto naturale nello sviluppo. Indimenticabile Liù.

COLLE BERETO – IL CENNO 2020 (pinot nero)

Colore tenue, premure sottili, gusto delicato e infiltrante. Concretizzando un incantesimo di sottigliezze dall’equilibrio apparentemente fragile, Cenno ritrova in questo millesimo “sentimento” e compiutezza.

FELSINA – MAESTRO RARO 2020 (cabernet sauvignon)

Il varietale è ben espresso, il carattere forte e deciso; un po’ in debito di freschezza, semmai, ma quantomeno incisivo nei sapori.

IL COLOMBAIO DI CENCIO – FUTURO 2020 (cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot)

Assai distante dallo sciabordio materico tipico di molti esemplari ricavati da vitigni internazionali, ecco qua un bordolese portato per i dettagli, con qualcosa di rustico/rugoso da scrollarsi di dosso ma con tanta spontaneità da mettere sul piatto dei ragionamenti. Una luce nuova per i vini del Colombaio?

ISOLE E OLENA – COLLEZIONE PRIVATA SYRAH 2020

Instradato da una bella freschezza aromatica, che porta in emersione spezie naturali e pierre à fusil, è succoso, dinamico, caratterizzato, profondo. Una vita davanti, e un alone di autorevolezza che non puoi evitare.

ISTINE – 550 2020 (merlot)

Frutto e trama di belle integrità e freschezza; il sorso è snello, addirittura agile per la tipologia, senza sovraestrazioni o sovraccarichi: a guadagnarne sono la godibilità e la dinamica. Molto buono!

LAMOLE DI LAMOLE – LAM’ORO 2019 (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot)

La manifattura super precisa non ne scalfisce l’asserto, che ci parla di un vino dall’animo bordolese ampio e concessivo, godibile e saporito, pulito e lungo, di bella compostezza sia pur nella consistenza materica. Una sorpresa.

QUERCIABELLA – CAMARTINA 2019 (cabernet sauvignon; sangiovese)

Concentrazione naturale, succo vibrante, buon equilibrio d’assieme, passo cadenzato ed elegante, una frazione del rovere ancora da assorbire. E’ giovane, promettente, sicuro di sé.

ROCCA DI CASTAGNOLI – BURIANO 2018 (cabernet sauvignon)

Materico e generosamente fruttato, finanche estremo nella sua irruenza, ci mette però tutto del suo, e ha pure sale in corpo, su risvolti di cenere e grafite. Non passa inosservato, certo che no, e il tempo ne sistemerà gli assetti.

SAN FELICE – VIGORELLO 2019 ( cabernet sauvignon, merlot, petit verdot, pugnitello)

Le spezie del rovere e la coltre boisé ne velano il dettaglio. Percepisci una buona freschezza di fondo, nonostante la cospicua dote di frutto, ma la confezione al momento ridonda, così come il tannino, piuttosto asciugante. Peccati di gioventù.

TENUTA CASENUOVE – TENUTA CESANUOVE 2019 ( sangiovese, merlot)

Molto curato dal punto di vista formale, mostra una ricchezza bilanciata, senza inopportuni sciabordii di materia. Magari non si avvantaggia di una dinamica esaltante, ma la scia sapida porta conforto.

TENUTA LA NOVELLA – FONTE DOMINI 2019 (syrah)

Davvero brillante per espressività aromatica, coniuga freschezza, fragranza e dinamismo in modo virtuoso. Un vino ben congegnato e sentitamente Syrah.

TOLAINI – PICCONERO 2019 (merlot)

Carattere sprezzante, incisivo, nervoso; il sorso è potente ma la materia tutto sommato calibrata. Un po’ alcolico, quello sì.

VAL DELLE CORTI – LO STRANIERO 2020 (merlot, sangiovese)

Bella fragranza e bel bilanciamento alcolico per profumi nitidi e sfumati, su ricordi di ferro, acciuga e mora di gelso. Al gusto è pulito, fresco, aggraziato, floreale, e si beve molto bene.

VIGNAMAGGIO – CABERNET FRANC DI VIGNAMAGGIO 2017

Il tenore alcolico “arrotonda” le trame rendendogli un alone etereo; in bocca è piacevole, docilmente cabernettoso. A mancargli la propulsione decisiva, ma è misurato nei toni, con una sincera vena introspettiva.

VILLA A SESTA – VAS ORO 2019 (cabernet franc)

Peperone, menta, freschezza, senza ridondanze materiche. E una pregevole misura di passo, accompagnata da una raffinatezza che porta dritta dritta alla distinzione. Bellissimo conseguimento.

VILLA A SESTA – VAS 2019 (merlot, cabernet sauvignon)

Le pirazine spingono rendendogli una allure bordolese dinamica e fremente, contrastata e slanciata. Il vino è giovane, ampio, di sicura personalità.

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FERNANDO PARDINI

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