Dieci anni di un mito: il Sassicaia!

12
12416

ROMA – Del Roma Vino Excellence & Merano Wine Festival 2010 avevo già scritto qui. Rileggendo gli appunti di quei giorni, però, non posso non ricordare la splendida verticale di uno dei vini-mito nella storia enologica del nostro paese: il Sassicaia. Un’occasione veramente unica perché sui banchi d’assaggio erano presenti tutte le ultime 10 annate, dalla 2007 en primeur e giù a scendere fino alla 1998!

Parlare del Sassicaia e della sua storia è superfluo. Più interessante, forse, è concentrarsi direttamente sulle note di degustazione, per vedere se si possono trarre alcune conclusioni di carattere generale. La prima cosa che coglie la mia attenzione è la conferma che il Sassicaia, come molti altri grandi vini, non ha la predisposizione a “farsi piacere subito”. Se è vero, com’è vero, che un grande vino è tale fin da giovane, per la mia esperienza (limitata) mi sembra che il campione di Bolgheri sia, tra le grandi bottiglie italiane, una di quelle che ha bisogno di più tempo per “carburare”. Esprimere un giudizio sulle annate recenti è, almeno per il sottoscritto, difficile e rischioso, e ogni volta mi chiedo se ha senso parlare di un vino di questo genere in una fase in cui è ancora in pieno divenire. Preferisco quindi sospendere il giudizio sulle ultime 3 annate.

Sul 2007 in anteprima, per me in questo momento indecifrabile, mi fido di quanto riportato da Sebastiano Rosa, direttore commerciale dell’azienda nonché figlio del marchese Incisa della Rocchetta, che l’ha presentata come “un’annata classica, di grandissime potenzialità, da annoverare senz’altro tra le migliori dell’ultimo decennio“.

La 2006 invece è stata considerata dalla critica una grandissima annata, e tale, pur nella sua difficile lettura, mi è sembrata, con un frutto carnoso, profondo, molto equilibrato, con un tannino di un’eleganza esemplare e un allungo sapido finale che depone a favore di una sua favorevole evoluzione nel tempo.

La 2005, tra le annate giovani, è invece quella più “leggera”, apprezzabile per una bella freschezza – balsamica e con un tocco di peperone che fa molto cabernet – ed una beva scorrevole.

A partire dalla 2004 il taccuino delle note diventa decisamente più pieno e ve ne riporto, in ordine, le note.

Bolgheri Sassicaia 2004
La 2004 è stata una grandissima annata per molti vini toscani e il giudizio su questo Sassicaia non fa che confermarlo. Superata una fase iniziale di timidezza (soprattutto per i profumi…), il vino rivela tutta la sua grandezza: ha struttura, equilibrio, un’acidità vivace che funge da spina dorsale ad una progressione di gusto lunghissima e piacevolissima. Vino agile e di gran classe, che non smetteresti mai di bere. Fuoriclasse assoluto!

Bolgheri Sassicaia 2003
Anche in quest’annata complicata il Sassicaia “tiene botta” e riesce comunque a presentarsi con un profilo di un certo equilibrio. Certo l’annata calda si sente! I profumi sono più maturi, carnosi, meno leggiadri. In bocca è caldo, polposo, di notevole impatto e corpo. Un Sassicaia “carrozzato”.

Bolgheri Sassicaia 2002
Al momento dell’uscita in molti si scandalizzarono, perché l’annata fu veramente pessima. Ma come ha detto l’amico Ian D’Agata, conduttore della degustazione: “Perché nessuno critica Chateau Margaux e gli altri grandi bordolesi quando escono in annate terribili?“. Ciò premesso, a me questo 2002 è sembrato tutt’alto che impresentabile. Anzi! Ha profumi molto delicati, eleganti, in cui iniziano a fare capolino le note terziarie di tabacco, sottobosco, humus. Data la sua struttura esile si sente un po’ di più la componente dovuta al legno. Tuttavia in bocca il vino è piacevolissimo, e pur non avendo la profondità del 2004 ne replica la irresistibile beva. Sassicaia da ristorazione!

Bolgheri Sassicaia 2001
Altra annata di grandi vini in Toscana e il Sassicaia di certo non tradisce le attese. Al naso si presenta con un profilo olfattivo scuro, cupo, profondo, molto affascinante, giocato su toni di piccoli frutti neri e rimandi speziati. In bocca è di grande personalità e struttura, con tannini elegantissimi ma ancora vivissimi, lungo e largo, molto definito, di gran persistenza. Sassicaia autorevole e tutto d’un pezzo!

Bolgheri Sassicaia 2000
Secondo alcuni il Sassicaia sembra un po’ soffrire le annate calde. Io non sono d’accordo, almeno a giudicare da questo assaggio. Il 2000 mi è piaciuto tantissimo, anche se non ha la classe del 2004 né la monolitica compattezza del 2001. Al naso si caratterizza per aromi di frutta matura, caffè e humus. In bocca si esprime alla grande: è rotondo, polposo ma non “cicciuto”, molto sapido, bevibile e succoso. Lo metto a sorpresa sul mio podio ideale (insieme alla 2004 e alla 1998)!

Bolgheri Sassicaia 1999
Un’annata sottotono, che non mi ha impressionato più di tanto. Il vino, pur mancando di profondità, rimane comunque fine, elegante, sapido. Se lo metti a confronto con il 2004, il 2001, o lo stesso 2000, capisci però che gli manca qualcosa.

Bolgheri Sassicaia 1998
Un’annata che in Toscana è stata così così, ma che a Bolgheri invece sembra uscire alla grande! Naso profondo, elegante, complesso, dove si riconoscono fiori macerati, humus, frutti di rovo e una piacevole nota agrumata. In bocca ha un equilibrio, un’eleganza, una coerenza gusto-olfattiva esemplare. Un vino delizioso, forse il più pronto della serata. Buonissimo!

Da queste brevi note riesco a trarre altre due conclusioni, del tutto personali.

La prima è che il Sassicaia, nel bene e nel male, propone una lettura delle annate sempre molto fedele. E questo è, a mio parere, un grandissimo complimento! Riuscire a mantenere un tale atteggiamento di coerenza produttiva senza cadere in tentazioni da facile “aggiustamento” – che pure un successo commerciale di scala mondiale potrebbe portare – è segnale di serietà ed etica del lavoro che dovrebbero essere prese a modello.

La seconda è che il Sassicaia, anche nelle annate più complicate, non rinuncia mai a quella sua veste di eleganza e finezza che lo hanno reso uno dei vini simbolo nella storia della produzione enologica mondiale. Un vino che sa sempre “esserci senza imporsi”…

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

12 COMMENTS

  1. All’ultimo “Benvenuto Brunello” ho parlato del fenomeno Sassicaia con diversi produttori di Brunello. I quali, lavorando il Sangiovese principalmente, lo definivano come più un fenomeno di moda. Il Sassicaia come è noto, è un tipico taglio bordolese, essendo, da quello che mi è noto prodotto con viti francesi provenienti dagli Chateau,ma allora può essere un vino che rappresenta la produzione italiana?

  2. Caro Luigi, grazie: anche su facebook sono arrivati commenti sulla stessa lunghezza d’onda. Aspetto che si asprima Franco e poi dirò la mia…

  3. Questo articolo casca a fagiolo!!
    Tre gg orsono ero alla Tenuta san Gudo ad assaggiare le annate nuove: il 2007 a me è sembrato buonissimo, ribes pieno con un palato succoso ed equilibrato. Secondo il mio modesto parere una grandissima annata. Ora, come sempre, il vino cadrà in letargo ed apparirà chiuso e scontroso per tutta la fase estiva. Fino a schiudersi nuovamente nel perido autunnale. Dalle botti il 2009 mi sembra percorrere una strada eccellente. Ciao e complimenti ancora per Terre di Toscana.

    Ah comunicazione interna: sono diventato finalmente papà.

  4. @Luigi Hu
    Caro Luigi innanzi tutto grazie per l’intervento. Premesso che ahimè non bevo Sassicaia tutti i giorni e non posso definirmi un esperto di questo vino, mi vien da ridere (amaramente…) se penso che ci sono in giro produttori che lo definiscono un “fenomeno di moda”! Il Sassicaia ha fatto la storia (e il presente) del vino toscano ed italiano…un “fenomeno di moda” che dura da quarant’anni! !Quanto all’utilizzo di vini bordolesi a Bolgheri leggi questo link (http://www.sassicaia.it/storia.html) e ti sarà tutto molto chiaro…

    @Fabio
    Infatti sul 2007 anche il figlio del Marchese Incisa della Rocchetta la pensa come te…io non mi esprimo perché, come ho spiegato, trovo troppo difficile dare un giudizio su annate così giovani.
    P.S. – Auguri per la paternità!

  5. Complimenti Fabio… e poi, bello fare le gide per Slow Food, eh? Comunque il 28 maggio a Bolgheri verificherò se è ancora in letargo (anche se effettivamente nelle degustazioni del Consorzio è sempre un po’ sottotono……)

  6. Approfitto della occasione per congratularmi con il neo papà!!
    Come si dice in queste occasioni, voi che siete esperti? Auguri? Complimenti? Uheilà? O che altro?

    Comunque sia bene così Fabio!
    Fernando

  7. Occhio che però il Sassicaia è solo considerato un vino da collezione.
    L’ultima volta che l’ho visto in una vetrina è stato prima dell’entratat in vigore dell’euro: a Firenze zona Via della Vigna Nuova, al prezzo (allora) di 80.000 lir la bottglia bordolese.
    E oggi?

  8. Beh…non è certo una bottiglia “a buon mercato” ma in realtà ha un’ampia diffusione commerciale e, per chi se la può permettere, è facilissima da trovare. Addirittura si vede in qualche scaffale di ipermercati di grandi dimensioni intorno ai 100€ o giù di lì!

  9. Ciao,
    io amo molto il Sassicaia, il suo territorio e la sua storia, ho perfino fatto la tesi di laurea sul Sassicaia (“Strategie di un vino e di un territorio: il Bolgheri Sassicaia”).
    Ritengo azzeccati i commenti sulla degustazione delle varie annate.
    Il giorno della laurea mi sono aperto lo straordinario 1997, ed ora sono felice possessore del 2001, che non so ancora quando stappare. Un vostro parere?
    Ho avuto la fortuna di poterlo assaggiare nelle varie annate, anche se spesso al Vinitaly, e quindi appena uscito (poco interpretabile).
    L’annata 2004 mi ha dato però l’impressione di essere già molto pronta appena uscita (cosa rara per un Sassicaia), bisognerà vedere se saprà reggere il confronto negli anni al 1998; al Vinitaly mi fu presentata come il nuovo 1985, voi che ne pensate?
    Ciao a tutti,

    Michele

  10. un paio di anni fa ho partecipato a una cena organizzata dall’AIS nella quale sono state proposte 6 annate di Sassicaia dal 1996 al 2003 (macavano il 2002 e il 1999). Beh, mi spiace molto dirlo, ma è stata per me una gran gran delusione.
    Per prima cosa devo dire che le 6 annate erano tutte molto diverse tra loro, in questo senso ho visto anch’io “una lettura delle annate sempre molto fedele” nel senso che rispecchiavano l’andamento generale dell’annata.
    Ma soprattutto ho trovato la mancanza di equilibrio e di armonia:
    quando il vino si presentava promettente al’olfatto ecco che cadeva al gusto e viceversa.
    Ancora, tannini ancora troppo duri, che altro tempo non avrebbero comunque smussato, oppure troppo alcol.
    Solo un’annata avevo davvero apprezzato. Mi spiace molto. Cordiali Saluti

  11. Mi meraviglio di alcuni commenti che esprimono forte negatività su annate di un vino che invece è riconsociuto per qualità e costanza di armonia ed eleganza. Ovviamente i gusti sono diversi e forse è anche giusto esprimere ognuno le nostre opinioni.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here