La Psigula e il Bramaterra delle Rive Rosse biellesi

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In questi ultimi mesi si fa un gran parlare, perlomeno dalle mie parti, circa la possibilità di accomunare tutte le Doc dell’Alto Piemonte in una sola omonima denominazione. Questo territorio accomuna ben quattro province: Novara, Vercelli, Biella e Vco.  Tolte le Docg Ghemme e Gattinara – mi auguro intoccabili – restano ben otto Doc: Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Sizzano, Lessona, Valli Ossolane, Boca e Bramaterra. Impresa ardua fare di tutta l’erba un fascio, in primis per ragioni storico-culturali, ma soprattutto perché i terreni da queste parti sono caratterizzati da una matrice che cambia di continuo, talvolta all’interno della stessa denominazione. E’ un dato di fatto che la questione potrebbe servire a consolidare sempre più il territorio agli occhi dei mercati esteri; è bene ricordare che il consumatore medio –tutto ciò riguarda anche l’Italia -non è in grado di distinguere un Barolo da un Roero, figuriamoci un Bramaterra da un Sizzano.

Sarà un bene dunque creare questa Doc Alto Piemonte? Non spetta a me dirlo, tantomeno decidere, tuttavia – da novarese quale sono – continuerò a raccontare il mio territorio con dovizia di particolari e senza tralasciare mai le innumerevoli peculiarità che contraddistinguono ogni singola zona, le stesse che poi emergono all’interno del calice.

Bramaterra è proprio una delle suddette Doc, indubbiamente messa in ombra da altre ben più affermate denominazioni dell’Alto Piemonte, tuttavia è altrettanto insindacabile il fatto che la stessa possegga tutte le caratteristiche per forgiare vini di alto profilo. La storia dell’Azienda Vitivinicola La Psigula è recente, nasce dal sogno di Giacomo Foglia – giovane viticoltore e amante del vino – e di sua moglie Claudia. Fa parte di una serie di giovani cantine che stanno contribuendo attivamente alla rinascita del territorio, affiancandosi alle storiche realtà che da sempre hanno continuato a tramandare le mille sfaccettature dei vini prodotti fra queste colline protette dalle possenti braccia del Monte Rosa, vetta dal profilo himalayano e icona dell’Alto Piemonte.

La cantina è ubicata a Curino, piccolo borgo del biellese, sorge ai piedi di una vecchia torre tra le alture impervie di Frazione San Nicolao. Soprattutto in questi ultimi decenni di crisi industriale, molti giovani, stufi di inviare curricula a vuoto, hanno riconsiderato il lavoro in campagna, magari riportando in auge il vecchio vigneto di famiglia e concretizzando, col passare del tempo, la propria strada. Molti, al contrario, hanno sempre svolto un lavoro principale e nel tempo libero hanno allevato con passione nebbiolo, erbaluce, vespolina, croatina e uva rara, ovvero le uve protagoniste dell’Alto Piemonte. Ed è proprio il caso dei nostri protagonisti.

La Psigula è un progetto concreto venuto alla luce grazie all’amore riversato in quello che al principio era solo un hobby. L’incontro con una persona speciale – per Giacomo e Claudia – si è tradotto in una grande occasione per imparare a produrre vino e continuare a tramandare le tradizioni dell’antica viticoltura biellese nelle storiche declinazioni Bramaterra (Doc dal 1979) e Coste della Sesia (un po’ più recente, ovvero 1996). Il nome deriva dal dialetto piemontese Regione Aspigola (in dialetto Psigula).

L’azienda sorge proprio sul crinale che si estende dalla suddetta Regione dell’Alto Piemonte biellese a Regione Torre, così chiamata per la presenza di una vecchia torre medioevale. Due ettari di vigneto circondano interamente la cantina. Come spesso accade tra queste colline (stesso discorso ad esempio vale per la zona del Boca Doc, anteguerra una tra le più vitate d’Italia ), tutto nasce dal una lenta riconversione di terreni boschivi e dal recupero di vecchi terrazzamenti, un tempo già adibiti alla coltivazione della vite, abbandonati a seguito dello spopolamento del paese avvenuto nel XIX e XX secolo. Lascio con piacere la parola a Giacomo, desideroso di raccontare le peculiarità della sua terra: “i nostri vigneti, situati nell’area delle Rive Rosse biellesi, rientrano nella caldera del Supervulcano della Valsesia, pertanto si estendono su un terreno prevalentemente roccioso, caratterizzato da una tipica colorazione rosea delle rocce (porfidi) e del suolo, che garantisce alla vite il corretto approvvigionamento idrico conferendo al vino una propria mineralità e sapidità. Da questo suolo caratteristico otteniamo il nostro Bramaterra“.

Quattro vigneti, ognuno a narrare una parte di noi, il nostro passato, il presente e il futuro. Agricoltura convenzionale, cerchiamo di limitare al massimo i trattamenti per ridurre l’impatto nei confronti dell’ambiente circostante. Nel 2015 abbiamo iniziato il nostro percorso insieme, io e mia moglie, giovani e inconsapevoli di quante emozioni avremmo provato: la nostra Primavera.”

Claudia inoltre ci tiene particolarmente ad illustrare un progetto a mio avviso originale, almeno tra queste colline, chiamato “Adotta una vite in Alto Piemonte”. “Sempre più i nostri clienti sono curiosi e incuriositi dalla vigna, ebbene, oltre alla cultura del buon vino cresce l’interesse per quello che è il percorso che una vite compie nell’arco dell’anno: infatti un vino non nasce dalla vendemmia, bensì dal pianto della vite, momento cruciale che si verifica a marzo e si conclude quando inizia una nuova annata. Ecco allora l’idea del progetto: con un piccolo contributo i nostri clienti potranno monitorare la propria piantina in tutto il suo percorso e quindi farne parte. Ovviamente non rimarranno mai a bocca asciutta“.

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Vino Rosato eRòsa 2020

100% nebbiolo, classica vinificazione in rosato con breve macerazione sulle bucce, si presenta in veste cerasuolo con riflessi buccia di cipolla, di media consistenza. Il naso è caratterizzato da tanta freschezza: ribes rosso, pompelmo rosa e mela renetta; il pepe nero impreziosisce l’insieme coadiuvato da un ricordo di timo limone e tanta pietra frantumata. In bocca si conferma succoso, verticale, di acidità vibrante; la dolcezza del frutto fatica un po’ ad emergere, tuttavia il vino è giovane, deve ancora assestarsi. La sapidità non manca ed è in linea con il corpo discreto, così come la persistenza; un vino “pericoloso” nell’accezione nobile del termine, soprattutto se abbinato a crudité di salmone, salumi misti, formaggi caprini freschi.

Bramaterra 2017

Uve nebbiolo in prevalenza – a saldo croatina e vespolina – allevate a guyot e vendemmiate solitamente a fine settembre o inizio ottobre. La fermentazione avviene in acciaio, segue un affinamento di 24 mesi in botti di rovere. Granato intenso, vivace, ricordi rubino sull’unghia, media trasparenza. Timbro olfattivo d’impatto notevole e dal frutto carnoso: amarena, susina rossa, note di vaniglia bourbon e suggestioni d’incenso e spezie orientali; una traccia balsamica ravviva l’insieme, ricorda l’eucalipto, in chiusura liquirizia in caramella. È un vino succoso, rotondo, doti di pienezza gustativa ravvivate da una bella acidità che invoglia le beva. Buona sapidità, in linea con una persistenza che lo rende equilibrato e scorrevole, già piuttosto compiuto, anche grazie a un’annata generosa sotto ogni aspetto.

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Azienda Vitivinicola La Psigula –  Regione Torre, Frazione San Nicolao, 13865 Curino (BI)
www.lapsigula.com

Crediti fotografici: Danila Atzeni e La Psigula

 

Andrea Li Calzi

Nasce a Novara, ma non di Sicilia, nonostante le sue origini lo leghino visceralmente alla bella trinacria. Cuoco mancato, ama la purezza delle materie prime, è proprio l’attività tra i fornelli che l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo anni di visite in cantina e serate dedicate all’enogastronomia. frequenta i corsi Ais e diventa sommelier assieme alla sua compagna, Danila Atzeni, che oggigiorno firma gli scatti dei suoi articoli. Successivamente prende parte a master di approfondimento tra cui École de Champagne, vino che da sempre l’affascina oltremodo. La passione per la scrittura a 360° l’ha portato, nel 2013, ad aprire il blog Fresco e Sapido; dal 2017 inizia la collaborazione con la rivista Lavinium e dal 2020 quella con Intralcio. Nel 2021 vince il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino.

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Nasce a Novara, ma non di Sicilia, nonostante le sue origini lo leghino visceralmente alla bella trinacria. Cuoco mancato, ama la purezza delle materie prime, è proprio l’attività tra i fornelli che l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo anni di visite in cantina e serate dedicate all’enogastronomia. frequenta i corsi Ais e diventa sommelier assieme alla sua compagna, Danila Atzeni, che oggigiorno firma gli scatti dei suoi articoli. Successivamente prende parte a master di approfondimento tra cui École de Champagne, vino che da sempre l’affascina oltremodo. La passione per la scrittura a 360° l’ha portato, nel 2013, ad aprire il blog Fresco e Sapido; dal 2017 inizia la collaborazione con la rivista Lavinium e dal 2020 quella con Intralcio. Nel 2021 vince il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino.

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