Le Langhe in 40 vini. Barolo e Barbaresco: nuove annate, antiche certezze

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Ecco qua un piccolo ma nutrito repertorio di assaggi importanti in compagnia di vignaioli vecchi e nuovi del buon bere langarolo, fra etichette di culto, blasoni da difendere, nomi emergenti e “alternativi”.

La Langa della contemporaneità si presenta sostanzialmente attraverso due annate diverse fra loro, come la 2020 per i Barbaresco e la 2019 per i Barolo (non mancano però alcune referenze della tipologia Riserva provenienti da vendemmie dibattute e dialettiche come 2018 e 2017), ma entrambe paiono saper cogliere le caratteristiche migliori delle rispettive tipologie, legittimandone di fatto una consacrazione a largo raggio.

E se alla precocità vendemmiale della 2020 hanno portato giovamento le cospicue riserve idriche costituitesi nel corso di una tarda primavera particolarmente piovosa, contribuendo a un provvidenziale equilibrio e a una buona maturità fenolica delle uve senza crolli repentini di acidità, tradottisi poi in vini bilanciati, godibili e concessivi, la vocazione tardiva del millesimo 2019 ha portato in dote strutture più importanti e un presumibile maggior potenziale evolutivo, avvicinandosi a certe vendemmie “classiche” del passato per saldezza, architettura tannica e profondità.

Di certo l’influenza dei cambiamenti climatici, su queste sponde, non è un fatto nuovo, e il calore alcolico è ormai da tempo un “fedele” compagno di questi bicchieri. A giocare quindi a favor di beva, prima ancora che di caratterizzazione, sono tutti quei siti produttivi e quei cru capaci di sterzarne i profili nel verso della reattività, a fronte di una generalizzata larghezza di trama che ne rappresenta oggi la nuova dimensione espressiva.

Non ultima, più forte che mai appare la consapevolezza e la sensibilità di interpreti dei produttori langaroli, che si esplicita non tanto e non solo attraverso il consolidamento di stili ad alto tasso di personalità, quanto attraverso una più sentita coscienza ecologica, spinta e promossa dai vignaioli artigiani e finalmente accolta anche da cantine più strutturate e dimensionalmente importanti, a delineare un andazzo che fa bene alla terra; in fondo, l’obiettivo più importante. Che poi, diciamolo, se il calor’alcolico batte un colpo, il fascino dei migliori vini di Langa resta miracolosamente intatto. Provare per credere.

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BAROLO

460 CASINA BRIC

BAROLO BRICCO DELLE VIOLE RISERVA 2017 (Barolo)

Bella tenuta al tempo, e bel portamento, per un Barolo dal profilo più terroso che fruttato, forse non finissimo ma tenace, saldo, alcolico, caratteriale. Conserva sapore, e te lo dà.

ANNA MARIA ABBONA

BAROLO BRICCO SAN PIETRO 2019 (Monforte)

Da giovani vigne collocate in una delle menzioni più estese di Monforte, dove peraltro si sta registrando un fermento importante quanto ad investimenti e ad attenzioni, ecco una versione di Bricco austera, catramosa e liquiriziosa, dai modi un po’ sbrigativi, non del tutto rilassata ma di buon carattere. Chiaroscurale, quello sì.

MARZIANO ABBONA

BAROLO PRESSENDA 2019 (Monforte)

Frutta tropicale e cesello tecnico, linearità e giustezza, con la confezione e l’impronta stilistica a prevalere sulla spontaneità. Qualche impiccio più dolce nel proseguo, in un contesto comunque equilibrato e armonico, che intende cogliere il lato più conciliante del cru monfortino.

BRICCO ROCCHE – BRICCO ASILI

BAROLO ROCCHE DI CASTIGLIONE 2019 (Castiglione Falletto)

Impressionante giustezza, ineccepibile sostanza e mirabile equilibrio. Ricchezza ed eleganza come maritate, in un sorso che sprizza autenticità e candore. Un asso nella manica per la famiglia Ceretto; un cru impagabile per la denominazione tutta.

ENZO BOGLIETTI

BAROLO ARIONE 2019 (Serralunga)

Dimenticatevi il Boglietti d’antan e il turbo-modernismo. Da diverse stagioni il registro stilistico è cambiato, orientandosi decisamente sul classico. I risultati si vedono, sia in termini di disegno che di articolazione, come in questa versione di Arione, particolarmente elegante e minerale, di grande charme e verticalità, appena “velata” dalla coltre alcolica.

BORGOGNO & FIGLI

BAROLO FOSSATI 2019 (Barolo)

Dinamico, finissimo e longilineo, dissimula alla grande il peso alcolico grazie a una trama dai risvolti salati orgogliosamente persistente e ben sostenuta dall’acidità. Grande conseguimento.

BRANDINI

BAROLO R56 2019 (La Morra)

Freschezza aromatica di fiori e menta, succosità e buona lena. Non proprio diffusivo, anzi un po’ affilato, ma gustoso e facile da bere.

G.B. BURLOTTO

BAROLO ACCLIVI 2019 (Verduno)

Ricavato come sempre da uve provenienti da diversi appezzamenti verdunesi, è elegante e sussurrato, speziato e sottilmente minerale. La sua eloquenza la misuri nel grado di trasparenza; la leggiadria è il suo nome.

CASA E. DI MIRAFIORE

BAROLO PAIAGALLO 2019 (Barolo)

Il meglio di sé lo riserva ai profumi, di invidiabile finezza e capacità di dettaglio, poi un certo nervosismo ne segna il percorso gustativo, solcato da un tannino ostinato che ne serra il finale.

CASTELLO DI VERDUNO

BAROLO MONVIGLIERO RISERVA 2017 ( Verduno)

Bel ritmo, bel contrasto, bel sale. Nel nome di una classicità di forma e di sostanza, possiede una dimensione strutturale bilanciata e una fierezza di passo che supera di slancio le insidie di una annata disagevole.

DOMENICO CLERICO

BAROLO GINESTRA CIABOT MENTIN 2019 (Monforte)

Corposo, vellutato, ampio, dai tannini sapidi, non fa del dinamismo la sua arma migliore ma profonde un buon carattere territoriale.

E.PIRA E FIGLI  – CHIARA BOSCHIS

BAROLO CANNUBI 2019 (Barolo)

Balsamico e austero, saldo e compatto, il vino simbolo della casa ha un tannino tenace (ma fresco) che ne frena la progressione. Eppure il timbro profondo del cru gli appartiene, e il tempo per lui non sarà una preoccupazione.

BAROLO MOSCONI 2019 (Monforte)

La proverbiale ricchezza del Mosconi annunciata qui da una aromaticità dai risvolti “scuri” nel frutto e terrosi negli accenti, e da una grassa levigatezza che al momento trova lo scoglio di una montata tannica irriducibile e asciugante. Da sbrigliarsi.

ELIO GRASSO

BAROLO GINESTRA CASA MATE’ 2019 ( Monforte)

Sostanzioso, pieno e balsamico, ha trama avvolgente, spessore tattile e tannino vellutato. Più da centrocampo che da verticalizzazioni, come nella natura del cru.

ETTORE GERMANO

BAROLO LAZZARITO RISERVA 2017 ( Serralunga)

Aromaticamente sottile e sfaccettato, sciorina una bella purezza nel tratto, una propulsione adeguata e un finale salino dai tannini affilati, figli legittimi di quella vendemmia.

FERDINANDO PRINCIPIANO

BAROLO RAVERA DI MONFORTE 2019 (Monforte)

Incuneato fra Le coste di Monforte e Mosconi, il cru Ravera mi pare riservi la stessa idea di fittezza, traducendola qui in un rigore di stampo austero (con un lato ombroso che apporta fascino), e in una sobrietà di passo segnata da un tannino ancora mordente. Caratteriale a dir poco.

FRATELLI ALESSANDRIA

BAROLO MONVIGLIERO 2019 ( Verduno)

Austero e rigoroso, molto tipico negli accenti di erbe aromatiche, menta e spezie, si avvantaggia di un’ampiezza gustativa e di una sana reattività in grado di controbilanciare il tenore alcolico e il robusto telaio tannico. Nobile e fiero, il meglio ha da venire.

GIULIA NEGRI  – SERRADENARI

BAROLO MARASSIO 2019 ( La Morra)

Stavolta il Barolo di Giulia Negri mi ha davvero stregato. Finissimo, ricamato, sottile, affusolato, ha una sapidità infiltrante e una dinamica avvincente, con la profondità dissimulata dallo slancio e dalla disinvoltura.

GIACOMO FENOCCHIO

BAROLO BUSSIA 2019 ( Monforte)

Bel sale qui, in un vino dinamico, pervasivo, proporzionato e brillantemente equilibrato. Fra le massime espressioni dell’arcipelago Bussia.

ODDERO PODERI E CANTINE

BAROLO VIGNARIONDA RISERVA 2017 ( Serralunga)

Grinta e spessore in un vino succoso, salato, dai tannini nobili e maturi, di grande stazza e presumibile futuro.

GUIDO PORRO

BAROLO GIANETTO 2019 (Serralunga)

Prime vinificazioni dalle vigne (giovani) di questo cru non propriamente sulla bocca di tutti. Erbe e liquirizia, cadenze amaricanti, conclamata gioventù (e quindi reattività e tono) ma anche una certa irrisolutezza, con il dubbio di essere incappati in una bottiglia sfortunata o imperfetta.

BAROLO V. LAZZAIRASCO 2019 (Serralunga)

Altra musica qui, alimentata da una elettiva purezza. Tutta la fibra di Serralunga stemperata brillantemente in un disegno proporzionato, accordato, di sincero afflato minerale. Il futuro dalla sua parte.

MICHELE REVERDITO

BAROLO 2019 (La Morra/Serralunga)

Anche in questo caso la proposta, negli ultimi anni, ha subito una rivisitazione stilistica profonda, segnata dall’abbandono dei legni piccoli e dalla instaurazione di un filo più diretto con la tradizione. Rimpolpato con le uve provenienti dai 3 cru Bricco Cogni, La Serra e Badarina, non prodotti in quel millesimo, possiede un bel respiro, un ottimo portamento, una chiusura lunga e fresca senza percezione alcolica. Espressivo, certo che sì.

ROAGNA

BAROLO PIRA V.V. 2018 ( Castiglione Falletto)

Scorrevole e puro, quintessenziale e lunghissimo, nel suo passo librato scopri un di più di candore, nel suo slancio infinito la profondità di cui sono capaci soltanto le sospensioni, nella filigrana tattile e nelle intimità delle sue cento sfumature un richiamo all’archetipo.

G.D. VAJRA

BAROLO BRICCO DELLE VIOLE 2019 (Barolo)

Levigato, fine, composto, con tannini di razza, mostra una grande souplesse e un senso innato per le sfumature di sapore, declinando il celebre cru di Barolo in modo meno vigoroso del solito. Ottimo già adesso, lo sarà anche nel futuro.

MAURO VEGLIO

BAROLO ARBORINA 2019 ( La Morra)

L’etichetta simbolo aziendale è segnata da un alone etereo che ne slarga le trame, per concedersi poi un gusto classico negli accenti, punteggiato da erbe di macchia. La progressione è solo discreta, il tannino incisivo.

BAROLO CASTELLETTO 2019 (Monforte)

Emerge lo stile verticale di questo cru in un sorso teso, longilineo, affilato, profilatissimo, portato per le sottigliezze.

VIETTI

BAROLO ROCCHE DI CASTIGLIONE 2019 ( Castiglione Falletto)

Dall’impronta floreal-tropicale che sottende un cesello tecnico smaliziato e consapevole, si muove con precisione e puntualità giungendo dritto alla meta, senza scoperchiare chissaquale lato evocativo, confidando semmai sulla linearità dello sviluppo e su un’accordatura finanche accademica delle varie voci gustative.

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BARBARESCO

BRICCO ROCCHE – BRICCO ASILI

BARBARESCO GALLINA 2020 (Neive)

Sinuoso, sensuale e piacevolissimo, propone una dinamica incalzante e un finale irradiante e leggiadro. Un Gallina quintessenziale.

PIERO BUSSO

BARBARESCO ALBESANI VIGNA BORGESE 2019 (Neive)

L’aspetto che colpisce di più è l’estrema naturalezza dell’espressione, la sua purezza intrinseca, insomma, che va al di là del peso alcolico (percepibile) e della dolcezza di frutto, per fornire l’abbrivio a una trama armoniosa, dettagliata e disinvolta.

CA’ DEL BAIO

BARBARESCO RISERVA ASILI 2018 (Barbaresco)

Profumi di rara integrità fruttata aprono ad un sorso ritmato, proporzionato, scolpito da un telaio tannico a grana fine e da un impianto dei sapori tonico e fresco. L’esatto compendio di leggiadria e saldezza ricorda la tipica timbrica del cru di provenienza, e per questo puoi definirlo identitario.

CANTINA DEL PINO

BARBARESCO 2019 (Barbaresco e Neive)

Un po’ tropicaleggiante nella percezione del frutto, non proprio disinvolto nella trama, ha tannini grintosi e un profilo ricercato, smaliziato, tecnicamente ineccepibile.

BARBARESCO OVELLO 2019 (Barbaresco)

Altra razza qui, e altro respiro. Un Ovello che non gioca sulla esplicitezza del frutto bensì sul ricamo sottile, sul ritmo, sulle erbe e sulle spezie. Davvero coinvolgente.

CASCINA DELLE ROSE

BARBARESCO TRE STELLE 2020 ( Barbaresco)

La raffinatezza va al potere. Un compendio particolarmente felice di leggiadria e sottigliezza in un vino slanciato, tonico, stilizzato. Conseguimento raro.

CASCINA ROCCALINI

BARBARESCO ROCCALINI 2020 ( Barbaresco)

Se purezza e melodia giocano a favore di immedesimazione, il coté aromatico crepuscolare e gli umori evidenti di sottobosco ne rendono il profilo maturo, rilassato e un po’ evoluto.

GIUSEPPE CORTESE

BARBARESCO RABAJA’ 2020 ( Barbaresco)

In equilibrio stabile fra robustezza ed eleganza, sciorina una progressione (con)vincente, un tannino ben integrato e un finale lungo ed affusolato.

LODALI

BARBARESCO LE ROCCHE DEI SETTE FRATELLI 2020 ( Treiso)

Dalle vigne più giovani. Classico nei toni, stringato nell’eloquio, assume un passo longilineo e senza orpelli, più rigoroso che profondo.

BARBARESCO GIACONE LORENS 2020 ( Treiso)

Vigne vecchie e prima uscita come cru vinificato a se stante. Ha un impatto terroso, “scuro”, introspettivo, e anche in questo caso si riscontra una certa perentorietà nel fraseggio, con una trama affilata ma energica.

MARCHESI DI GRESY

BARBARESCO RISERVA MARTINENGA CAMP GROS 2018 (Barbaresco)

L’avvolgente dolcezza del frutto e il tatto di seta configurano un Camp Gros aperto e colloquiale, meno vigoroso del suo solito, felicemente “mosso” dai contrasti e dall’enorme salinità. Il finale sferzante ne certifica il lignaggio.

FIORENZO NADA

BARBARESCO ROMBONE 2019 (Treiso)

Terroso, “maschio”, minerale, caratteriale, ha grinta da vendere e Treiso nel cuore, e una determinazione che non sfocia nell’alterigia, ma si alimenta di contrasti e cambi di ritmo.

SOTTIMANO

BARBARESCO BASARIN 2020 (Neive)

Da un lato calore alcolico e robustezza, dall’altro grazia floreale e attitudine alla distensione, ed ecco qua un Basarin quanto mai centrato in termini di quadratura e messa a fuoco, che entra a pieno titolo nel solco di un registro stilistico di stampo più classico che Andrea Sottimano ha felicemente inaugurato da diverse vendemmie.

VIGNETI LUIGI ODDERO

BARBARESCO ROMBONE 2020 (Treiso)

Sottile, slanciato, dinamico e salino, rifulge grazie alla limpida purezza del frutto e all’eloquio sorprendentemente raffinato. Dietro il disegno aggraziato nasconde sostanza, tono, saldezza. Bello bello.

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FERNANDO PARDINI

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