Idee

Il dannato caso del signor Emme: una recensione non anomala

In queste settimane esce il nuovo libro di Massimo Roscia, "Il dannato caso del signor Emme". Il signor Emme del titolo, e qui veniamo al nostro orticello enogastronomico, è il grande Paolo Monelli, del quale è appena il caso di ricordare le pietre angolari della letteratura di settore – e della letteratura italiana tout court - "Il Ghiottone errante" (1935) e "Optimus Potor, ossia il vero bevitore" (1963). Partendo da un impressionante lavoro di ricerca documentale e storiografica e sfruttando un motore narrativo di fantasia, l'autore riesce a far risaltare la ricchezza unica del materiale tematico di cui Monelli si è occupato per decenni. Ah, non ho ancora letto il libro, ma comunque lo trovo bellissimo.

Il secondo diario del lockdown – 5/10 novembre 2020

Cronache da un nuovo lockdown di Lombardia. Dove a corroderci, fra le tante cose, c'é l'occultamento sistematico della percezione che noi abbiamo degli altri, a generare distanza. Con questa sorta di cecità cerchi allora di imparare a conviverci, onorando gli affetti più cari, tributando al lavoro la possibilità di trasportarti via lontano: come le visioni romanticamente crepuscolari o, di contro, violentemente sghembe del cinema di Michael Mann, o come i tanti vini bevuti in questa nuova quotidianità, a cui affidi la speranza di ritornare a vedere

Manodopera in agricoltura. Lo stato dei fatti ai tempi del Coronavirus

Intervista a Roberto Caponi, direttore area Politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura: come si può combattere la penuria di manodopera in campagna, fra vincoli legislativi, paletti burocratici, Covid. In mezzo alle tante insidie parzialmente irrisolte, una bella notizia: sempre più giovani tornano alla terra.

“Chianti Classico e figlio di mezzadro”, il libro. Direttamente dal cuore (di un chiantigiano)

E’ un libro dove ogni parola viene da dentro, un patchwork all’apparenza anarchico nella scansione dei temi e nella alternanza dei toni narrativi, ma che nel flusso appassionato del racconto, nel tracciare così limpidamente la pura verità storica, ritrova d’incanto una sua unità, una sua coesione e, quel che più conta, una reale forza evocativa. Io ho deciso di rileggerlo. Proprio ora che la terza ristampa si sta avvicinando. Perché nel rileggerlo torna l’illusione che il Chianti ancor di più possa appartenermi. Ed io con questa sensazione in testa mi sento bene. Quindi l'ho fatto per me.

Taccuino francese/1

Prima puntata di un diario privato. La Francia, con una piccola fuga in Borgogna, e poi Parigi: con le strade, i monumenti iconici, il Louvre. Fra turismo dell'arte ed enogastronomia, si vola alto.

Si giudica il vino o il suo autore? Elogio della coerenza e dell’incoerenza

Apprezzo la coerenza nelle idee, nel lavoro, nella vita privata: come un nefrologo che abiti in via Guido Reni, per esempio. Apprezzo anche l’incoerenza, quando è nelle cose: cioè quando è più naturale constatarla che tentare di incastrarla in una qualche spiegazione convenzionale. Per questo ho rinunciato da tempo ad abbracciare una linea interpretativa univoca nel vino. Perché il vino, da materia vivente e sfuggente, è sia coerente che – di quando in quando – incoerente. Segue percorsi di solito lineari ma sorprende con scarti improvvisi, quando gli gira disegna linee arabescate imprevedibili

Ricordo di un vignaiolo tranquillo

Elegia per Carlo Montrasio, vignaiolo delle colline lucchesi recentemente scomparso. Dal carattere dolce e riflessivo, per nulla interessato al circo mediatico, nel suo ricordo si staglia la figura di un agricoltore "anti-contemporaneo", innamorato semplicemente della sua vigna e del suo piccolo mondo. Peraltro, grazie a lui, L'AcquaBuona un giorno produsse il proprio vino!

Il bevitore irritato, ovvero dell’eterna battaglia tra cliente e ristoratore

È incredibile che ancora oggi, anno del signore 2020, in un locale pubblico uno debba combattere con l’addetto alla vendita del vino per difendere ragioni ovvie. Dico “addetto alla vendita” perché alla nobile categoria dei sommelier veri, preparati, e soprattutto non scassacoglioni, si aggiunge sempre più di frequente un variopinto carrozzone di improvvisatori e orecchianti.

Le interviste possibili: Mauro Bregoli e la leggenda della Manor Old House

Maurizio "Mauro" Bregoli. Ovvero: la grande cucina italiana nel mondo. Dalla nouvelle cuisine alla cucina della sua terra, la bassa ferrarese, l'Inghilterra, dove ha vissuto per 50 anni, ha incoronato il suo mito. Amico di bisbocce di Marco Pierre White, ha insegnato il mestiere ad un giovanissimo Gordon Ramsay e ha cucinato per tanti personaggi famosi. Una volta in pensione, persino cuoco personale di Roger Waters! Una storia incredibile che ci parla di determinazione, di passione e di sogni. E della piccola leggenda della Manor Old House. E di un uomo figlio della ruralità e di un padre partigiano.

Diaro di una quarantena: 29 aprile – 12 maggio

Il mondo sta ripartendo dopo il lockdown. Perciò, ultime pagine di diario. Fra le visioni il Pozzetto stralunato e naif prima maniera, uno sperduto Brian De Palma ultima maniera, l'immenso e discreto Michel Piccoli. Fra le letture l'impagabile "L'uovo alla kok" di Aldo Buzzi e il calcio visto da uno dei suoi più acuti e celebri commentatori, Riccardo Cucchi. Non mancano i vini a farci compagnia, i grandi vini italiani. E un ricordo struggente di una grande, insuperata invenzione: il grembiule della nonna

COVID, la scienza e i vini naturali/2

La viticoltura biodinamica ha l'indubbio pregio di aver incrementato l'attenzione verso la naturalità, verso il rispetto dell'ambiente, anche verso l'importanza della figura stessa del vignaiolo. In tanti suoi aspetti è senza ombra di dubbio portatrice di innovazione (o riscopritrice di buone pratiche) che possono migliorare anche il mondo più prosaico dell'agricoltura biologica. Ma rimane il fatto che tutto quanto di "dinamico" differenzia la biodinamica da sensate e benvenute pratiche biologiche e naturali, è basato su assiomi, ovvero su verità indimostrabili, e neppure così evidenti come gli assiomi dovrebbero essere.

Diario di una quarantena: 1 – 14 aprile

Il perimetro domiciliare, una specie di bolla sospesa dalla realtà interrotta solo dalle sirene delle ambulanze; un’isola solitaria con uno spaziotempo differente dentro cui misurare la propria esistenza di reclusi; un contenitore di letture, visioni, assaggi, ricordi, pensieri.

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